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Farmaci. Attenzione ai dazi Usa. Istat: Italia rimane forte in export, ma il 23% delle operazioni è vulnerabile a trend mercato estero
Secondo il report la quota di importazioni vulnerabili, a sua volta, è più elevata nella filiera dei Mezzi di trasporto su acqua (46,6 per cento dell’import totale) ed è rilevante anche nelle filiere di Farmaceutica (33,4 per cento) e Infrastrutture e servizi per il trasporto aereo, aerospazio e difesa (33 per cento).
20 MAR - L’export in valore di beni italiani negli Stati Uniti è principalmente costituito da vendite di prodotti farmaceutici, autoveicoli, navi e imbarcazioni, macchinari; tra i principali gruppi di prodotti, figurano anche le vendite di bevande (vini), articoli di abbigliamento e mobili. E' quanto rileva il Rapporto sulla competitività dei settori produttivi Edizione 2025 dell'Istat, che conferma dunque il trend positivo fotografato dai recenti dati Farmindustria, che parlano di esportazioni per 54 miliardi di euro nel 2024.

Il Rapporto - presentato oggi a Genova - traccia il quadro del comparto manifatturiero italiano. In generale, nella manifattura il fatturato è diminuito su base annua del 3,5 per cento. Il calo ha riguardato due terzi dei settori; variazioni positive e significative si sono registrate solo per la Farmaceutica (+8,2 per cento), Riparazione e manutenzione macchinari (+6,5 per cento), Altri prodotti manifatturieri (+3 per cento) e Bevande (+1,5 per cento), grazie al buon andamento delle vendite sui mercati esteri. L’Indicatore Sintetico di Competitività (ISCo) rileva nel 2024 una competitività superiore alla media manifatturiera per 16 settori su 23, in particolare Altra manifattura, Farmaceutica, Alimentari, Macchinari, Bevande, Prodotti da minerali non metalliferi.

Tornando all'export, dopo la sostanziale tenuta del 2023, nel 2024 il valore delle esportazioni manifatturiere ha subito una lieve riduzione (-0,5 per cento). Solo 6 comparti su 22 hanno aumentato l’export, in particolare le Altre industrie manifatturiere (+19,6 per cento, grazie al contributo della gioielleria), Alimentare (+9,8 per cento), Farmaceutico (+9,5 per cento) e Bevande (+5,4 per cento). In diminuzione invece l’export dei Macchinari (-1,3 per cento) e in decisa contrazione quello di Autoveicoli (-12,2 per cento), Altri mezzi di trasporto (-12,3 per cento), Coke e raffinati (-15,4 per cento).

Oltre un terzo dell’export manifatturiero è assorbito da Germania, Stati Uniti e Francia; oltre la metà da 9 paesi. Rispetto al 2019 la quota del mercato statunitense cresce in 14 settori su 22, in particolare in quelli di Apparecchiature elettriche, Macchinari (dove arriva a sostituire la Germania come principale mercato di destinazione), Mobili e Pelli, mentre diminuisce nel settore degli Altri mezzi di trasporto, per il quale resta comunque il principale mercato di sbocco, con una quota del 19 per cento, così come nella Farmaceutica e nelle Bevande, dove consolida il proprio primato.

Quanto all'import, nel 2024 il valore delle importazioni è risultato stazionario, dopo la contrazione del 2023; in aumento l’import di Farmaceutica e Altri mezzi di trasporto (+10,7 per cento per entrambi), Stampa (+10,3 per cento), Legno (+9,5 per cento) e Mobili (+7,4 per cento); in flessione quello di Autoveicoli (-3,5 per cento), Apparecchiature elettriche (-8,2 per cento), Elettronica (-6,9 per cento), Macchinari (-5,7 per cento). Quasi la metà dell’import della Farmaceutica proviene da Stati Uniti, Belgio e Germania; gli Usa sono il principale fornitore dei comparti di Farmaceutica (17,2 per cento dell’import totale del settore) e Altri mezzi di trasporto (16,6 per cento).

Dalla dipendenza dei settori e dalla concentrazione geografica delle loro importazioni si ottiene un indicatore di vulnerabilità settoriale alle forniture dall’estero. I sette comparti manifatturieri più vulnerabili sono Coke e raffinazione (con valori cinque volte superiori alla media manifatturiera), Chimica, Metallurgia, Autoveicoli, Apparecchi elettrici, Elettronica, Tessile, abbigliamento e pelli. Rispetto al 2007 è molto diminuita la vulnerabilità di Farmaceutica, Autoveicoli e Prodotti in metallo, mentre è aumentata quella di Tessile, abbigliamento e pelli, Altri mezzi di trasporto, Elettronica e Apparecchi elettrici.

Il report conclude che la quota di esportazioni vulnerabili risulta relativamente elevata nella filiera delle Infrastrutture e servizi di telecomunicazione (il 34,2 per cento dell’export totale della filiera); a seguire Aerospazio e difesa (24,8 per cento), Utensileria e minuteria non elettrica (24,2 per cento), Farmaceutica (22,8 per cento). La quota di importazioni vulnerabili, a sua volta, è più elevata nella filiera dei Mezzi di trasporto su acqua (46,6 per cento dell’import totale) ed è rilevante anche nelle filiere di Farmaceutica (33,4 per cento) e Infrastrutture e servizi per il trasporto aereo, aerospazio e difesa (33 per cento).

“Quest’anno abbiamo deciso di concentrarci sugli andamenti più recenti del commercio con l’estero - ha detto in apertura dei lavori il Presidente dell’Istat, Prof. Francesco Maria Chelli - e, in particolare, di fornire una valutazione dei possibili elementi di vulnerabilità che il sistema delle imprese è e sarà chiamato ad affrontare alla luce dell’evoluzione della domanda e dell’offerta estere. Come potete immaginare, si tratta di un tema di stretta attualità e al centro del dibattito corrente. Il Rapporto si confronta, del resto, con eventi che nei mesi a venire appaiono in grado di incidere significativamente sulla tenuta competitiva e sulle strategie delle imprese esportatrici: il contrasto tra i Paesi sulle politiche commerciali, con il nuovo orientamento impresso dagli Stati Uniti; le attuali difficoltà dell’economia tedesca, che resta – è bene ricordarlo – il primo cliente e il primo fornitore del nostro Paese; in un contesto che sappiamo è reso ancora più complicato dal perdurare di tensioni di natura geopolitica e dell’incertezza che questi fattori insieme possono alimentare. I risultati danno conto dell’accresciuta polarizzazione delle relazioni commerciali attorno a Stati Uniti e Cina, la relativa “marginalizzazione” delle economie europee, la rilevanza reciproca tra l’Italia e i principali mercati europei e mondiali. E mostrano come la “vulnerabilità” all’import e all’export, così come definita nel Rapporto, investa in modo differenziato imprese, settori, territori, filiere produttive. Le nostre analisi circoscrivono la “vulnerabilità” a un numero contenuto di unità economiche, più numerose nel caso della vulnerabilità alla domanda estera che all’offerta. Il Rapporto conferma anche come, nel 2024, l’Italia abbia registrato una performance complessivamente positiva sui mercati internazionali, con valori record nell’avanzo commerciale al netto dei prodotti energetici e una tenuta della quota di mercato sul commercio mondiale. E tuttavia, nelle mutate condizioni geo-economiche attuali, sottolinea anche come quegli stessi fattori che in passato avevano fornito uno stimolo alla crescita economica del nostro Paese – in primo luogo una integrazione sempre più intensa nelle reti commerciali e produttive internazionali – possano ora divenire elementi di vulnerabilità”.

B.D.C.

20 marzo 2025
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