Sono passati cinque anni dall’istituzione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, che si celebra il 12 marzo di ogni anno. Ma il fenomeno della aggressioni verso il personale sanitario non segna il passo, tutt’altro, come ricorda costantemente la cronaca.
Un infortunio su 10 in sanità e assistenza sociale deriva da un’aggressione. Secondo i dati più recenti dell’Inail (aprile 2024) sono stati registrati complessivamente nel quinquennio 2019-2023 quasi 12 mila infortuni da aggressioni o violenze sul posto di lavoro (2-3 mila l’anno). Il triplo di quanto registrato nell’intera gestione Industria e servizi.
Numeri, secondo l’Inail, da ritenersi sottostimati in considerazione sia dei limiti della codifica informatizzata utilizzata, sia di un potenziale fenomeno di sotto-denuncia dei casi meno gravi. A questo va aggiunto che, non sono assicurati all’Inail, i medici e gli infermieri liberi professionisti, compresi i medici di famiglia e le guardie mediche.
In buona sostanza, possiamo parlare di un sommerso importante.
Oltre 18 mila aggressioni nel 2024. I numeri pubblicati oggi dall’Osservatorio sulla sicurezza dei professionisti sanitari e sociosanitari, che fanno riferimento a segnalazioni su base volontaria raccolte attraverso questionari alle Regioni, indicano per il 2024 oltre 18mila aggressioni a livello nazionale con il coinvolgimento di circa 22mila operatori.
Le donne sono le più colpite, oltre il 60% delle segnalazioni, così come il personale infermieristico (oltre il 55%).
Le aggressioni si verificano soprattutto in Pronto Soccorso, nei Servizi Psichiatrici e nelle Aree di Degenza mentre gli aggressori purtroppo sono prevalentemente i pazienti stessi, seguiti da familiari/caregiver e si conferma, come nel 2023, una netta prevalenza di aggressioni verbali (70%) rispetto a quelle fisiche (24%) e contro la proprietà (6%).
Tra i professionisti colpiti dalle aggressioni ci sono anche i farmacisti. Come emerso da una Survey lanciata dalla Fofi, i cui risultati sono stati riportati nel report dell’Osservatorio, l’85% delle aggressioni è stata segnalata da farmacisti che svolgono la loro attività sul territorio, in farmacia o in parafarmacia. E il 42% degli intervistati ha dichiarato di aver subito almeno un'aggressione nell'ultimo anno.
Secondo la Fofi resta preoccupante il dato dei reati contro il patrimonio, oltre 356, spesso accompagnati da episodi di violenza fisica e verbale e frequentemente risultano perpetrati a mano armata. Più di due terzi dei farmacisti (81%) segnala di aver subito aggressioni di tipo verbale che, per la maggior parte, vengono perpetrate da pazienti. Molte delle aggressioni di questo tipo sono originate da incomprensioni derivanti dalla mancata dispensazione di farmaci in assenza di ricetta medica, o dalla carenza temporanea del farmaco richiesto. È stato, infine, segnalato che molti aggrediti dichiarano di aver subito più aggressioni nello stesso anno, molte volte anche nello stesso giorno.
Le misure messe in atto dal Governo. Per contrastare il fenomeno delle aggressioni nei confronti dei professionisti sanitari, nel 2022, il Governo ha istituito l’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio- sanitari, (ricostituito con decreto del Ministero della Salute nel dicembre 2023). Sono stati rafforzati e istituiti presidi di polizia negli ospedali grazie ad una azione congiunta voluta dai ministri Schillaci e Piantedosi ed è stato previsto che parte dei fondi del Pnrr possano essere utilizzati per potenziare i sistemi di sorveglianza.
Ma il giro di boa è arrivato il 13 novembre scorso quando il Governo è sceso in campo con misure stringenti. Un giro di vite concretizzato con la conversione in legge del decreto sul contrasto ai fenomeni di violenza e di danneggiamento dei beni destinati all’assistenza sanitaria. Una legge che ha aperto le porte all’arresto in flagranza differita per le aggressioni a danno di operatori sanitari e servizi di sicurezza complementare. Oltre a multe salate in caso di danneggiamenti alle strutture pubbliche, fino a 10 mila euro e ad un aumento d pena in caso di fatto sia commesso da più persone.
