Sit-in, assemblee e manifestazioni in almeno 39 città italiane, promosse dall'Intersindacale della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria, insieme ad associazioni di pazienti e cittadini, per chiedere al Governo di fermare il collasso del sanità pubblica. “La salute non è una merce e salvare il Ssn è ancora possibile". Ma, spiegano i sindacati, serve un investimento deciso sul Ssn e sulle sue risorse umane, che da troppi anni subiscono le conseguenze di pessime condizioni di lavoro”.
15 GIU - Decine di manifestazioni, assemblee, sit-in promossi dall’Intersindacale della Dirigenza medica, veterinaria e sanitaria, insieme con Associazioni di pazienti e di cittadini, si svolgono oggi in tutte le regioni d’Italia, in difesa del diritto alla salute e del servizio sanitario nazionale pubblico e universale. Una catena territoriale intorno ad un obiettivo comune.
La mobilitazione, partita nel dicembre 2022 da Piazza SS Apostoli a Roma, arriva, dopo l’Assemblea pubblica del 16 maggio alla Sala Capranichetta, nelle piazze, nelle vie, negli ospedali di 39 città per chiedere di “arrestare la deriva verso la privatizzazione dei servizi sanitari e la frantumazione di un diritto che la Costituzione vuole assicurare anche attraverso la valorizzazione dei professionisti, veri garanti della salute delle persone che tale deriva mette sempre più a rischio”.
Un allarme che si basa su alcune constatazioni che i sindacati della dirigenza medica, veterinaria a sanitaria (Anaao Assomed, Cimo-Fesmed, Aaroi Emac, Fassid, Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, Fvm, Cisl Medici e Uil coordinamento nazionale delle aree contrattuali medica, veterinaria e sanitaria) hanno illustrato oggi a Roma nel corso di una conferenza stampa. “Il Def 2024 – hanno spiegato - rappresenta la cartina di tornasole delle politiche sanitarie del Governo in carica, e l’occasione per capire quale modello assistenziale vuole adottare e quali politiche di tutela dei professionisti di cui pure, a parole, riconosce l’importanza per il rilancio della sanità pubblica. Il presente e il futuro della più grande infrastruttura civile del Paese, presidio di coesione sociale e unità nazionale, dipende da quante risorse si vorranno destinare alla sanità e da quale ruolo si vorrà riconoscere alle risorse umane che da troppi anni subiscono le conseguenze di pessime condizioni di lavoro”.
I tempi di attesa infiniti per ogni prestazione nel pubblico, la congestione del Pronto Soccorso dove confluiscono l’iperafflusso di accessi spesso inappropriati e la carenza dei posti letto degli Ospedali le carenze di personale determinata anche dalla grande fuga in atto dal lavoro pubblico sottopagato, il definanziamento dei programmi di promozione della salute e della prevenzione, l’inadeguatezza dei LEA, l’invecchiamento della popolazione esigono, per i sindacati, “risorse economiche adeguate, ma soprattutto riforme di modelli assistenziali, ormai obsoleti, che nella pandemia hanno mostrato tutte le loro lacune e debolezze. Se recuperiamo alcune posizioni in Europa le perdiamo nella sanità pubblica, dove, da tempo, registriamo il non invidiabile primato della spesa più bassa, sia in rapporto al PIL che per quota capitaria, con l’offerta sanitaria pubblica giunta ai minimi storici”.
La questione di fondo, per i sindacati, è rintracciabile nella “mancanza storica di politiche sanitarie strutturali e omogenee sul territorio nazionale, non frammentate in 21 rivoli regionali che da tempo scaricano sui professionisti le responsabilità dei disservizi vittime di una governance datata che condiziona ruoli, processi e relazioni in una cornice burocratica asfissiante. Gli eroi sono stati abbandonati nelle retrovie dai generali di un esercito disorganizzato con contratti di lavoro condannati ad essere sottoscritti a tempo scaduto, che non migliorano le condizioni di lavoro e che non tengono il passo con le retribuzioni Europee. Gli stessi fondi del PNRR rischiano di non essere utili al cambiamento strutturale se non si interviene attraverso un investimento deciso sulle risorse umane anche per prevenire la fuga dei professionisti in cerca di condizioni migliori".
“Oggi – concludono quindi i sindacati - portiamo nelle strade insieme ai cittadini e alle loro rappresentanze questioni in attesa di risposte politiche, con passione, fermezza, lucidità e consapevolezza. La salute non è una merce e salvare il Ssn è ancora possibile. I dirigenti medici, veterinari e sanitari si fanno interpreti di un interesse generale, perché la morte della sanità pubblica riguarda tutte le cittadine e tutti i cittadini. La battaglia in sua difesa è la battaglia di tutti e solo uniti potremo vincerla per onorare l’articolo 32 della Costituzione”.