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Liste d’attesa. Ormai tra Ministero e Regioni è scontro aperto. Mancata intesa in Stato-Regioni sul Dpcm per i poteri sostitutivi
La Conferenza che aveva oggi il provvedimento all’ordine del giorno ha registrato la mancata intesa sul testo con il Ministero della Salute che ha deciso di andare avanti sulla misura non accogliendo la richiesta di rinvio delle Regioni. Un segnale che innalza il livello di tensione nei rapporti tra il Ministro e i governatori che potrebbero decidere di ricorrere al Tar. I Presidenti: “Rammaricati per la scelta del Governo”. Schillaci: “I poteri sostitutivi sono una garanzia in più a tutela del diritto alla salute dei cittadini, non un’ingerenza nelle competenze delle Regioni”. Ecco cosa succede ora.
17 APR -

Deflagra in Conferenza Stato-Regioni lo scontro tra il Ministero della Salute e le Regioni sul Dpcm attuativo del Dl Liste d’attese che disciplina i poteri sostitutivi in caso di inadempienze nella gestione delle liste d’attesa. La Conferenza Stato-Regioni che aveva oggi il provvedimento all’ordine del giorno ha registrato la mancata intesa sul testo. Un segnale che innalza il livello di tensione nei rapporti tra il Ministro della Salute, Orazio Schillaci (che ieri aveva smentito ci fossero frizioni) e i governatori.

Non è stata quindi accolta l’ultima richiesta delle Regioni di rinviare l'esame del punto e proseguire il confronto sulla questione dopo la lettera inviata ieri dal coordinatore della Commissione Salute, Massimo Fabi al Capo di Gabinetto del Ministro, Marco Mattei.


La proposta delle Regioni era quella di individuare “degli indicatori puntuali per le procedure di entrata e uscita dalla ipotesi di commissariamento, indicatori tesi a dare certezza all’intera procedura anche nello spirito di quanto più volte richiamato dalla Corte costituzionale sul tema delle procedure commissariali”.

Ma il Ministero (era presente il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato) ha deciso in Conferenza Stato-Regioni di non accogliere la richiesta di rinviare la decisione dei presidenti e quindi, de facto, ha manifestato la volontà di tirare dritto e andare allo scontro frontale.

In una nota nel pomeriggio la Conferenza delle Regioni “esprime rammarico per l’esito di mancata intesa sullo schema di decreto riguardante i poteri sostitutivi sulle liste di attesa all’ordine del giorno della seduta odierna della Conferenza Stato-Regioni”.

“Le Regioni – precisa il comunicato - all’unanimità avevano infatti manifestato l’ampia disponibilità al confronto e a trovare soluzioni anche diverse rispetto alle prime osservazioni inviate al Ministero della Salute. Per questo oggi hanno richiesto un rinvio del provvedimento alla prossima seduta della Stato-Regioni ricevendo in risposta il diniego del rappresentante del Governo, che ha invece preferito l’esito di mancata intesa”.

Ministero della Salute: “I poteri sostitutivi sono una garanzia in più a tutela del diritto alla salute dei cittadini, non un’ingerenza nelle competenze delle Regioni”.
“Il Ministero della Salute – si legge in una nota - esprime rammarico per la decisione delle Regioni di negare l’intesa in Conferenza Stato-Regioni sul decreto attuativo relativo ai poteri sostitutivi sulle liste d’attesa. La norma in origine già contestata dalle Regioni era stata modificata in sede di approvazione del decreto legge. Il decreto attuativo sui poteri sostitutivi è stato trasmesso alle Regioni il 6 novembre scorso: in questi cinque mesi c’è stata una interlocuzione costante e le Regioni hanno trasmesso al Ministero osservazioni che sono state recepite con leale spirito di confronto e collaborazione”.

“I poteri sostitutivi – spiega il Ministero - rappresentano una soluzione estrema in caso di gravi inadempienze fermo restando l’auspicio di tutti che a prevalere siano le buone pratiche. Diverse Regioni come Liguria, Basilicata, Lombardia, Lazio, Piemonte, Marche, Veneto, Toscana, che attuano la legge in vigore, stanno ottenendo risultati positivi. Ciò non significa che non esistano ancora sacche di inefficienza ma il più delle volte vengono effettuati i controlli soltanto dopo l’intervento dei Nas o delle troupe televisive. I poteri sostitutivi sono una garanzia in più a tutela del diritto alla salute dei cittadini, non un’ingerenza nelle competenze delle Regioni. Negare a priori questa possibilità rischia di apparire più come volontà di sottrarsi a qualsiasi forma di controllo che di difendere l’autonomia regionale”.

Ora, dopo una fase di mediazione che durerà 30 giorni (scattano da quanto il provvedimento è stato messo all'odg della Stato-Regioni ndr.), il Governo potrebbe decidere con una delibera motivata ad autorizzare l'adozione del Dpcm. Un po’ come successo tre anni fa con il Dm 77 sugli standard dell’assistenza territoriale. E a quel punto non è escluso che alcune regioni possano decidere di ricorrere al Tar.

L.F.

17 aprile 2025
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