L'esposizione pregressa a determinati tipi di virus influenzali stagionali potrebbe favorire un'immunità incrociata contro il virus aviario H5N1. Lo rivela una nuova ricerca condotta dalla Perelman School of Medicine dell'Università della Pennsylvania e pubblicata sulla rivista Nature Medicine, suggerendo in particolare che gli adulti più anziani esposti a virus influenzali stagionali circolati prima del 1968 hanno maggiori probabilità di possedere anticorpi capaci di legarsi al virus H5N1. Mentre i bambini potrebbero essere i soggetti più vulnerabili, e il primo target da vaccinare, in caso di pandemia da aviaria.
La ricerca ha analizzato campioni di sangue di oltre 150 persone nate tra il 1927 e il 2016. I risultati hanno mostrato che gli adulti più anziani, probabilmente esposti da bambini ai virus influenzali H1N1 o H2N2, presentano livelli più elevati di anticorpi in grado di riconoscere le proteine ‘stalk’ (stelo) dell'H5N1. Queste proteine, meno soggette a mutazioni rispetto ad altre parti del virus, sembrano essere la chiave di questa immunità incrociata. “Sappiamo che le esposizioni precoci all'influenza possono stimolare risposte immunitarie che durano tutta la vita”, ha dichiarato Scott Hensley, autore senior dello studio e professore di Microbiologia. “Abbiamo scoperto che le risposte anticorpali innescate dai virus H1N1 e H3N2 decenni fa possono reagire in modo incrociato con i virus aviari H5N1 che circolano oggi. Questi anticorpi non prevengono completamente le infezioni, ma probabilmente limitano la gravità della malattia in caso di pandemia H5N1”.
Il virus H5N1 ha circolato per anni negli uccelli, ma una nuova variante chiamata clade 2.3.4.4b è recentemente emersa, diffondendosi anche tra i bovini. Attualmente, questa variante non si lega facilmente ai recettori delle vie respiratorie umane, ma la sua diffusione tra i mammiferi potrebbe portare a mutazioni che facilitano l'infezione e aumentano il rischio di trasmissione da persona a persona.
Gli scienziati hanno testato le risposte a un vaccino H5N1 del 2004, che non corrisponde perfettamente alla variante attualmente in circolazione. Anche in questo caso, gli adulti più anziani hanno mostrato livelli più elevati di anticorpi in grado di riconoscere il virus H5 prima della vaccinazione, mentre nei bambini si è osservato un aumento più marcato degli anticorpi dopo la somministrazione del vaccino. “In caso di pandemia da H5N1, è probabile che tutte le fasce d'età siano suscettibili, ma il maggiore impatto della malattia potrebbe riguardare i bambini”, ha aggiunto Hensley. “Se così fosse, i bambini dovrebbero essere prioritari per la vaccinazione contro l'H5N1”. Questa ricerca sottolinea dunque l'importanza di considerare l'età e le precedenti esposizioni ai virus influenzali nella pianificazione delle campagne vaccinali. La priorità alla protezione dei bambini con vaccini H5N1, anche se non perfettamente corrispondenti al ceppo attualmente in circolazione, potrebbe rivelarsi cruciale per contenere una futura pandemia influenzale.