19 NOV - ”Quando la storia incontra la cronaca, si è sulla buona strada per scrivere pagine positive per il futuro. Ed è quello che sta accadendo con la Farmacia dei servizi: una risposta alla nuova domanda di salute e alla sostenibilità del sistema sanitario, ma anche una grandissima opportunità di crescita per la professione del farmacista. Sicuramente si tratta di una sfida impegnativa, di cui però non dobbiamo preoccuparci, bensì occuparci con grande responsabilità e impegno”. Con queste affermazioni
Luigi d’Ambrosio Lettieri, vicepresidente Fofi e presidente della Fondazione Cannavò, è intervenuto al Consiglio nazionale della Federazione.
“Consapevolezza, responsabilità e tenacia dovranno essere le nostre parole d’ordine”, ha detto d’Ambrosio Lettieri. Consapevolezza del contesto in cui si opera; responsabilità nell’affrontare le sfide; tenacia nell’azione di “apostolato laico” per sollecitare i colleghi disconnessi dalla realtà; rassicurare i colleghi preoccupati; garantire assistenza per quelli che sono già sintonizzati col futuro che è iniziato ieri.
D’Ambrosio Lettieri ha altresì evidenziato come le stime di un’ulteriore compressione della spesa farmaceutica nel prossimo futuro impongano di “guardare verso l’orizzonte”, verso “ le nuove opportunità che la farmacia può cogliere”. Nella consapevolezza, appunto, che il futuro risiede nel tradurre gli 800 anni di storia della professione in un modello capace di rispondere alle nuove esigenze della società e della sanità italiane.
Per il vicepresidente della Fofi “il sapere è la condizione necessaria per declinare la farmacia dei servizi”. Se coltivare il sapere richiede sicuramente impegno, d’Ambrosio Lettieri ha però rassicurato la categoria in merito alla possibilità di portare avanti questo impegno: “La farmacia dei servizi non fa altro che portare ai massimi livelli di realizzazione ciò che già storicamente fa parte della nostra professione”. Le prestazioni del farmacista ora devono essere necessariamente standardizzate, validate, certificate, misurate e remunerate, ma restano sostanzialmente quelle che gli hanno guadagnato l’apprezzamento e la fiducia del cittadino. Per questo i farmacisti, per il vicepresidente Fofi, non hanno bisogno di “preoccuparsi”, bensì di “occuparsi”, cioè di mettere tutto il loro impegno per valorizzare al massimo il loro sapere e le loro competenze.