“Quest'anno è stato un altro anno impegnativo per il nostro mondo e per la salute dei suoi abitanti. Ma ci sono state anche tante buone notizie”.
Con queste parole il Direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ha aperto ieri la conferenza stampa annuale elencando i grandi passi in avanti conquistati a livello mondiale, ma anche le tante battute di arresto sul fronte delle emergenze sanitaria.
Passi in avanti. “Quest’anno – ha ricordato – sono stati certificati 9 Paesi per l’eliminazione delle malattie: Capo Verde e l’Egitto sono diventati liberi dalla malaria; Brasile e Timor Est hanno eliminato la filariosi linfatica; India, Pakistan e Vietnam hanno eliminato il tracoma; la Giordania ha eliminato la lebbra e il Ciad ha eliminato la tripanosomiasi umana africana”.
Sono state somministrate più di 12 milioni di dosi di vaccino contro la malaria in 17 paesi africani utilizzando i nuovi vaccini anti-malaria di cui disponiamo e il consumo di tabacco continua a diminuire in 150 paesi. E ancora, l’Oms ha prequalificato un nuovo vaccino contro la dengue; attribuito l’Emergency Use Listing ai primi vaccini e test Mpox e istituito un meccanismo per l’equa distribuzione di questi prodotti
“Durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York – ha aggiunto – i leader mondiali si sono impegnati ad adottare una serie di misure per contrastare la diffusione della resistenza antimicrobica; a maggio, l’Assemblea mondiale della sanità ha approvato la nostra strategia sanitaria globale per i prossimi quattro anni; abbiamo concluso il primo ciclo di investimenti dell’Oms, con un’ondata di nuovi donatori che ci hanno aiutato a mobilitare in anticipo più della metà dei fondi di cui abbiamo bisogno per i prossimi quattro anni, nel quadro della trasformazione dell’Oms con un pilastro importante di finanziamento sostenibile”. E la prossima settimana si unirà al Presidente Macron di Francia per inaugurare ufficialmente l’Accademia dell’Oms a Lione “Questo è un altro pilastro della nostra trasformazione che avrà un’altra pietra miliare nell’Accademia”.
Le grandi crisi. Quindi per Tedros Adhanom Ghebreyesus ci sono molte ragioni per festeggiare. Ma ci sono anche molte ragioni per piangere: “Le guerre a Gaza, in Sudan e in Ucraina non accennano a finire, anche se siamo grati che il cessate il fuoco in Libano sembri reggere. Questi conflitti hanno causato morti, distruzione e sfollati incalcolabili e spesso l’assistenza sanitaria è stata al centro dell’attenzione.
Quest’anno, l’Oms ha verificato 1370 attacchi all’assistenza sanitaria in 14 paesi e territori, che hanno causato 805 morti e 1545 feriti tra operatori sanitari e pazienti. Il conflitto a Gaza ha portato anche alla ricomparsa della poliomielite, sebbene la campagna di vaccinazione condotta dall’Oms e dai nostri partner sembri aver avuto successo nel prevenire ulteriori casi. Nel frattempo, la nomina nelle ultime ore di un governo di transizione nella Repubblica araba siriana sta portando nuova speranza a un Paese che ha sofferto così tanto”.
Dall’inizio dell’offensiva militare, due settimane fa, centinaia di persone sono rimaste gravemente ferite e si stima che circa 1 milione di persone siano state sfollate, che si aggiungono ai 7 milioni già sfollati all’interno del Paese e ai 5 milioni che avevano lasciato il Paese, ha ricordato ancora il Dg dell’Oms elencando gli sforzi dell’Oms per rispondere alle emergenze sanitarie in Siria “I nostri team sono sul campo per valutare l’intera portata delle esigenze sanitarie e per rafforzare i sistemi di sorveglianza delle malattie, poiché il rischio di epidemie, tra cui il colera, continua ad aumentare. Il nostro obiettivo rimane quello di rispondere alle urgenti esigenze sanitarie, ripristinare i servizi sanitari essenziali e collaborare strettamente con i partner per rafforzare il sistema sanitario siriano”.
Nel frattempo, permane la minaccia di focolai, epidemie e pandemie. “Ad agosto ho dichiarato un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale per le epidemie di mpox in Africa – ha aggiunto – a settembre, in Ruanda è stata segnalata un’epidemia del virus Marburg, che fortunatamente è ora sotto controllo; abbiamo assistito alla preoccupante diffusione dell’influenza aviaria H5N1 in centinaia di allevamenti da latte negli Stati Uniti, con 58 casi umani; e mentre stiamo assistendo a progressi contro alcune malattie, stiamo perdendo terreno contro altre”.