Come ha sottolineato il ministro della Salute Orazio Schillaci, il Governo “non è rimasto a guardare”. “Nel corso degli anni, purtroppo, c’è stata a una escalation di violenza: operatori sanitari e sociosanitari con minacce, insulti, feriti, uccisioni. Una violenza inaccettabile, che condanniamo con fermezza, e a fronte della quale non siamo rimasti a guardare. Oggi siamo qui per ribadire il nostro impegno per la sicurezza delle donne e degli uomini che si prendono cura della nostra salute; un impegno che abbiamo messo in campo da subito e che rinnoviamo ogni giorno. Perché sono inaccettabili le aggressioni come è inaccettabile la devastazione di reparti o pronto soccorso” ha detto intervenendo a Foggia all’evento organizzato dalla Fnomceo proprio per celebrare la Giornata nazionale.
I dati, ha aggiunto il Ministro, dicono che “non dobbiamo abbassare la guardia. La sicurezza del personale sanitario e sociosanitario non è un mero slogan, è una vera priorità”.
Per questo sono state approvate norme per non lasciare impuniti gli aggressori, con la procedibilità d’ufficio e pene più severe, e potenziata la vigilanza con più presidi di polizia negli ospedali. “Credo si debba riconoscere al Governo di aver messo in campo misure importanti, condivise con le categorie, per scoraggiare la violenza e aumentare i livelli di sicurezza per il personale” ha detto Schillaci.
“È chiaro che non ci fermiamo qui” ha aggiunto il Ministro. “L’Osservatorio – ha precisato – è impegnato nel rafforzare le attività di prevenzione e di formazione. La violenza nei confronti del personale sanitario e sociosanitario ha impatti non solo sulla salute e sul benessere dei lavoratori ma determina anche gravi conseguenze economiche con costi diretti e indiretti. Investire nella prevenzione della violenza, pertanto, è strategico per ridurre questi impatti e migliorare la qualità complessiva dell’assistenza sanitaria”.
Mentre sul fronte della prevenzione si sta avviando a conclusione l’aggiornamento della Raccomandazione ministeriale numero 8 per la prevenzione degli atti di aggressione e violenza per una migliore e più agevole applicazione: “Abbiamo raccolto 23 buone pratiche regionali che saranno analizzate per individuare e diffondere quelle ritenute maggiormente efficaci”.
Alle misure già messe in atto o in itinere si aggiunge poi la leva della formazione per intercettare e gestire il fenomeno “è un’altra leva essenziale di prevenzione ed è stata inserita come tematica di interesse nazionale della Commissione ECM. Tra il 2023 e il 2024 ci sono stati 133 tra corsi nazionali e regionali, coinvolgendo tutte le professioni sanitarie e sociosanitarie su queste tematiche” ha ricordato il Ministro.
Non solo, il Governo sta valutando “l’introduzione dell’obbligatorietà della formazione in materia di aggressioni, come già accade ad esempio per la radioprotezione, e l’opportunità di prevedere che la formazione sia effettuata da professionisti scelti all’interno delle aziende sanitarie e ospedaliere”.
Ma accanto a tutto, conclude Schillaci bisogna promuovere un cambiamento culturale, per radicare i principi di fiducia e di rispetto: “Insieme dobbiamo parlare ai cittadini, anche per arginare campagne d’odio che spesso viaggiano sul web e che alimentano comportamenti violenti.
Il medico, l’infermiere, tutti gli operatori sanitari e sociosanitari sono alleati del cittadino e della salute pubblica: proteggerli significa proteggere la nostra salute perché ogni violenza di fatto compromette anche la sicurezza delle cure. Dobbiamo rinsaldare un patto d’amicizia e questo è il messaggio e l’appello che qui oggi rilanciamo con forza”.