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Farmaci. Federfarma risponde alle Regioni su spostamento distribuzione da ospedale a farmacie: “Risparmi certificati dall’Aifa”
L'associazione dei titolari di farmaci ricorda: “È l’Aifa quindi, e non un organismo di parte, ad aver certificato che il trasferimento al regime convenzionale dei farmaci per il trattamento del diabete a base di gliptine ha prodotto un risparmio per il Ssn pari a 9,7 milioni di euro per l’anno 2024”
21 MAR -

“In relazione a talune prese di posizione relative al trasferimento di farmaci dalla distribuzione diretta/per conto alla dispensazione in farmacia nel normale regime convenzionale, pubblicate dalla stampa di settore, si precisa, innanzitutto, che i dati relativi all’impatto economico di tale processo – peraltro coincidenti con quelli registrati da Federfarma - sono stati elaborati dall’Aifa”. A sottolinearlo è una nota di Federfarma, riferendosi alle critiche lanciate dalle Regioni sullo spostamento di altri farmaci dalla distribuzione in ospedale al territorio.

“Si tratta dell’Autorità competente in materia di classificazione dei farmaci - si ricorda - e di valutazione del relativo impatto in termini di salute della popolazione e di costi a carico del Ssn. È l’Aifa quindi, e non un organismo di parte, ad aver certificato che il trasferimento al regime convenzionale dei farmaci per il trattamento del diabete a base di gliptine ha prodotto un risparmio per il Ssn pari a 9,7 milioni di euro per l’anno 2024. Non solo. L’aver trasferito i farmaci in questione dal contenitore della spesa diretta (in continuo e crescente sforamento rispetto ai margini fissati per legge) a quello della convenzionata (che, viceversa, presenta strutturalmente margini economici di operatività, trovandosi costantemente al di sotto del tetto di spesa previsto) riduce il peso del payback farmaceutico al cui ripiano, per legge, devono contribuire aziende farmaceutiche e regioni”.

Inoltre, evidenzia ancora Federfarma, “il trasferimento al canale della convenzionata riduce sensibilmente il fenomeno delle indisponibilità dei farmaci grazie a un più accurato approvvigionamento per mezzo degli acquisti operati dalle farmacie e non dalle centrali di acquisto delle Aziende Sanitarie. Favorisce, inoltre, una maggiore appropriatezza nella prescrizione e nell’utilizzo, come risulta dai dati sull’andamento dei consumi. Proprio sui livelli dei consumi e della relativa spesa occorre poi svolgere una riflessione seria, scevra di qualsiasi condizionamento. Pur comprendendo le preoccupazioni delle amministrazioni regionali circa la necessità di contenere adeguatamente i profili di spesa, occorre sottolineare che sia la spesa farmaceutica per acquisti diretti che quella convenzionata sono inesorabilmente destinate ad aumentare. La prima perché su di essa grava l’acquisto di farmaci innovativi ad alto costo, destinati ad essere impiegati in terapie di medio periodo e quindi particolarmente costose; la seconda perché rivolta ad una ampia platea di pazienti sempre più anziani, la cui aspettativa di vita si allunga proprio in ragione della durata di terapie di lungo periodo, spesso riferite a patologie diagnosticate precocemente. Ebbene esiste un’unica e non praticabile alternativa all’innalzamento della spesa farmaceutica: non curare i pazienti, valutando le inevitabili deleterie conseguenze che si verificherebbero. Oltretutto la misura non ha determinato solo un minor esborso per il bilancio pubblico, ma ha anche semplificato e sburocratizzato le procedure per l’accesso ai farmaci da parte dei pazienti cronici, consentendo loro di ritirare i medicinali di cui hanno bisogno direttamente nella farmacia sotto casa, senza doversi recare più volte in farmacia per prenotare il farmaco acquistato dalla Asl e poi ritirarlo nei giorni successivi”.

21 marzo 2025
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