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Croce Rossa: “Nel 47% dei casi l’aggressore è un utente”
12 MAR -

Il 67,08% delle aggressioni a danno del personale sanitario e sociosanitario della Croce Rossa Italiana è avvenuto durante l’attività di trasporto in ambulanza (TSSA). Vittima e aggressore nella maggior parte dei casi sono uomini (69,06 e 69,80%). In circa la metà degli episodi segnalati (47,26%) l’aggressore è un utente. Per quanto riguarda il tipo di violenza esercitata, nel 53,94% dei casi è stata di tipo verbale mentre nel 46,06% fisica. In occasione di queste ultime (aggressioni fisiche), nel 76,25% dei casi si sono verificati danni a persone.

Questi alcuni dei dati contenuti nel Report 2024 dell’Osservatorio sulle aggressioni agli operatori della Croce Rossa Italiana, pubblicato in occasione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari. Il documento viene elaborato annualmente con i dati raccolti attraverso le segnalazioni delle aggressioni inviate dagli operatori vittime di attacchi e dà conto dello stato delle cose e dell’evoluzione del fenomeno anche in relazione con il numero di Volontari della CRI con qualifica di Istruttore di Diritto Internazionale Umanitario (DIU) specializzato in “Health Care in Danger” presenti sul territorio. 

“I dati che emergono dal Report sono preoccupanti – ha commentato il Presidente della Croce Rossa Italiana, Rosario Valastro – e dimostrano come ci sia ancora tanto da fare nella sensibilizzazione su un fenomeno purtroppo in crescita. È importante far capire che attaccare gli operatori e i soccorritori significa privare qualcuno in difficoltà di un aiuto che magari potrebbe salvargli la vita. Le persone che non potranno essere soccorse a causa dell’aggressione a un sanitario diventano infatti le vittime indirette di quella stessa violenza. Gli attacchi al personale sanitario e sociosanitario sono intollerabili, tanto in tempo di pace quanto in aree di conflitto, laddove il soccorso può ancor più fare la differenza tra vivere e morire. Gli operatori sanitari e umanitari non devono, mai e in qualunque luogo e circostanza, essere un bersaglio”.

12 marzo 2025
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