Dalla dispensazione del farmaco sul territorio, alla produzione galenica, fino alla somministrazione dei vaccini. Dallo sconfezionamento di mascherine al recupero di bombole per l'ossigeno. Dalle procedure ospedaliere per la somministrazione di farmaci a pazienti intubati e pronati, fino alla ricerca nelle aziende farmaceutiche che hanno portato ai vaccini e a farmaci utilizzati per contrastare il Covid.
È stato davvero immenso il lavoro portato avanti dai farmacisti italiani negli anni dell'emergenza. Un lavoro al servizio del cittadino che non si è mai fermato neanche nei periodi più difficili e che è costato la vita ad oltre 30 farmacisti. Un impegno che ha portato al conferimento della medaglia d'oro al "merito della sanità pubblica", nell'aprile del 2023, per “l’impegno profuso nell’erogazione, con tempestività ed efficacia, dei servizi fondamentali per fronteggiare l’emergenza sanitaria".
"La professione del farmacista è cambiata molto dopo la pandemia. Già negli anni passati, con la farmacia dei servizi, avevamo letto la necessità di far evolvere la nostra professione. E questo ha facilitato molto la capacità di risposta di fronte all’emergenza da parte di tutti i 105 mila farmacisti italiani impegnati tanto sul territorio, quanto negli ospedali e nella produzione del farmaco. Siamo usciti dal Covid con la certezza di aver saputo dare sempre risposta adeguate alle necessità dei cittadini, cosa che ha portato ad un rafforzamento del rapporto di fiducia certificato da tutte le indagini e i sondaggi fatti su questo tema. Ultima in ordine di tempo, quella condotta da Ipsos che ha certificato come ben il 93% degli italiani abbia una propria farmacia di fiducia".
Questa la premessa con la quale il presidente della Fofi, Andrea Mandelli, ha raccontato tutto il lavoro messo in campo dai farmacisti durante l'emergenza pandemica nel corso dell'audizione di questa mattina di fronte alla Commissione bicamerale d'inchiesta sull'emergenza Covid.
"Nei primi giorni dell’emergenza - ha ricordato - come presidente dell’Ordine di Milano, Lodi, Monza e Brianza ho mantenuto aperti gli uffici dell’Ordine per organizzare quelle attività che fino a pochi giorni prima sembravano scontate: organizzare i permessi per il trasporto dei farmaci o lo spostamento dei farmacisti nelle zone rosse dove vigeva la quarantena. Leggendo i dati sul Rt, sulla capacità di contagio del virus, abbiamo capito fin da subito la gravità della situazione e siamo stati tra i primi ad utilizzare nelle farmacie quelle barriere protettive in plexiglass successivamente adottate, come misura di protezione, in tante altre realtà che offrivano servizi al pubblico".
"Ci siamo immediatamente adoperati nella diffusione di un decalogo contenente le indicazioni operative per garantire la sicurezza dello svolgimento del servizio sia per i professionisti che per i cittadini - ha proseguito il presidente della Fofi -. Abbiamo poi sospeso da subito quei tirocini curricolari obbligatori per laurearsi in farmacia per preservare la salute dei ragazzi. Non ci siamo occupati solo della disperazione del farmaco. Abbiamo attivato procedure per l’allestimento di gel disinfettanti per fronteggiare la carenza del prodotto e offrire un’alternativa a prezzo calmierato. Grazie ai Carabinieri del Nas siamo riusciti anche a recuperare le bombole di ossigeno casa per casa, uno strumento fondamentale per la ventilazione ma in numero molto ridotto a fronte di una domanda crescente. Come Fofi siamo stati inoltre protagonisti di una proceduta per lo sconfezionamento di mascherine. Alcune di queste confezioni contenevano fino a 50 o 100 mascherine. In un momento di grande richiesta e di carenza del prodotto, vendere una confezione da 100 ad un unico acquirente poteva tradursi nel non avere mascherine a sufficienza per tutti gli altri che ne facevano richiesta. Da qui la necessità dello sconfezionamento operato sotto la nostra responsabilità".
Un grande contributo è stato poi dato dai farmacisti ospedalieri. "I farmacisti ospedalieri - ha ricordato Mandelli - hanno messo a punto una serie di procedure che hanno reso possibile la somministrazione di farmaci a paziente che erano intubati e pronati a causa del Covid. Un grande riconoscimento va dato anche ai farmacisti che lavorano all’interno delle case farmaceutiche e che hanno contribuito tanto alla realizzazione dei vaccini quanto a quello di molecole, come il Remdesevir, utilizzate in un primo momento per contrastare il Covid tra i pazienti ricoverati".
"Voglio ricordare anche quanto avvenuto per la dematerializzazione delle ricette mediche. Dalla mattina alla sera, in uno spazio di tempo brevissimo, da Trento all’estrema punta della Sicilia abbiamo messo online tutte le ricette, Non c’è stata una singola ricetta non evasa, pur in piena emergenza, dai farmacisti italiani. Abbiamo poi aumentato, con i colleghi ospedalieri, la possibilità di reperire il farmaco sul territorio. Abbiamo cercato di far sì che la distribuzione diretta negli ospedali diventasse una distribuzione per conto sul territorio in modo da evitare inutili accessi pericolosi in ambienti ospedalieri. Come poi non ricordare un fatto straordinario come i milioni e milioni di green pass messi a disposizione dai farmacisti in maniera del tutto gratuita. Abbiamo dato una grande mano anche alla campagna vaccinale contro il Covid. Lo scorso anno le farmacie in Lombardia hanno somministrato più vaccini rispetto agli altri Centri autorizzati dallo Stato".
"Tutti questi impegni - ha aggiunto Mandelli - non ci hanno impedito di proseguire con l’aggiornamento professionale. Siamo la professione che ha seguito il maggior numero di corsi offerti dall’Istituto superiore di sanità sul Covid. Sono 50 mila i farmacisti che hanno seguito con profitto questi corsi. In percentuale siamo la professione che si è più formata. Importante, infine, la proposta fatta sul Paxlovid, il farmaco per curare il Covid. Abbiamo gratuitamente distribuito sul territorio questo prodotto. In Lombardia ho ottenuto la possibilità per le farmacie di tenere straordinariamente una scorta di questo farmaco in modo da accorciare il più possibile i tempi tra prescrizione e somministrazione. Questo è stato un elemento di un’importanza fondamentale visto che sappiamo che, per essere efficace, il Paxlovid deve essere assunto entro cinque giorni dalla comparsa dei sintomi".
"Per concludere, farei un appello: in Camera e Senato ci sono provvedimenti in esame contenenti norme per la semplificazione del nostro lavoro. Sono misure pienamente concordate con la Federazione nazionale degli ordini dei medici, non prevedono costi, ma la loro approvazione ci aiuterebbe molto nello svolgimento del nostro lavoro e aiuterebbe anche i cittadini. Basti pensare alla campagna che la Federazione sta facendo per l’utilizzo dei test Pcr nelle farmacie. Con un semplicissimo esame del sangue si riuscirebbe a capire se il paziente ha un’infezione batterica o virale per sapere così con certezze se è utile o meno il ricorso all’antibiotico. Sarebbe una risposta straordinaria, la prima in Europa, contro quella che sarà la più grossa problematica sanitaria dei prossimi anni, quella legata all’antibioticoresistenza", ha concluso il presidente della Fofi.
G.R.