"Sono sorprendenti e molto lontane dal vero le parole con cui la Ministra Bernini annuncia, su Il Messaggero, che la riforma sul numero chiuso sarà approvata e partirà senza alcun problema dal prossimo anno accademico. In realtà, il numero chiuso resta e siamo in alto mare sull'attuazione della riforma".
Lo dichiarano in una nota congiunta Alfredo D'Attorre, responsabile nazionale Università e Ricerca del Pd, Irene Manzi, deputata e capogruppo Pd in commissione Istruzione, e Marina Sereni, responsabile nazionale sanità.
"Questo è il governo della propaganda ma non pensavamo - proseguono - ci si potesse spingere così oltre: questa è una legge delega che non abolisce il numero chiuso e al momento neppure i quiz, vista la sua assoluta genericità e i tantissimi punti da chiarire". "Si prevede - aggiungono i dem - un semestre comune accessibile a tutti e da svolgere in modalità telematica, ma poi si dà una delega in bianco al governo sulle modalità di una selezione che comunque ci sarà. Si tratta di un pasticcio inattuabile a breve, perché la programmazione universitaria non si fa in sei mesi. La Ministra -ribadiscono con forza- non dà alcun vero chiarimento su come si accederà agli studi in Medicina dal prossimo anno accademico. Come Pd riteniamo che il sistema attuale debba essere riformato e per questo abbiamo avanzato molte proposte, regolarmente bocciate. Chiediamo alla ministra - concludono - di chiarire finalmente come pensa di garantire la qualità dell'offerta formativa, di realizzare una selezione efficace ed equa, peraltro in assenza di investimenti per potenziare l'accesso a Medicina, di evitare l'ennesimo regalo alle università telematiche private".
"Per non parlare del fatto che questa legge non risolve in alcun modo il problema relativo al numero delle borse di specializzazione e alla carenza di specialisti in settori cruciali come la medicina di urgenza o l'anestesia", concludono i dem.