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Melanoma e tumore del polmone. L’immunoterapia può aumentare le guarigioni: Aifa approva nivolumab in stadio precoce
Nel melanoma allo stadio IIB o IIC, sottoposto a resezione completa, la sopravvivenza libera da recidiva, a 36 mesi, ha raggiunto il 71% con nivolumab adiuvante. AIFA ha dato l’ok anche a nivolumab in associazione a chemioterapia, prima dell’intervento, nel carcinoma polmonare non a piccole cellule resecabile, ad alto rischio di recidiva, con espressione tumorale di PD-L1≥1%. Grazie all’immuno-chemioterapia neoadiuvante il 79% dei pazienti è vivo a 4 anni
27 MAR -

Più guarigioni per i pazienti colpiti da melanoma e da tumore del polmone grazie all’immunoterapia in stadio precoce. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha esteso la rimborsabilità di nivolumab in monoterapia per il trattamento adiuvante, ovvero successivo alla chirurgia, di adulti con melanoma allo stadio IIB o IIC sottoposti a resezione completa. Il via libera si basa sui risultati dello studio CheckMate -76k, in cui nivolumab ha dimostrato un beneficio a lungo termine nel trattamento adiuvante, con una sopravvivenza libera da recidiva a tre anni del 71% e una riduzione del rischio di recidiva pari al 38%. Anche la sopravvivenza libera da metastasi a distanza è significativamente più lunga con nivolumab, con tassi a 36 mesi del 79%.

AIFA, inoltre, ha approvato la rimborsabilità di nivolumab in associazione a chemioterapia a base di platino per il trattamento neoadiuvante, prima della chirurgia, del carcinoma polmonare non a piccole cellule resecabile ad alto rischio di recidiva in pazienti adulti con espressione tumorale di PD-L1≥1%. Nello studio CheckMate -816, il 79% dei pazienti trattati con nivolumab più chemioterapia neoadiuvante è vivo a quattro anni, rispetto al 62% con la sola chemioterapia.

Nel 2024, in Italia, sono stati stimati quasi 13mila nuovi casi di melanoma. “I pazienti con la malattia di stadio IIB e IIC sono a rischio elevato di recidiva. Circa un terzo dei pazienti di stadio IIB e metà di stadio IIC vanno incontro a ripresa di malattia entro cinque anni dall’intervento chirurgico - afferma Paolo Ascierto, Direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione ‘Pascale’ di Napoli -. I risultati dello studio CheckMate -76K rappresentano un progresso significativo. Nivolumab è già disponibile in adiuvante nei pazienti in stadio III e IV resecato. L’approvazione di AIFA consente di anticipare ulteriormente il trattamento immunoncologico, che nella malattia metastatica ha già evidenziato grande efficacia con circa il 50% dei pazienti vivo a 10 anni. Portare l’immunoterapia in fasi ancora più precoci, cioè in stadio IIB e IIC, da un lato riduce il rischio di recidiva, dall’altro può aumentare il numero di pazienti guariti”.

“Nivolumab garantisce, oltre ad un’elevata efficacia, una buona qualità di vita grazie all’ottima tollerabilità – continua il Prof. Ascierto -. La terapia adiuvante con nivolumab dovrebbe essere iniziata il prima possibile dall’asportazione completa del tumore e il trattamento dura solo un anno. La prospettiva di una ‘fine’ della terapia rappresenta un notevole vantaggio psicologico per i pazienti. L’immunoterapia adiuvante con nivolumab per un anno è in grado di migliorare non solo la sopravvivenza libera da recidiva, ma anche quella libera da metastasi a distanza, parametro surrogato della sopravvivenza globale”.

Anche nel tumore del polmone in stadio precoce, il trattamento con l’immunoterapia può incrementare il numero di guarigioni. Nel 2024, in Italia, sono state stimate quasi 45mila nuove diagnosi, che lo rendono la terza neoplasia più frequente dopo quelle della mammella e del colon-retto.

