Dfp. Corte dei Conti: “Nonostante l’aumento della spesa primaria netta, il settore denuncia crescenti squilibri e aumentano i disavanzi. E resta il nodo legato alla carenza di personale”
17 APR - La Corte dei Conti, in audizione alle Commissioni Bilancio riunite sul Documento di Finanza Pubblica (DFP) 2025, ha messo in luce un quadro tra luce ed ombre del Servizio sanitario nazionale (Ssn), con ancora diversi nodi da sciogliere a partire da quello riguardante la carenza di personale, ma anche le difficoltà legate tanto ad alcune aree della prevenzione, quanto ad un disavanzo che investe ora anche diverse Regioni del Centro Nord.
Nella sua analisi, la Corte segnala che l’importo della spesa sanitaria previsto per il 2025 cresce a 143,4 miliardi (+3,6 per cento) per poi collocarsi nel 2026 e nel 2027, nelle valutazioni del DFP, su valori rispettivamente pari a 149,8 e 151,6 miliardi. Alla sostanziale stabilità in termini di prodotto per tutto il periodo (intorno al 6,4 per cento) si contrappone una seppur limitata crescita rispetto alla spesa corrente primaria: dal 15,3 per cento del 2024 al 15,7 del 2027. A fronte di tali andamenti, l’importo del fabbisogno sanitario nazionale cui contribuisce lo Stato (quello volto a garantire il finanziamento dei Lea) si colloca nel 2025 a 136,5 miliardi. Ben al di sopra, in termini assoluti, sia di quello del 2024 (134 miliardi). Nel 2026 il finanziamento si colloca a 140,5 miliardi per raggiungere i 141,2 miliardi nel 2027.
Nonostante l’aumento disposto dalla legge di bilancio, l’importo previsto a copertura del fabbisogno sanitario nazionale standard si conferma, in rapporto al prodotto, in graduale flessione: nel triennio 2024-27 si riduce di due decimi di punto (dal 6,1 del 2024 al 5.9 per cento del 2027). Nonostante l’attenzione testimoniata dal crescente peso sulla spesa primaria netta, il settore sembra denunciare crescenti squilibri.
Sempre più Regioni in disavanzo. Crescono nel 2024 le regioni che presentano disavanzi di bilancio prima delle coperture. Un fenomeno che si estende ora anche a quelle che finora avevano sempre garantito una elevata qualità dei servizi e un equilibrio economico.
"Questi risultati sono alimentati da andamenti superiori alla dinamica dei fabbisogni previsti di importanti componenti della spesa: quella per acquisti diretti di farmaci continua a crescere in misura consistente (+11,3 per cento) con punte oltre il 12 per cento in sette regioni; superiore al 3 per cento anche la spesa per farmaci in convenzione, con quattro regioni oltre il 5 per cento. In aumento significativo anche la spesa per dispositivi medici (+5,7 per cento) con una variabilità consistente ma con le grandi regioni tutte sopra il 5 per cento e con punte del +15,2 per cento in Campania e del +7,4 per cento in Emilia-Romagna. A poco sembrano servite finora le misure di contenimento affidate a vincoli e a tetti di spesa".
Il tetto della spesa per dispositivi medici è stato infatti superato di ben 2,3 miliardi.Carenza di personale. Le necessità di personale medico ed infermieristico condizionano la qualità dell’offerta sanitaria. Nel documento, dando conto delle motivazioni alla base dei risultati sul fronte dei redditi da lavoro nonché della spesa per assistenza medico generica da convenzione, si ricordano
i numerosi interventi che nell’ultimo biennio sono stati assunti per contrastare fenomeni preoccupanti (disaffezione, carenze in particolari comparti, riduzione di organici per pensionamenti o dimissioni anticipate) e per portare a compimento riforme importanti quali quella dell’assistenza territoriale.
