15 GIU - “I sindacati dei medici, dei veterinari e dirigenti del Ssn si sono spogliati oggi delle loro identità sindacali per unirsi sotto un’unica bandiera: quella in difesa del Ssn. Una questione che non riguarda, peraltro, solo noi, ma 60 milioni di italiani che hanno bisogno di cure e salute”. Lo ha detto
Aldo Grasselli, Fvm (Federazione Veterinari e Medici) intervenendo alla conferenza stampa per illustrare le ragioni delle manifestazioni in difesa del Ssn promossi oggi in 39 città italiane, dal nord al Sud del Paese.
In Italia, ha proseguito Grasselli, ci sono oggi “5,5 milioni di persone in assoluta povertà. Se togliamo loro anche il diritto alla salute, si tratta di vero pizzo di Stato: abbiamo già 40 mld di euro che i cittadini sono costretti a pagare ogni anno di tasca propria per curarsi, a fronte di 100 mld di evasione fiscale".
Per Fvm “negli ultimi 20 anni il Servizio Sanitario Nazionale ha subito una serie di attacchi provenienti più o meno consapevolmente da tutti i governi: la mentalità neo liberista, la gestione di tipo aziendalistico, il mito privatistico anche nei rapporti e nei contratti di lavoro, il vincolo costituzionale del pareggio di bilancio che ha impedito alla sanità di adeguare le spesa ai bisogni della gente, sono entrati nel sistema e sono diventati un insieme di regole auree perniciose che sarà difficile rimuovere. Ma non è impossibile, non è vero che “non c’è altra soluzione che il mercato”, non è vero che non si possano a mantenere standard elevati di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione anche in futuro”.
“Le conseguenze drammatiche dei decadimenti del Servizio sanitario sono sotto gli occhi di tutti – ha proseguito Grasselli - . Il definanziamento, unito al fatto che in questa fase storica c’è un assoluto disinteresse, quasi un fastidio, verso le cose pubblicate che porta a pensare ciascuno per sé, chi può mediante le assicurazioni (che tra l’altro sicuramente la non garantiscono la prevenzione primaria), rende molto difficile immaginare un’inversione di tendenza. Ma il SSN non è morto; il personale sanitario è insoddisfatto, impoverito e arrabbiato e vuole salvaguardare l’unico baluardo di welfare rimasto (insieme alle pensioni), conquistato con le lotte degli anni 70 e poi mantenuto fino ad oggi”.
Per far sì che “il Ssn attraversi questa strettoia e riprenda a dare servizi, a fare ricerca e fare prevenzione” per Grasselli c’è bisogno di “mobilitare energie e di creare alleanze con le quali si possa immaginare una svolta. Dobbiamo far capire ai cittadini cosa si rischia in termini di prevenzione, assistenza e cura. In questo contesto la prima battaglia da fare è quella sulla contribuzione fiscale, sul finanziamento del Fondo sanitario nazionale e sul reclutamento di professionisti giovani e motivati”.