"Una parte significativa della risposta dell'Organizzazione mondiale della sanità in Uganda", alle prese col focolaio causato da un ebolavirus, "Repubblica democratica del Congo", scossa da scontri armati, "Gaza e altrove è sostenuta da finanziamenti degli Stati Uniti. Come abbiamo detto, ci dispiace per l'annuncio sull'intenzione Usa di ritirarsi dall'Oms e saremmo lieti di avere l'opportunità di impegnarci in un dialogo costruttivo" per evitarlo. Ma "ci sono anche altre azioni che il governo degli Stati Uniti sta intraprendendo, che non sono correlate al suo previsto ritiro dall'Oms, ma che temiamo stiano avendo un impatto serio sulla salute globale".
A evidenziarlo è stato il direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, oggi durante il briefing con la stampa, spiegando che è in corso una ricognizione per delineare l'entità dell'impatto.
Ancora una volta fra gli argomenti sotto i riflettori ci sono le ultime iniziative degli Usa, scattate proprio all'avvio dell'era Trump. "Ad esempio - cita il Dg - la sospensione dei finanziamenti al Pepfar", un programma del governo statunitense che aiuta le persone colpite da Hiv/Aids in tutto il mondo. Questo stop "ha causato un'immediata interruzione dei servizi di trattamento, test e prevenzione dell'Hiv nei 50 Paesi supportati dal Pepfar in base ad accordi bilaterali - segnala Tedros - Sebbene sia stata concessa una deroga per i servizi salvavita, questa non include i servizi di prevenzione per alcuni dei gruppi più a rischio. E nonostante la deroga, le cliniche sono chiuse e gli operatori sanitari sono stati messi in congedo. L'Oms sta raccogliendo dati sulle interruzioni dei servizi e supportando i Paesi con misure di mitigazione, anche colmando i gap nelle forniture di antiretrovirali".
"L'improvvisa sospensione dei finanziamenti statunitensi e il repentino disimpegno delle istituzioni statunitensi - continua il capo dell'Oms - stanno anche influenzando gli sforzi globali per eradicare la poliomielite e la risposta alle epidemie di Mpox in Africa. In Myanmar, quasi 60mila persone, la maggior parte delle quali donne e bambini, sono rimaste senza accesso a servizi salvavita. E abbiamo informazioni limitate sulla diffusione dell'influenza aviaria tra i bovini da latte negli Stati Uniti o sui casi umani".
"Chiediamo agli Stati Uniti di considerare di continuare i suoi finanziamenti almeno fino a quando non si troveranno delle soluzioni", conclude il Dg Tedros.