Venerdì 31 GENNNAIO 2025
Congestione nasale
Governo e Parlamento
Vaporub
Segui ilFarmacistaOnline
Governo e Parlamento
Commissione Covid. “Senza il lockdown a marzo 2020 avremmo avuto in due settimane l’Rt del Nord in tutta Italia, le terapie intensive non avrebbero retto”. E sull’Oms: “Va riformato, ma il coordinamento tra diversi Paesi è fondamentale”. L’audizione dell’Iss
Sul mancato aggiornamento del piano pandemico: "I piani pandemici chiaramente servono. Ma quello del 2006 da aggiornare era un piano pandemico contro l’influenza. L’influenza è sicuramente un altro contesto rispetto a Sars-CoV-2. È un virus conosciuto per il quale abbiamo mezzi di diagnosi, vaccini e antivirali”. Sulla mancata chiusura tempestiva delle zone lombarde più colpite: "È un po' un assurdo. La stessa Lombardia inviava i dati al livello centrale, quindi li aveva per prima e sapeva benissimo di avere un problema. Nessuno vietava loro di applicare la zona rossa”
30 GEN -

“Nel 2003 c’era stato il Sars-CoV-1, tutti ragionavamo con l’esperienza di quel virus che dava immediatamente sintomi gravi di polmonite. Allora si riuscì a contenerlo con facilità perché dava subito polmonite senza molta disseminazione prima della comparsa dei sintomi. Per questo quando il 22 gennaio 2020, a livello internazionale, quando esce il primo comunicato dell'Oms che conferma la trasmissione interumana del Covid, l’Ecdc considera ancora basso il rischio di trasmissione secondaria. Ci si muoveva in un contesto di grande incertezza”.

Così Anna Teresa Palamara, Direttore del Dipartimento Malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanità, nel corso dell'audizione nella commissione bicamerale d'inchiesta sull'emergenza Covid.

Sempre in quel primo periodo, ricorda Palamara, "noi diffondiamo le metodiche per test molecolari e viene nominato il laboratorio nazionale di riferimento. La dichiarazione di emergenza da parte dell'Oms arriva il 30 gennaio, mentre il 22 febbraio da noi vengono istituiti i laboratori nazionali. Le circolari seguono passo passo l’evoluzione della situazione".

Si potevano fare più test diagnostici anche in assenza di storie di viaggi in zone a rischio? A rispondere è Patrizio Pezzotti, direttore del reparto di Epidemiologia, Biostatistica e Modelli Matematici dell'Istituto superiore di sanità: “A gennaio-febbraio 2020 non c’era ancora un test standardizzato, non c’era un test commerciale, la capacità di testing era molto limitata. Anche nel Regno Unito, ancora a marzo, avevano tantissime difficoltà a fare test diagnostici. Si parlava lì della volontà di testare a marzo 100 mila persone, numero che riuscirono a raggiungere solo nel mese successivo. Le stesse difficoltà le ebbero anche altri paesi europei".

Sul fatto che a febbraio l'Oms negasse la trasmissione aerea del virus, “l'impressione è che si cerchi un capro espiatorio a livello nazionale e internazionale, ma in quel primo periodo c’era una diffusa incertezza molto elevata. Anche ora con l’aviaria: ci sono outbreaks con contagi umani per contatti da parte di queste persone con animali infetti ma ancora non c'è nessuna evidenza di trasmissione respiratoria interumana”, ha sottolineato Pezzotti.

Riguardo i decessi "con" o "per" Covid, Pezzotti ha poi spiegato: “Nei grafici, quando vediamo i casi di Covid, notiamo un aumento importante della mortalità generale. Quindi l’impatto c’è ed è abbastanza improbabile che fossero solo morti ‘con’ Covid, in quel caso avremmo osservato una curva ben più piatta. Per il Covid, come tutte le patologie respiratorie - e questo vale anche per le prossime malattie - il meccanismo della fragilità e comorbidità aumenta il rischio di morte. Ma la distinzione di morte ‘con’ o ‘per’ Covid sembra non appropriata, se non proprio inutile”.

