"Non accettiamo una decisione ingiusta, punitiva e politica, che si basa sulle volontà delle multinazionali. Chiederemo al Consiglio di Stato di valutare la vicenda da un punto di vista giuridico e siamo certi che verrà compresa la gravità degli effetti del nuovo tariffario e che sarà fatta giustizia. È oltraggioso che la strategia processuale delle multinazionali metta in ginocchio tutta Italia, condanni a morte la sanità e i cittadini, negando loro il diritto alla salute. Ma non basta. Quello che evidenzieremo innanzi al Consiglio di Stato è anche la circostanza che proprio il Tar Lazio aveva censurato inizialmente il comportamento del ministero della Salute e sospeso il nuovo tariffario con un decreto monocratico chiaro e cristallino, nel quale lo stesso giudice amministrativo ha rilevato che 'il nuovo Decreto tariffe è stato adottato dopo oltre 20 anni dai precedenti nomenclatori, delineando così l’insussistenza dell’urgenza'". Così l'Uap (l'Unione nazionale ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata) in una nota commenta l'ordinanza del Tar del Lazio "che punisce e condanna alle spese legali la sanità privata accreditata per aver osato insistere sulla richiesta di sospensione del nuovo tariffario", puntualizza l'Uap.
Il Tar "riconduce l’assenza dei motivi cautelari per sospendere il tariffario semplicemente alla circostanza che i difensori di altri ricorrenti (che stranamente sono le multinazionali che in questi anni hanno fatto shopping con i laboratori di analisi presenti soprattutto nel Nord Italia: Gruppo Cerba HealthCare, Bioanalisi ed Alliance), in altri ricorsi hanno accettato la proposta del Collegio di rinunciare alla sospensiva a fronte della fissazione dell’udienza di merito del 27 maggio - prosegue l'Uap - In sostanza, i giudici del Tar hanno ritenuto di non dover concedere la richiesta sospensiva senza considerare che dette multinazionali sono presenti soprattutto nelle regioni del Nord Italia, che non essendo in piano di rientro hanno potuto aumentare le tariffe introdotte dal famigerato nomenclatore; di contro, le stesse hanno una presenza residuale e risibile nelle regioni del Sud Italia in piano di rientro, e pertanto, non subiscono il danno provocato dall’entrata in vigore del nuovo Nomenclatore".
"È davvero sconfortante che oggi nell’ordinanza non vi sia più traccia di presunte problematiche connesse all’entrata in vigore del tariffario del 2023, aspetto, completamente dimenticato ed evidentemente non rilevante come inizialmente sembrava da un’attenta lettura del decreto di revoca della sospensione", si rammarica l'Uap.
"La verità è che anche la documentazione prodotta dal ministero della Salute nel corso del giudizio amministrativo comprova chiaramente che il nuovo tariffario farà chiudere le strutture accreditate, che ai cittadini sarà negata l’assistenza sanitaria, che il pubblico verrà intasato e le liste d’attesa diventeranno interminabili. Chi avrà la possibilità economica di farsi curare privatamente lo farà, chi non l’avrà … dovrà farsene una ragione", conclude l'associazione.