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Farmacia dei servizi. Schillaci: “Può contribuire in maniera significativa alla medicina del territorio. Necessarie regole certe e più uniformità”
Il ministro della Salute, ospite della nuova puntata Future in Healthcare, traccia le sue priorità a poche settimane dal giro di boa della legislatura. Fra i temi anche la necessità di portare a casa la riforma della medicina di famiglia, andare avanti con la rivoluzione della sanità digitale, mettere a sistema le case di comunità e la farmacia dei servizi
28 FEB -

Il giro di boa della legislatura è vicino. Chiuso il capitolo manovra e guardando alle priorità della prossima metà del mandato per la sanità “io metterei al primo posto sicuramente la valorizzazione dei professionisti sanitari. Quello che io ho sempre definito il capitale umano e che rappresenta sicuramente la parte migliore, lasciatemelo dire ancora una volta, del nostro Servizio sanitario nazionale. Poi c'è il grande tema dei fondi europei del Pnrr, che va in due direzioni: da una parte il potenziamento della medicina territoriale e dall'altro la telemedicina, la digitalizzazione della sanità, che sono due capitoli particolarmente significativi per ridare modernità e rendere più attuale quelle che sono le esigenze del terzo millennio il nostro Ssn. E poi un punto che mi sta veramente a cuore: le liste d'attesa. Lo scorso anno è stato fatto un decreto legge, stiamo lavorando insieme con le Regioni e fra poco sarà finalmente disponibile la piattaforma Agenas. Io sono convinto che dopo tanti e tanti anni finalmente avremo uno strumento che ci permetterà di ridurre in maniera significativa questo annoso problema. Questi sono sicuramente i punti sui quali stiamo lavorando con maggiore attenzione e sui quali vorremmo dare risposte il prima possibile, comunque entro l'anno”. A parlarne il ministro della Salute, Orazio Schillaci, nella nuova puntata di Future in Healthcare, il format di Quotidiano Sanità e Homnya dedicato al dialogo con i protagonisti della sanità del futuro.

Nelle ultime settimane il dibattito del settore si è concentrato sulla riforma dei medici di medicina generale. Al di là di come si concretizzerà questo passaggio, il ministro ha posto l’accento sulla necessità di rendere più attrattiva questa professione agli occhi dei giovani, perché il problema riguarda anche la carenza di personale. Si sta pensando a un piano di assunzioni a supporto delle case di comunità? “Questo è un altro punto cruciale - afferma Schillaci - perché io credo che nessuna riforma della sanità possa essere efficace se non si riparte dal rivedere le funzioni dei medici di medicina generale, che hanno un'importanza basilare, sono il perno sul quale si basa il servizio sanitario nazionale. I medici di famiglia sono i primi ai quali i cittadini si rivolgono quando hanno un problema di salute. Effettivamente c'è una scarsa attrattività, questo è indubbio, lo vediamo dal numero di aspiranti nuovi medici che vogliono fare questa professione, che diminuisce sempre di più. La scelta obbligata è quella di far diventare anche la medicina generale una specializzazione universitaria. Questo significa dare a chi sceglie la medicina generale lo stesso titolo che hanno gli altri specialisti e vuol dire pagare gli specializzandi durante il periodo della formazione nello stesso modo in cui sono pagati gli altri specialisti. Credo che questo sia il primo tassello. Però bisogna anche rendere più attrattiva la professione del medico di medicina generale in se stessa. Oggi c'è un carico burocratico eccessivo e siamo intervenuti più volte cercando di snellire i loro compiti burocratici. Su questo siamo tutti d'accordo, anche le Regioni. Bisogna far sì, e su questo sono certo della reale collaborazione dei medici di medicina generale, che prestino parte del loro servizio all'interno delle case di comunità e della medicina territoriale. Ricordo però che i fondi del Pnrr erano destinati esclusivamente alle infrastrutture, non erano stati previsti fondi ad hoc per il personale. Nella scorsa legge di bilancio abbiamo stanziato 250 milioni per quest'anno e 300 milioni per l'anno prossimo, per assumere personale. Stiamo lavorando con le Regioni e con il Mef per superare il tetto di spesa assunzionale e questo farà sì che la medicina territoriale verrà rafforzata. Voglio tranquillizzare soprattutto i cittadini”: non sarà toccato “il rapporto fiduciario di scelta che c'è tra il cittadino e il proprio medico di famiglia. Ma occorre avere una prospettiva, un orizzonte di una professione più moderna e più adatta ai tempi e a quelle che sono le richieste dei cittadini e di salute di una popolazione particolarmente longeva, ma spesso affetta da tante malattie croniche: avere un punto di riferimento come il medico di medicina generale e le strutture territoriali prima di arrivare agli ospedali credo possa rappresentare una rivoluzione che migliorerà in maniera significativa l'accesso alle cure per i cittadini italiani”.

