Quotidiano della Federazione Ordini Farmacisti Italiani
Lunedì 08 LUGLIO 2024
Insonnia bambino
Scienza e Farmaci
Flebinec Plus
Segui ilFarmacistaOnline
Scienza e Farmaci
Alzheimer. La durata del sonno profondo è un fattore protettivo
Il sonno profondo, noto anche come sonno ad onde lente non-REM, può agire come un "fattore di riserva cognitiva" che può aumentare la resilienza contro la proteina  beta-amiloide nel cervello, legata alla perdita di memoria causata dalla demenza. L’evidenza emerge da uno studio dell’Università della California di Berkeley.
05 MAG - Il sonno profondo, quello della fase non-REM, può agire come ‘fattore di riserva cognitiva’ che può aumentare la resilienza contro la proteina beta-amiloide nel cervello, collegata alla perdita di memoria causata dalla demenza e dalla malattia di Alzheimer. E’ quanto emerge da uno studio condotto da un team dell’Università della California di Berkeley (USA) e pubblicato da BMC Medicine.

Precedenti ricerche avevano collegato il sonno interrotto a un più rapido accumulo di proteina beta-amiloide. Il nuovo studio, invece, ha scoperto che una quantità superiore di sonno non-REM ha un effetto protettivo contro il declino della memoria nelle persone con Alzheimer; una scoperta significativa che, secondo gli esperti, potrebbe alleviare alcuni degli esiti devastanti della demenza, con un effetto di ‘riserva cognitiva’ modificabile.

Lo studio
Per testare questa ipotesi, i ricercatori hanno preso in considerazione 62 anziani del Berkeley Aging Cohort Study, adulti sani, ai quali non era stata diagnosticata la demenza: sono stati invitati a dormire in laboratorio mentre i ricercatori monitoravano le onde del sonno tramite elettroencefalogramma (EEG).

Il team ha usato anche la PET per misurare la quantità di depositi di amiloide-beta nel cervello dei partecipanti: metà risultava averne elevate quantità e l’altra metà no. Dopo aver dormito, i partecipanti svolgevano un esercizio per verificare la memoria, abbinando nomi a volti.

Dai risultati è emerso che le persone con più elevati livelli di beta-amiloide, ma che dormivano di più nella fase non-REM, avevano punteggi più alti all’esercizio di memoria, rispetto a quelli con elevati livelli della proteina ma che dormivano meno tempo nel sonno profondo.

Nel gruppo con bassi livelli di beta-amiloide, invece, il sonno non produceva effetti. Ma il riposo notturno ha recato benefici tra coloro che avevano elevati livelli di beta-amiloide, indipendentemente da altri fattori che fungono da ‘riserva cognitiva’, come età, livello di istruzione ed attività fisica.

Fonte: BMC Medicine 2023
05 maggio 2023
Ultimi articoli in Scienza e Farmaci
<
IlFarmacistaOnline.it
Quotidiano della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani: www.fofi.it
Direttore responsabile
Andrea Mandelli
Editore
QS Edizioni srl
contatti
P.I. P.I. 12298601001
Riproduzione riservata.
Copyright 2022 © QS Edizioni srl Srl. Tutti i diritti sono riservati | P.I. 12298601001