Altro tema sul quale i rappresentanti dell'Iss sono stati interrogati dai commissari presenti ha riguardato il mancato aggiornamento del piano pandemico. "I piani pandemici chiaramente servono - ha evidenziato Palamara -. Ma quello del 2006 da aggiornare era un piano pandemico contro l’influenza. L’influenza è sicuramente un altro contesto rispetto a Sars-CoV-2. È un virus conosciuto per il quale abbiamo mezzi di diagnosi, vaccini e antivirali”. "Rispetto al mancato aggiornamento del piano pandemico - ha aggiunto Pezzotti - Sars-CoV-2 non solo era un virus nuovo e non erano disponibili strumenti diagnostici, terapeutici o vaccinali immediatamente efficaci, ma inoltre aveva un’alta trasmissibilità anche pre sintomatica”.

Rispondendo ad una domanda sul lockdown deciso a marzo 2020, Pezzotti ha poi precisato: “In tutte le regioni, prima del lockdown, la trasmissibilità (Rt) del Covid era pari a 3. Con le chiusure, in due settimane è scesa sotto 1. Se non avessimo chiuso, in due settimane, quel Rt del Nord si sarebbe avuto anche al Centro-Sud. Questa misura è stata estremamente importante. Il lockdown si è tradotto in un notevole abbattimento dei ricoveri in terapia intensiva che erano già in sofferenza. La Lombardia non ce la faceva a reggere quell'impatto, figurarsi se tutto questo fosse accaduto contemporaneamente anche in tutto il resto d’Italia”.

Restando sulle chiusure al Nord, il presidente della commissione Marco Lisei (FdI) ha chiesto spiegazioni sulla mancata chiusura tempestiva delle zone lombarde più colpite: "È un po' un assurdo - ha replicato Pezzotti -. La stessa Lombardia inviava i dati al livello centrale, quindi sapeva benissimo di avere un problema. E, alla luce di quei dati, nessuno le vietava di applicare la zona rossa”. Anche per Palamara c'era "un ritardo nella trasmissione dei dati dal livello locale, a quello regionale, fino a quello centrale. La Regione aveva sicuramente più comunicazioni dirette con le strutture da poter elaborare e valutare".

"Non è stato mai chiesto a me né al gruppo coinvolto di addomesticare i dati. I numeri pubblicati sono veritieri e verificabili", ha successivamente replicato Palamara a Claudio Borghi (Lega) che aveva chiesto se l'Istituto superiore di sanità avesse subito influenze sulla modalità di presentazione dei dati durante la pandemia. "Questa domanda mi ferisce - ha aggiunto Patrizio Pezzotti -. Non rispondiamo mai alla politica e non c'è mai stato un tentativo di addomesticare i dati".

E ancora, riguardo le misure che hanno colpito anche i più giovani con limitazioni dalla scuola allo sport, Palamara ha spiegato che se da un lato è vero che i casi gravi ed i decessi tra i giovani erano molto bassi, dall'altro la possibilità di contagiarsi e contagiare altre persone, comprese i più fragili, era alta dato il maggiore livello di socialità.

Infine, riguardo la proposta leghista di far uscire l'Italia dall'Oms: "Dopo lo stress pandemico l’Oms deve essere riformato. ma è molto importante ci sia un coordinamento tra paesi. Il coordinamento con l’Oms c’è stato durante l'emergenza Covid attraverso seminari per verificare e uniformare le diverse misure messe in campo”, ha ricordato Palamara.

Giovanni Rodriquez

30 gennaio 2025
Ultimi articoli in Governo e Parlamento
IlFarmacistaOnline.it
www.fofi.it
Direttore responsabile
Andrea Mandelli
Editore
QS Edizioni srl
contatti
P.I. P.I. 12298601001
Riproduzione riservata.
Copyright 2022 © QS Edizioni srl Srl. Tutti i diritti sono riservati | P.I. 12298601001