“Il carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) è la forma più comune di tumore del polmone e rappresenta circa l’85% dei casi - spiega Francesco Grossi, Professore Ordinario di Oncologia Medica all’Università degli Studi dell’Insubria di Varese -. Alla diagnosi, circa il 50-55% dei pazienti presenta una malattia metastatica (stadio IV), il 25-30% una malattia localmente avanzata (stadio III) e solo il 20-25% si trova in uno stadio precoce (stadi I-II). Nei pazienti con tumore in stadio II-IIIA, l’intervento chirurgico rappresenta un’opzione terapeutica cruciale, ma il rischio di recidiva rimane elevato, rendendo necessaria una strategia terapeutica multimodale, che includa la terapia neoadiuvante per migliorare gli esiti a lungo termine. Questo approccio consente non solo di colpire il tumore primario, ma anche le micrometastasi non visibili con gli strumenti diagnostici tradizionali, offrendo ai pazienti una maggiore possibilità di guarigione”.

Nello studio CheckMate -816, un paziente su quattro ha raggiunto la risposta patologica completa. Non solo. I tassi di sopravvivenza libera da eventi a quattro anni sono risultati maggiori nel braccio con nivolumab e chemioterapia neoadiuvante, per la popolazione ad alto rischio di recidiva, con espressione tumorale di PD-L1≥1% (65%) rispetto alla sola chemioterapia (42%). E il 79% dei pazienti è vivo a 4 anni.

“Lo studio CheckMate -816 ha dimostrato che il trattamento con nivolumab associato a chemioterapia in fase preoperatoria porta a un miglioramento significativo della risposta patologica completa, che implica assenza di tumore nel tessuto resecato, e della sopravvivenza libera da eventi rispetto alla sola chemioterapia – continua il Prof. Grossi -. In particolare, i pazienti trattati con la combinazione hanno mostrato una riduzione della massa tumorale e del rischio di ripresa della malattia e una maggiore probabilità di resezione completa, con un impatto potenzialmente favorevole sulla sopravvivenza globale. Il trattamento neoadiuvante dura solo per tre cicli, eseguiti ogni 21 giorni, quindi in circa due mesi il paziente può essere operato. Inoltre, i pazienti trattati con la chemio-immunoterapia neoadiuvante possono essere sottoposti a interventi meno invasivi, con risvolti positivi in termini di qualità di vita”. “L’approvazione da parte di AIFA della rimborsabilità di nivolumab in combinazione con chemioterapia per il trattamento neoadiuvante del NSCLC rappresenta un passo avanti significativo nella gestione della malattia operabile e cambia la pratica clinica – sottolinea il Prof. Grossi -. Avere a disposizione questa opzione terapeutica in Italia significa offrire ai pazienti una strategia innovativa, che ha già dimostrato un impatto positivo sugli esiti clinici, migliorando la sopravvivenza libera da recidiva e aumentando il numero di pazienti che possono beneficiare di una chirurgia potenzialmente guaritiva”.

“Siamo stati pionieri nella scoperta dell’immunoncologia, una nuova classe di farmaci che viene utilizzata non solo nelle forme più avanzate di malattia metastatica, ma anche negli stadi iniziali del cancro come terapia neoadiuvante e adiuvante, quando il sistema immunitario può essere potenzialmente più reattivo alle cure - sottolinea Cosimo Paga, Executive Country Medical Director di Bristol Myers Squibb Italia -. Una nuova rimborsabilità in immunoncologia negli stadi precoci del melanoma e del carcinoma polmonare sottolinea il nostro impegno continuo in oncologia. Le terapie a base di nivolumab, infatti, migliorano i risultati clinici a lungo termine negli stadi precoci dei tumori non metastatici”. “La nostra ricerca – conclude Cosimo Paga - si concentra nello sviluppo di nuove molecole immunoncologiche e di diverse combinazioni dell’immunoncologia con la chemioterapia e con le terapie target. Il nostro obiettivo è estendere l’efficacia dell’immunoncologia al maggior numero di pazienti per migliorarne la sopravvivenza. Investiamo molto in approcci innovativi che permettano di personalizzare la terapia sul singolo paziente ed in nuovi biomarcatori che possano predire la sensibilità all’immunoterapia. Lo sviluppo di nuove tecnologie grazie alla digitalizzazione e all’intelligenza artificiale può permettere di individuare ulteriori setting di pazienti che rispondano all’immunoncologia, estendendone così ancora di più l’efficacia”.

27 marzo 2025
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