13 SET - “Eppur si muove! Dopo anni di denunce il Ministro della salute avanza proposte che hanno qualche possibilità di mitigare il fenomeno delle aggressioni ai sanitari”. Tuttavia resta inevasa la richiesta di medici della prevenzione e del lavoro, veterinari di sanità pubblica e tecnici della prevenzione di poter sempre operare in equipe quando le attività di visita ispettiva, controllo, repressione illecito o frodi si svolgono sul territorio, presso le aziende su cui si svolge la vigilanza e non nelle strutture delle Aziende sanitarie dove il contesto offre qualche minima protezione”. A dichiararlo
Aldo Grasselli, presidente di Federazione Veterinari, Medici e Dirigenti sanitarie (FVM), che commentando le parole di Orazio Schillaci sulle nuove misure per contrastare le aggressioni agli operatori sanitari, sottolinea la necessità di interventi a tutela di lavora spesso solo e in zone isolate.
“Lavorare per conto delle autorità competenti di controllo in zone rurali, spesso prive di collegamento telefonico, o in imprese lontane da altri insediamenti sociali espone gli operatori dei dipartimenti di prevenzione a intenti intimidatori, minacce e lesioni personali o ai propri beni”, spiega Grasselli.
FVM chiede quindi, “ancora una volta, che siano definiti dal ministero protocolli operativi da applicare nelle zone a legalità limitata o storicamente ostili ai controlli mediante i quali la pubblica amministrazione svolga la sua funzione di prevenzione e repressione senza che i medici, i veterinari o i tecnici a ciò deputati possano subire atti violenti di qualsiasi natura”.