Alcune Asl hanno aperto alle visite in orario serale e anche il sabato e la domenica. A oggi qual è la situazione sul monitoraggio e il governo delle liste d'attesa e quando ci potremo aspettare un ampliamento di queste iniziative su tutto il territorio nazionale? “Ci sono alcune Regioni che sono andate dritto al punto del decreto legge – sottolinea il ministro - c'è stata qualche polemica sui decreti attuativi, che sono in via di definizione. Ne manca solo uno, però già nel decreto legge erano previsti degli strumenti che potevano essere applicati. Alcune Regioni lo stanno già facendo. Penso per esempio anche al centro unico di prenotazione, applicato nella Regione Lazio. Penso alle iniziative che lei citava della Regione Piemonte con aperture serali e anche durante i giorni festivi degli ambulatori e della possibilità di effettuare anche esami diagnostici. Questa è la strada giusta e io penso che, avendo un monitoraggio attento con Agenas e con le Regioni, finalmente potremo sapere quali sono le prestazioni per le quali c'è una maggiore lista d'attesa. Avendo dei dati oggettivi, potremo adoperarci per far sì che le attese possano essere ridotte. Il Governo e anche io personalmente abbiamo messo la faccia su questo problema, che esiste da più di vent'anni. Rimane poi il grande capitolo dell’inappropriatezza che andrà affrontato in maniera seria, rigorosa, perché dobbiamo far sì che gli esami vengano fatti nei tempi giusti a chi ne ha veramente bisogno, evitando esami inutili che allungano le liste d'attesa. Per questo occorre anche combattere la medicina difensiva”.

Parola d’ordine prevenzione. Come implementarla per contribuire anche a rendere il Ssn più sostenibile? “Il nostro – insiste Schillaci - è un sistema sanitario nazionale universalistico che è un modello ancora per molti Paesi nel mondo. Ne ho testimonianza ogni volta che mi reco all'estero. Dopo quasi 47 anni dalla sua istituzione bisogna però in qualche modo migliorarlo, renderlo più adatto alle nuove esigenze. E credo che la parte più importante risieda proprio nella prevenzione, che è un investimento e non una spesa. Abbiamo una popolazione, come ricordavo prima, particolarmente longeva e dobbiamo far sì che le italiane gli italiani non solo vivano di più, ma invecchino al meglio. Questo è stato uno dei punti al centro del G7 della Salute che si è tenuto lo scorso ottobre ad Ancona. Dobbiamo puntare veramente sulla prevenzione e questo vuol dire insegnare, sin dai primi anni di vita a alle nostre bambine, ai nostri bambini i corretti stili di vita e l’importanza di fare attività fisica. Su questo stiamo puntando fortemente in collaborazione con altri dicasteri. E dico anche che va aumentata la quota del Fondo sanitario nazionale destinato alla prevenzione. Oggi è il 5%, dobbiamo portarlo al 7-8% proprio perché il contesto epidemiologico è cambiato e occorre far sì che ci siano in futuro meno malati. Si parla sempre tanto di finanziamenti, di sostenibilità del Servizio sanitario nazionale. Lo dico chiaramente: senza la prevenzione, senza ridurre quelli che saranno i malati del domani, nessun sistema sanitario nazionale universalistico come il nostro alla lunga può reggere. E questo perché la ricerca scientifica, le nuove terapie disponibili, i nuovi esami diagnostici permettono di scoprire prima e di curare tante malattie che fino a qualche tempo fa erano considerate di fatto incurabili. Ebbene, per offrire a chi ha queste malattie le ultime scoperte scientifiche, le terapie più appropriate, dobbiamo far sì che il numero di persone malate diminuisca negli anni. La prevenzione è un'arma formidabile in tanti campi. Penso non solo agli screening oncologici, ma anche ai corretti stili di vita, all’importanza di combattere tante malattie croniche non trasmissibili che oggi impattano molto sia sulla salute dei cittadini che sui costi del Servizio sanitario nazionale”.

