16 APR - Cinque milioni di visite specialistiche l’anno: tanti sono i posti che, potenzialmente, si sarebbero liberati, se fosse stato approvato l’emendamento Calandrini-Zullo al DDL Prestazioni sanitarie, che avrebbe aperto a tutti i medici la prescrizione dei farmaci sottoposti a piano terapeutico, dopo 12 mesi dalla prima volta. L’emendamento è, però, stato ritirato. Il DDL ha ricevuto ieri sera il via libera del Senato e passa ora alla Camera.
A fare i conti è, oggi, il presidente della FNOMCeO, la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri,
Filippo Anelli. Che, pur manifestando un giudizio complessivamente positivo sul DDL, definisce il ritiro dell’emendamento “un’occasione persa”.
“Sono quasi due milioni e trecentomila – spiega Anelli – i pazienti che devono assumere un farmaco sottoposto a Piano Terapeutico. Questi pazienti che, per il 69%, hanno oltre 70 anni, devono recarsi una, due, anche tre o persino quattro volte l’anno dallo specialista, solo per rinnovare il piano terapeutico. Semplificare la prescrizione di questi medicinali, lasciando la prima allo specialista e aprendola poi, dopo 12 mesi, a qualsiasi medico, compreso il medico di medicina generale, significherebbe un risparmio in termini di spostamenti, di tempo, di energie per i pazienti e i caregiver. E, soprattutto, significherebbe liberare ore di visite specialistiche da utilizzare per l’attività clinica, anziché per pratiche burocratiche, con un effetto reale e misurabile sull’abbattimento delle liste d’attesa”.
Delusione, da parte della FNOMCeO, anche per il ritiro dell’emendamento che avrebbe reinvestito sulla formazione dei professionisti sanitari parte delle risorse da essa stessa generate.