Un recente rapporto dell’Ecdc (Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie) ha evidenziato le principali criticità e opportunità legate alla forza lavoro specializzata nella prevenzione e controllo delle malattie infettive in Europa. Il documento, frutto di un'indagine condotta nel 2024, ha coinvolto 21 dei 30 Paesi dell'UE/SEE, tracciando un quadro complesso e diversificato delle capacità sanitarie nazionali, con dati significativi anche per l'Italia.
Il report sottolinea che durante la pandemia da Covid, tutti i Paesi coinvolti hanno potenziato la propria forza lavoro nel settore delle malattie infettive. Tuttavia, ben 13 di questi hanno successivamente ridotto o azzerato l’organico aggiuntivo, evidenziando una difficoltà strutturale nel mantenere tali risorse nel lungo periodo.
Le principali criticità emerse a livello europeo includono:
- Mancanza di strategie strutturate. Solo 9 Paesi hanno un piano strategico consolidato per la pianificazione e lo sviluppo della forza lavoro sanitaria.
- Reclutamento e ritenzione del personale. Sebbene il reclutamento non sia stato segnalato come particolarmente complesso, ostacoli quali la carenza di candidati qualificati e blocchi delle assunzioni per motivi finanziari permangono. La vera sfida si concentra sulla capacità di trattenere il personale, spesso ostacolata da carichi di lavoro elevati, burnout e pensionamenti dovuti all’invecchiamento della popolazione lavorativa.
- Dati incompleti. La mancanza di registri nazionali che monitorino in modo dettagliato il personale sanitario dedicato alla prevenzione delle malattie infettive rende difficile una pianificazione efficace.
In positivo, molti Paesi offrono programmi di formazione avanzata e opportunità di sviluppo professionale, considerati elementi chiave per garantire una forza lavoro competente e preparata per il futuro.
Per quanto riguarda l’Italia, il report conferma una tendenza simile a quella europea. Durante l'emergenza COVID-19, il nostro Paese ha ampliato il numero di operatori sanitari coinvolti nella prevenzione e nel controllo delle malattie infettive, ma gran parte di questo personale non è stato mantenuto una volta terminata l’emergenza.
Criticità principali in Italia:
- Assenza di una strategia consolidata. L’Italia non dispone attualmente di un piano nazionale specifico per la gestione della forza lavoro sanitaria nel settore delle malattie infettive, sebbene vi siano progetti in fase di sviluppo.
- Difficoltà nella ritenzione del personale. Il report segnala che l’Italia, come molti altri Paesi, fatica a trattenere professionisti qualificati a causa di stipendi non competitivi, elevato carico di lavoro e fenomeni di burnout.
- Carente monitoraggio del personale sanitario. La mancanza di un registro nazionale dedicato complica la raccolta di dati aggiornati e precisi, limitando la capacità di pianificazione a lungo termine.
Tra gli aspetti positivi, l’Italia partecipa a programmi di formazione avanzata, come l’EPIET/EUPHEM, volti a specializzare professionisti in epidemiologia applicata e microbiologia sanitaria. È presente un impegno crescente nella formazione continua, riconosciuta come elemento essenziale per aggiornare le competenze del personale sanitario e affrontare al meglio le future emergenze.
L'Ecdc raccomanda agli Stati membri, inclusa l'Italia, di implementare strategie di pianificazione per la forza lavoro sanitaria, introducendo registri nazionali per monitorare le risorse disponibili e le esigenze future. Inoltre, è essenziale promuovere la formazione continua e rafforzare i programmi di specializzazione per garantire un sistema sanitario pronto a fronteggiare eventuali nuove crisi sanitarie.
L’Italia, sebbene abbia dimostrato resilienza e capacità di risposta durante la pandemia, è chiamata a investire nella stabilizzazione della forza lavoro sanitaria e nella definizione di una strategia nazionale che garantisca maggiore sicurezza e preparazione per il futuro.