A questo si aggiunge una diminuzione dell’attrattività di specifici percorsi formativi e di alcune professioni dimostrata dal crescente numero di posti disponibili non allocati per l’accesso alla specialistica, al corso di formazione specifica in medicina generale ed ai corsi di laurea in infermieristica. "Su questi fronti all’impegno profuso non sembra ancora corrispondere un risultato adeguato. Continuano a riproporsi difficoltà di garantire la copertura di posizioni specifiche, né sembra emergere dai dati relativi alle domande per le specializzazioni e da quelle per medicina generale e per l’infermieristica un segnale che faccia prefigurare una inversione di tendenza".
Una soluzione dei fabbisogni di personale, si sottolinea, "è centrale anche per il successo del processo in corso di potenziamento dell’assistenza territoriale. Le strutture previste saranno infatti in grado di svolgere il loro ruolo se potranno contare su personale infermieristico e medico adeguato.
Criticità screening oncologici e vaccinazioni. A livello di prevenzione vengono segnalate criticità riguardanti gli screening oncologici e le vaccinazioni. "Per quanto riguarda i primi, si riscontrano miglioramenti, ma persistono pesanti ritardi nel grado di copertura soprattutto al Sud, ascrivibili sia all’estensione dell’offerta che all’adesione. Non raggiungono i livelli pre-pandemia le vaccinazioni per i cicli primari in età pediatrica e permangono i ritardi per i richiami in età scolare e in adolescenza; forti in alcune regioni e P.A. gli scostamenti rispetto alla soglia di riferimento. Persiste, inoltre, la bassa copertura della vaccinazione antinfluenzale nei soggetti anziani, accentuando la tendenza in riduzione dopo la pandemia".
Bene l'area ospedaliera, ma ancora troppi cesarei. Male l'assistenza agli anziani non autosufficienti, In miglioramento l’area ospedaliera, in cui tutte le regioni (con l’eccezione della VdA) raggiungono un punteggio più che sufficiente, ma con una distanza ancora profonda tra il Centro-Nord che presenta un range compreso tra 73 (FVG) e 97 (P.A. di Trento), e il Sud e le Isole che si collocano tra il 60 (Sardegna) e l’85 (Puglia).
Ai buoni risultati concorrono la costante riduzione dei ricoveri inappropriati, l’aumento delle colecistectomie laparoscopiche con degenza inferiore ai 3 giorni e, segnale di maggiore attenzione alla concentrazione della casistica e alla sicurezza e alla qualità delle prestazioni, la quota di interventi per tumore maligno alla mammella eseguiti in reparti con volumi di attività superiore a 135 interventi annui. Migliora, infine, la tempestività degli interventi per alcune patologie, quali la rottura del femore nei pazienti anziani, in cui gli esiti dell’operazione dipendono in modo cruciale dalla brevità dei tempi intercorrenti dal ricovero.
Resta invece eccessivo in tutto il Paese, ma soprattutto al Sud, il ricorso ai parti cesarei ed è largamente superato il limite del 20 per cento nelle strutture con meno di 1.000 parti l’anno.
In aumento il tasso di pazienti trattati in Assistenza domiciliare integrata mentre ancora forti sono i ritardi nell’assistenza delle reti per le cure palliative e terapia del dolore, specie nell’area pediatrica.
Gravemente insufficiente, infine, l’assistenza agli anziani non autosufficienti. A fronte delle regioni del Centro e del Nord che arrivano a una copertura ben oltre il valore obiettivo del 41 per cento, nelle regioni meridionali e nel Lazio il trattamento.
A giudizio della Corte dei Conti resta indispensabile superare le difficoltà che stanno minando la fiducia nel sistema pubblico non solo dei cittadini ma anche (e soprattutto) degli operatori sanitari. "Come in altri comparti di spesa relativi ad ambiti essenziali, determinante, oltre all’utilizzo al meglio dei fondi europei, sarà la capacità di operare scelte per un più efficiente uso delle risorse, non escludendo la possibilità di incidere su meccanismi tariffari e contributi alla spesa graduati per reddito, al fine di accompagnare una più generale attività di recupero di gettito con nuove entrate da destinare al miglioramento del servizio sanitario e al trattamento degli operatori da cui questo è reso".
G.R.