15 GIU - “L’organizzazione di manifestazioni in 39 città, con il supporto delle associazioni di pazienti e cittadini, rappresenta una novità importante nella battaglia in difesa Ssn. Peraltro non dovrebbero essere necessariamenti i sindacati della sanità a proporre iniziative di questo genere, ma altri stakeholder, che dovrebbero percepire la gravità della situazione e chiedere una sanità sempre più pubblica”. A dirlo il presidente della Cimo-Fesmed,
Guido Quici, che cita, ad esempio, “il mondo imprenditoriale, perché se crolla il pubblico anche il privato è a rischio, fino anche alla Cei, la Conferenza episcopale italiana, perché parliamo di una questione sociale. Se il Ssn si disgrega è un problema sociale di notevole importanza”.
Quici punta il dito “contro chi ci ha governato negli ultimi 10 anni e contro le Regioni, che ci propongono un contratto di lavoro infame”. Ma anche “contro il Governo, che deve farsi carico di questo problema, che è emergenziale”. Bisogna “mettere insieme risorse umane e finanziarie per rilanciare l’offerta pubblica e consentire a cittadini di curarsi”, ha detto il presidente della Cimo Fesmed esprimendo, tuttavia, il timore che lo stesso ministero oggi “abbia un ruolo marginale. Chi comanda sono le Regioni e il Mef, su cui il ministero della Salute dovrebbe trovare la forza di imporsi”.