“A rischio fallimento immediato 1 impresa su 5 a causa del payback, che significa licenziamenti, famiglie e lavoratori lasciati nell’incertezza e l’impoverimento di una filiera strategica per il sistema sanitario nazionale. Le altre aziende, pur evitando un immediato collasso, sarebbero comunque condannate all’uscita dal mercato italiano nel breve periodo. È urgente che il Governo ascolti il grido d’allarme del settore e intervenga in manovra per rimuovere una misura che rischia di distruggere un comparto vitale per la crescita economica e per il benessere dei cittadini”.
Questo l’appello lanciato dal Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Nicola Barni, a seguito dell'analisi dettagliata degli impatti del meccanismo del payback sulla spesa del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) nel periodo 2015-2018, realizzata dal Centro studi Confindustria Dispositivi Medici con il supporto metodologico di PwC Italia.
“Il meccanismo del payback – ha dichiarato il Presidente Barni – sta mettendo in ginocchio il settore dei dispositivi medici, con conseguenze drammatiche per il tessuto imprenditoriale, l’economia del Paese e la salute dei cittadini. Questo scenario non solo comprometterebbe la competitività del Paese, ma avrebbe un impatto diretto sull’accesso dei pazienti a tecnologie mediche essenziali, generando disuguaglianze e aumentando i costi per il sistema sanitario. Questa è l’ultima possibilità per il Governo di ascoltare il nostro appello urgente e passare alla storia come chi ha salvato la qualità del Servizio sanitario nazionale. L’industria dei dispositivi medici è un pilastro fondamentale per l’innovazione e la qualità delle cure in Italia, ma il payback la sta trasformando in un comparto ad alto rischio. Inoltre, a causa del payback e delle sue conseguenze devastanti sull’occupazione le nostre imprese, che vivono di innovazione, rischiano di non poter nemmeno beneficiare di misure a sostegno delle imprese come l’Ires premiale, che si sta discutendo in manovra”.