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Antibiotici in veterinaria. Vendite per animali destinati a produzione alimentare sono il 98% del totale. In Italia aumenta consumo, ma rimane sotto media Ue. Il report
Dal 2018 al 2022, il consumo in Italia era passato da 244 a 157,5 mg per unità di biomassa animale (mg/PCU), con una riduzione del 35%. Ma nel 2023 il trend si è invertito: le vendite sono risalite a 180,3 mg/PCU.
31 MAR - Per la prima volta, tutti i 27 paesi dell'Unione Europea (UE27), insieme a Islanda e Norvegia, hanno raccolto e segnalato dati sia sulle vendite che sull'uso di antimicrobici negli animali nei loro paesi. I risultati sono presentati nel primo rapporto annuale di sorveglianza sulle vendite e l'uso di antimicrobici per la medicina veterinaria (ESUAvet) in Europa. I dati coprono l'anno 2023, segnando l'inizio di un esercizio regolare che si tradurrà in rapporti annuali. A comunicarlo è l'Agenzia europea dei medicinali (Ema).

Secondo il rapporto, le vendite di antibiotici per animali destinati alla produzione alimentare hanno rappresentato il 98% delle vendite totali dell'Ue di medicinali veterinari contenenti sostanze con attività antibiotica.
La classe di antimicrobici più venduta per gli animali destinati alla produzione alimentare è stata la penicillina, seguita da tetracicline e sulfonamidi.

Secondo la categorizzazione AMEG degli antibiotici per uso negli animali per un uso prudente e responsabile, sviluppata dal gruppo di esperti ad hoc dell'Ema, circa il 65% delle vendite totali dell'UE per animali destinati alla produzione alimentare corrispondeva a sostanze che appartengono alla categoria D (che dovrebbero essere utilizzate come trattamenti di prima linea, ove possibile), il 29% corrispondeva alla categoria C (che dovrebbe essere presa in considerazione solo quando non ci sono antibiotici nella categoria D che potrebbero essere clinicamente efficaci) e il 6% corrispondeva alla categoria B (che sono di fondamentale importanza nella medicina umana, ma l'uso negli animali dovrebbe essere limitato per mitigare il rischio per la salute pubblica).


I dati sull'uso sono stati raccolti per quattro principali specie animali destinate alla produzione alimentare nel 2023: bovini, suini, polli e tacchini, ma
i dati condivisi non erano sufficientemente completi e accurati per iniziare a segnalare informazioni quantitative. Gli Stati membri si sono impegnati a consolidare i loro sistemi di raccolta dati sull'uso, con l'obiettivo di aumentare l'accuratezza e la copertura.

Il rapporto ESUAvet si basa sul progetto European Surveillance of Veterinary Antimicrobial Consumption (ESVAC), un'iniziativa volontaria tra le autorità nazionali e l'Ema per raccogliere dati affidabili sulle vendite in tutta Europa nel corso di 12 anni. Durante questo periodo è stato osservato un calo del 50% nelle vendite di antibiotici veterinari, grazie agli sforzi collettivi dei paesi che hanno fornito i dati e sviluppato strategie nazionali per incoraggiare un uso responsabile, nonché ai professionisti e agli agricoltori sul campo. I dati nei report annuali ESUAvet, raccolti tramite la piattaforma ASU, aiuteranno a identificare le tendenze nel consumo di antimicrobici negli animali in modo più accurato e con maggiore granularità, consentendo ai decisori di affrontare la crescente complessità della resistenza antimicrobica e di adottare misure appropriate per proteggere la salute sia degli animali che degli esseri umani in Europa.

Per quanto riguarda l'Italia, dopo anni di calo costante, nel 2023 le vendite di antimicrobici destinati agli animali in Italia tornano a crescere: dal 2018 al 2022, il consumo in Italia era passato da 244 a 157,5 mg per unità di biomassa animale (mg/PCU), con una riduzione del 35%. Ma nel 2023 il trend si è invertito: le vendite sono risalite a 180,3 mg/PCU. Un aumento legato in parte al cambio del sistema di rilevazione dei dati, che ora si basa sulle informazioni fornite dai mangimifici invece che dai produttori farmaceutici. Nonostante l’aumento registrato nel 2023, l’Italia resta comunque sotto la media storica europea per consumo di antimicrobici veterinari. Le autorità puntano ora a migliorare ulteriormente la qualità dei dati raccolti, e a rafforzare le campagne di sensibilizzazione rivolte a veterinari e allevatori.


31 marzo 2025
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