I nuovi dati dell’Oms e dei partner pubblicati quest’anno hanno mostrato un aumento del 71% dei decessi per colera nel 2023 e un aumento del 20% dei casi di morbillo, mentre il numero di adulti affetti da diabete è quadruplicato dal 1990 e ha ormai superato gli 800 milioni.
Emergenza Congo. Meno di due settimane fa, l’Oms è stata informata di una malattia non diagnosticata nella Repubblica Democratica del Congo che ha causato finora 416 casi segnalati e 31 decessi. “La maggior parte dei casi e dei decessi – ha detto – riguarda bambini di età inferiore ai 14 anni, nel distretto di Panzi, nella provincia occidentale di Kwango, nella Repubblica Democratica del Congo.
Il 30 novembre è stata dispiegata una squadra provinciale di risposta rapida, ora supportata da una squadra nazionale di esperti, arrivata oggi nelle prime ore del mattino. L’area interessata è remota, le telecomunicazioni sono fortemente limitate e l’accesso è stato reso più difficile dalla stagione delle piogge. Il team di risposta nazionale ha impiegato diversi giorni per raggiungere Panzi. La zona soffre inoltre di elevati livelli di malnutrizione e di una bassa copertura vaccinale, che rendono i bambini vulnerabili a una serie di malattie, tra cui malaria, polmonite, morbillo e altre. Dei 12 campioni iniziali raccolti, 10 sono risultati positivi alla malaria, anche se è possibile che siano coinvolte più malattie. Saranno raccolti ulteriori campioni e analizzati per determinare la causa o le cause esatte”.
Il Covid 19 è ancora con noi. La fine di dicembre segnerà il quinto anniversario delle prime segnalazioni all’Oms di un caso di polmonite causato da un agente patogeno allora sconosciuto. “Negli ultimi cinque anni sono stati segnalati all’Oms più di 7 milioni di decessi dovuti al Covid-19, ma stimiamo che il numero effettivo dei decessi sia almeno tre volte superiore. Non possiamo parlare di Covid al passato remoto. È ancora con noi, causa ancora malattie acute con il long Covid, e uccide ancora. Quest’anno, in media, sono stati segnalati all’Oms circa 1000 decessi a settimana dovuti al Covid-19 e questo vale solo per i pochi Paesi che stanno ancora comunicando i dati. Il mondo vorrebbe dimenticare il Covid-19 ma non possiamo permettercelo.
Alla domanda se il mondo è più preparato alla prossima pandemia più di quanto lo siamo stati per il Covid-19 la risposta è “sì e no”. “Se la prossima pandemia si verificasse oggi – ha sottolineato – il mondo si troverebbe ancora ad affrontare alcune delle stesse debolezze e vulnerabilità che hanno portato alla diffusione del Covid-19 cinque anni fa. Ma il mondo ha anche imparato molte delle dolorose lezioni che la pandemia ci ha insegnato e ha adottato misure significative per rafforzare le proprie difese contro future epidemie e pandemie”.
Insieme alla Banca Mondiale, l’Oms ha istituito il Pandemic Fund, che attualmente finanzia 19 progetti in 37 Paesi, con 338 milioni di dollari di sovvenzioni; ha aiutato molti Paesi a rafforzare le loro capacità di laboratorio per rilevare e sequenziare i patogeni e istituito in Germania l’Hub dell’Oms per l’intelligence sulle pandemie e le epidemie per promuovere una sorveglianza collaborativa. Per migliorare la produzione locale di vaccini e altri prodotti medici, l’Oms ha istituito l’mRNA Technology Transfer Hub in Sud Africa e un Global Training Hub for Biomanufacturing nella Repubblica di Corea; e per migliorare l’accesso equo agli strumenti salvavita, istituito una rete provvisoria di contromisure mediche;
“Insieme ai nostri partner abbiamo costituito il Global Health Emergency Corps, a maggio di quest’anno, l’Assemblea mondiale della sanità ha adottato un pacchetto di emendamenti al Regolamento sanitario internazionale e i nostri Stati membri continuano a negoziare l’accordo pandemico dell’Oms”.
Incredibilmente, ha poi ricordato metà della popolazione mondiale non può accedere a uno o più servizi sanitari essenziali. E nonostante l’accesso ai servizi sia migliorato a livello globale, due miliardi di persone si trovano ad affrontare difficoltà finanziarie per pagare medicinali e servizi sanitari. “Ecco perché quest’anno il tema della Giornata mondiale della copertura sanitaria universale è la protezione finanziaria, affinché le famiglie non debbano scegliere tra medicine e pasti, povertà o cure.
Oggi, in occasione della Giornata dei diritti umani – ha concluso – continuiamo a invitare tutti i Paesi a promuovere e proteggere il diritto alla salute, sia nei principi che nella pratica”.