In previsione della possibile attuazione della proposta di legge che permetterebbe di rendere obbligatorio il versamento di una parte del TFR dei lavoratori dipendenti ai fondi complementari, "chiediamo l'abolizione della contribuzione obbligatoria per i farmacisti dipendenti alla propria cassa previdenziale di categoria, l'Enpaf".
Così il Comitato No Enpaf in una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri Meloni, al Ministro del Lavoro Calderone, al Sottosegretario alla Salute Gemmato e ad altri parlamentari.
"Questo perché - si spiega nella lettera - i farmacisti dipendenti e in particolare i neoassunti, con una paga base di circa 1.400 euro netti mensili, rischiano di trovarsi a dover pagare tre previdenze: Inps dalla busta paga, Enpaf (obbligatoriamente) in quanto professionisti iscritti all'Albo e infine la previdenza complementare con una parte del TFR. A tal proposito è importante sottolineare che quando i farmacisti optano per il pagamento del contributo di solidarietà (scelto dalla stragrande maggioranza degli aventi diritto) si tratta di un versamento a fondo perduto. Chiediamo che venga messo uno stop al paradosso previdenziale dei farmacisti e che invece prevalga il buon senso allineando la previdenza dei farmacisti dipendenti a quella di tutti gli altri lavoratori subordinati".
"Se è vero che le nuove generazioni hanno bisogno di maggiori tutele previdenziali, allora i giovani farmacisti dipendenti iscritti all'Albo dovrebbero essere gli ultimi a dover essere costretti a pagare obbligatoriamente un contributo ad un ente previdenziale, quale l'Enpaf, che ha registrato nel 2023 un patrimonio di oltre 3 miliardi di euro e un utile di oltre 200 milioni di euro. È altrettanto assurdo che molti farmacisti dipendenti e disoccupati iscritti all'Albo siano ancora oggi costretti a pagare la quota annuale Enpaf di 2.680 euro se non posseggono i requisiti di lavoro o di disoccupazione chiesti dal regolamento dell'ente o di 5.316 euro se presentano la domanda di riduzione della quota in ritardo.
Per tutti questi motivi chiediamo che venga riattivato l'iter legislativo della PDL 595 che porta la firma degli onorevoli Gribaudo e Sarracino, che in sostanza propone di togliere l'obbligo previdenziale Enpaf ai farmacisti dipendenti. Questa PDL il 13 febbraio 2023 è stata assegnata alla Commissione Lavoro della Camera ed è attualmente ancora in attesa di essere discussa. Altro aspetto di rilevante importanza per la categoria dei farmacisti dipendenti di farmacia privata è il rinnovo del CCNL scaduto lo scorso 31 agosto", prosegue la lettera
"Vista la forte carenza di farmacisti collaboratori su tutto il territorio nazionale - conclude - si ritiene urgente un rinnovo che preveda un consistente aumento contrattuale e un miglior bilanciamento vita/lavoro, al fine di rendere più attrattiva la professione oggi gravata da troppe responsabilità non degnamente remunerate. Si metta quindi al primo posto l'interesse dei lavoratori e delle giovani generazioni perché la loro tutela, lavorativa e previdenziale, è il miglior investimento per il futuro del nostro paese".