Sanità digitale. Cosa sta cambiando per il cittadino man mano che il sistema avanza? “La sanità digitale – spiega il ministro - è un'opportunità per diminuire le tante, ancora troppe differenze che ci sono sul territorio nazionale nell'offerta di sanità. Penso non solo a chi abita in alcune Regioni del Sud, ma anche a chi non vive in grandi città, chi si trova magari in contesti con meno possibilità, o in regioni interne della nostra bellissima penisola. Lo strumento più importante oggi è sicuramente il Fascicolo sanitario elettronico, che riassume tutte le caratteristiche con l'anamnesi di ogni singolo paziente. Questo faciliterà moltissimo le procedure, al momento di ricovero, di quando una persona si reca al pronto soccorso. Perché chi può aprire il fascicolo sanitario elettronico avrà immediatamente il quadro della storia clinica di quel paziente. Ma avere questi dati è importante anche per la ricerca, per far sì che veramente la digitalizzazione riduca le distanze. Poi c’è la telemedicina: il fatto di poter avere consulti a distanza, magari una second opinion con personale qualificato e che ha più esperienza su una determinata patologia, può sicuramente migliorare ciò che viene offerto ai cittadini”.

Come ritiene sia opportuno leggere gli ultimi dati dell’Anac sui medici gettonisti, che parlano di un aumento del loro numero e della spesa necessaria a pagarli? “Quello dei gettonisti è un problema che abbiamo sollevato sin dai primi giorni di insediamento del governo. Sappiamo bene quanto possa essere complesso, da un giorno all'altro, rinunciare all'apporto dei gettonisti in alcuni settori particolarmente delicati. Però credo che la strada intrapresa sia quella giusta e chiedo alle Regioni di fare uno sforzo. Nessuno vuole privare i cittadini da un giorno all'altro dell'assistenza, ovviamente, ma io credo che solo avendo il coraggio di diminuire il ricorso ai gettonisti potremmo rendere più attrattivo nuovamente il Servizio sanitario nazionale. Anche perché chi sceglie oggi di fare il turnista sono sicuro che, avendo la possibilità di entrare nel servizio sanitario nazionale con migliori condizioni di lavoro e con magari un carico burocratico inferiore, farebbe sicuramente questa scelta. Quindi ci vuole un po’ di coraggio, stando attenti ovviamente a non privare i servizi essenziali del personale da un giorno all'altro”.

Infine, la farmacia dei servizi. Nell'ultima manovra è stata prorogata la sperimentazione: quest'anno forse l'anno giusto per istituzionalizzarla e rendere uniformi i servizi che offrono le farmacie su tutto il territorio? “Questo è un servizio che va avanti da molti anni – ricorda - ed è stato procrastinato. Abbiamo visto l'utilità delle farmacie durante il periodo della pandemia. Possono contribuire in maniera significativa alla medicina del territorio. Prosegue la sperimentazione. Credo che però sia necessario avere maggiore uniformità in tutte le Regioni italiane e magari avere anche delle regole certe, in modo tale da far sì che i cittadini possano sentirsi ancora più sicuri quando si sottopongono a determinati esami”, conclude Schillaci.

Barbara Di Chiara

28 febbraio 2025
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