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Compie dieci anni il sensore che ha cambiato il modo di gestire il diabete
Compie dieci anni la tecnologia di monitoraggio del glucosio con sensori che ha cambiato la vita di milioni di persone con diabete. Il momento celebrativo si è svolto durante i “Diabetes Innovation Days”, la due giorni organizzata a Roma da Abbott, che ha coinvolto esperti, società scientifiche e rappresentanti delle associazioni pazienti
15 OTT -

Compie dieci anni la tecnologia di monitoraggio del glucosio con sensori che ha cambiato la vita di milioni di persone con diabete. Il momento celebrativo si è svolto durante i “Diabetes Innovation Days”, la due giorni organizzata a Roma da Abbott, che ha coinvolto esperti, società scientifiche e rappresentanti delle associazioni pazienti per confrontarsi sulla svolta organizzativa e tecnologica nella gestione del diabete e sul futuro della digitalizzazione.

Fino a un decennio fa, infatti, la gestione del diabete era molto diversa da quella attuale. I tradizionali test della glicemia prevedevano la necessità di dolorose e frequenti punture del dito ma da dieci anni a questa parte tutto questo è cambiato. Il sistema di monitoraggio del glucosio con sensori di Abbott ha offerto un modo semplice e indolore per monitorare i livelli di glucosio senza pungere il dito grazie a un piccolo sensore che si applica sulla parte superiore del braccio. Non un semplice sensore che misura il glucosio ma un vero e proprio ecosistema digitale che ha aperto la strada a un futuro sempre più interconnesso, automatizzato e semplificato.

Oggi in Italia si contano quasi 4 milioni di persone che convivono con il diabete, un numero destinato a salire a 5 milioni entro il 2030. Circa il 9% della spesa sanitaria totale è imputabile al diabete e fino al 75% di tali costi potrebbe essere legato a complicanze potenzialmente evitabili attraverso un’adeguata gestione.i Raggiungere un miglior compenso metabolico, anche grazie a tecnologie sempre più personalizzate e semplici da usare come il sistema di monitoraggio del glucosio con sensori può favorire una riduzione del rischio di complicanze e della spesa sanitaria.

La rivoluzione digitale

“La tecnologia digitale” ha sottolineato Raffaella Buzzetti, Presidente Eletto della SID - Società Italiana di Diabetologia e Responsabile UOD di Diabetologia AOU Policlinico Umberto I di Roma, “ha rivoluzionato la diagnosi ma anche il trattamento del diabete sia di tipo uno che di tipo due. Avere la possibilità di un monitoraggio in continuo della glicemia 24 ore su 24 ha permesso al diabetologo di gestire molto meglio questa malattia, condividendo i dati con la persona con diabete, consentendo peraltro a quest’ultima di gestire molto meglio la sua malattia”.

Negli ultimi trent’anni la tecnologia applicata al diabete si è rivelata una sorta di tsunami nel miglioramento del trattamento di questa malattia – ha sottolineato ancora - ma ci aspettiamo ulteriori miglioramenti in termini di integrazione con le cartelle cliniche, di telemedicina e di teleassistenza, ovvero la possibilità di fornire alla persona con diabete un’assistenza anche a distanza”.

Su questo fronte, però, se le tecnologie hanno fatto passi avanti enormi – sottolinea ancora Buzzetti - dobbiamo tuttavia cambiare il modello assistenziale negli ospedali, ma anche a livello territoriale che è rimasto quello di trent'anni fa e, come presidente eletto della Società italiana di Diabetologia intendo proprio esortare, insieme con i colleghi dell'Associazione medici diabetologi, le istituzioni in tal senso. Tutta questa tecnologia così importante che sta migliorando la qualità di vita delle persone con diabete deve essere rapportata a un modello organizzativo differente, in cui dovrà esserci molta più teleassistenza e monitoraggio remoto”.

Tra i problemi l’uniformità di accesso

Poter controllare in tempo reale le glicemie per ricondurle in stretti range assicurano in qualche modo anche la prevenzione delle complicanze. Purtroppo però – sottolinea dal canto suo

Salvatore De Cosmo, Vice Presidente AMD - Associazione Medici Diabetologi e Responsabile Medicina Interna e Endocrinologia IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di Foggia “esistono delle criticità e tra queste quella che reputo più importante è la diseguaglianza nell’accesso a questi presidi tecnologici sul territorio nazionale. Purtroppo ogni Regione ha le sue regole e questo rappresenta un problema importante per la persona con diabete che non può essere curata nel medesimo modo dal nord al sud del Paese”.

Questo richiede anche un impegno forte da parte delle Società scientifiche, ha sottolineato De Cosmo rafforzando quanto già detto dalla Presidente Buzzetti, a interloquire con le istituzioni affinché si abbia, come richiesto peraltro dalla Costituzione, equità di cura e di assistenza e quindi anche di accesso a presìdi terapeutici su tutto il territorio nazionale”.

Ancora in tema di organizzazione dei servizi, De Cosmo ha quindi sottolineato la necessità di uniformare anche l’identità propria dei team diabetologici che possono essere definiti tali solo nel 30% dei casi.

“In Italia – ha spiegato - le persone con diabete solo nel 30% riescono a essere seguiti da team di diabetologia, intendendo con tale accezione un’equipe formata dal diabetologo associato all'infermiera dedicata o alla dietista. E questo succede, ripeto, solo nel 30% dei nostri centri. Pertanto è necessario, anche avvalendoci dei fondi PNRR e del DM77, garantire non solo uniformità ma anche e soprattutto appropriatezza di assistenza”.

Una rivoluzione anche per i più giovani

Se l'innovazione tecnologica nella cura del diabete ha comportato un miglioramento di carattere epocale nella gestione di questa malattia, questo vale sia per il soggetto in età adulta, sia per il bambino o l'adolescente. Una convinzione sottolineata con forza da Claudio Maffeis, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Pediatria e del Centro Regionale Specializzato in Diabetologia Pediatrica – Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, secondo cui “conoscere la propria glicemia in continuo durante la giornata permette alla persona con diabete di migliorare la gestione del pasto e di essere più sereno durante le ore notturne”.

“Gli allarmi – ha esemplificato Maffeis - permettono di avvisare per tempo se la glicemia sta calando o se è calata repentinamente e quindi può essere un problema acuto per il paziente, e questo consente la possibilità oggi di comunicare questa informazione anche alla pompa che inietta insulina. Quindi questa tecnologia integrata, che si compone sia del sensore sia della pompa, permette davvero, attraverso algoritmi, l'auto gestione della malattia mantenendo i valori della glicemia in un intervallo di normalità per gran parte della giornata e consentendo al paziente di vivere la sua quotidianità con grandissima libertà”.

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