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Covid. Con seconda o terza dose di vaccino protezione moderata (54%) da rischio ospedalizzazione. Efficacia più alta per over 60, ma in calo dopo il 4° mese. Lo studio Ecdc
Lo studio ha esaminato soggetti over 20 nel periodo di dominanza della variante Omicron (dal 20 dicembre 2021 al 30 settembre 2022). Hanno partecipato un totale di 42 ospedali di 13 Paesi. L'Ecdc sottolinea che, dal momento che diversi sottotipi di Omicron possono possedere proprietà di evasione immunitaria più elevate, risulta difficile districare l'impatto dell'immunità calante nel tempo rispetto alle crescenti proprietà di fuga immunitaria di questi diversi sottolignaggi. Non sono state prese in esame le quarte e quinte dosi di vaccino, né i nuovi bivalenti adattati ad Omicron
16 MAR -

L'efficacia offerta dai vaccini contro il Covid, a seguito di un ciclo primario o di una terza dose, nella protezione dall'ospedalizzazione è risultata moderata (54%) rispetto ai non vaccinati nel periodo di dominanza dei diversi sottolingaggi di Omicron. La protezione è risultata più alta per i soggetti over 60. Sotto il profilo temporale, è rimasta elevata nei primi quattro mesi successivi vaccinazione, per poi calare intorno al 36% dopo i sei mesi.

Questi in sintesi alcuni dei risultati emersi dal quarto aggiornamento sull'efficacia dei vaccini contro il Covid condotto dall'Ecdc prendendo in considerazione soggetti over 20 nel periodo di dominanza della variante Omicron (dal 20 dicembre 2021 al 30 settembre 2022). Hanno partecipato allo studio dell'Ecdc un totale di 42 ospedali in 13 Paesi: Belgio (6 ospedali), Croazia (2), Repubblica Ceca (1), Francia (3), Germania (1), Ungheria (1), Irlanda (1), Lituania (2), Lussemburgo (1), Malta (1), Portogallo (3), Romania (2) e Spagna (sito nazionale: 15 ospedali; sito regionale Navarra: 3 ospedali).

Lo studio non ha quindi preso in considerazione le quarte e quinte dosi di vaccino già approvate da Ema fin dal 2022, né l'efficacia dei nuovi vaccini bivalenti adattati alle varianti Omicron.

I 5.448 pazienti con insufficienza respiratoria ospedalizzati risultati idonei all'esame provenivano da 30 ospedali di 7/13 (54%) Paesi partecipanti. Dei
2.872 pazienti ospedalizzati che sono risultati positivi al test per il Sars-CoV-2, il 46% (1.331) aveva 80 e più anni. Dei 2.576 pazienti con insufficienza respiratoria ospedalizzati che sono risultati negativi al test per il Sars-CoV-2, il 37% (954) aveva un'età pari o superiore a 80 anni. Il 57% dei casi (1.628) e il 55% dei soggetti negativi (1.424) riguardavano individui di sesso maschile. Il 75% dei casi positivi (2.149) e il 79% dei negativi (2.042) presentavano almeno una delle quattro condizioni di cronicità comunemente raccolte (diabete, malattie cardiache, malattie polmonari, asma).

Il numero di casi ammissibili reclutati nello studio tra le settimane 51, 2021 e 39, 2022 ha raggiunto il picco nella settimana 2, 2022 a 209 casi (periodo di dominanza del sottolignaggio BA.1). Ci sono stati altri due picchi (più piccoli) nella settimana 14, 2022 (97 casi) durante il periodo di dominanza del sottolignaggio BA.2 e la settimana 27 (104 casi) durante il periodo di dominio del sottolignaggio BA.4/BA.5. La maggior parte dei pazienti con insufficienza respiratoria vaccinati solo con ciclo primario avevano ricevuto l'ultima dose di vaccino tra le settimane 10 e 33, 2021 (648; 79%). La maggior parte di coloro che si erano sottoposti alla prima dose di richiamo l'avevano ricevuta tra la settimana 42 del 2021 e la settimana 5 del 2022 (2 694; 97%).

Il ritardo mediano tra l'ultima dose ricevuta per chi si era fermato al ciclo primario e l'insorgenza dei sintomi è stata di 248 giorni (IQR: 190-309 giorni); per i negativi al test, il ritardo mediano è stato di 263 giorni (210-341). Per i casi che hanno ricevuto una dose di richiamo, il ritardo mediano tra la dose booster e l'insorgenza dei sintomi è stato di 170 giorni (105–219); per i negativi al test, questo era di 143 giorni (96-204). Sia per i casi positivi che per i negativi, il tempo tra la vaccinazione e l'insorgenza dei sintomi è stato più alto durante il periodo di dominanza di BA.2 e sostanzialmente più alto durante il periodo BA.4/BA5 rispetto al sottolignaggio BA.1. Per la dose di richiamo, questo variava da <80 giorni durante il periodo BA.1 a >240 giorni durante il periodo BA.4/BA.5.

Durante il periodo di predominanza di Omicron nei paesi UE/SEE, tra 4.700 pazienti con insufficienza respiratoria ricoverati di età pari o superiore ai 20 anni, i risultati suggeriscono un'efficacia del vaccino moderata (54%, IC 95%: 45–61%) per la vaccinazione completa con ciclo primario o con prima dose booster rispetto a soggetti non vaccinati, e un'efficacia relativa della prima dose di richiamo del 29% (14-42%) rispetto alla vaccinazione completa con il solo ciclo primario (due dosi, con ultima dose ricevuta ≥150 giorni prima dell'insorgenza dei sintomi).

I risultati dell'analisi per fasce di età durante il periodo Omicron hanno indicato che l'efficacia del vaccino per la dose di richiamo era superiore al 50% per tutti i gruppi di età. L'efficacia relativa della dose di richiamo rispetto alla serie primaria completa per ≥150 giorni prima dell'insorgenza dei sintomi è stata più alta tra i pazienti di età pari o superiore a 80 anni (45%, CI: 22–62%), inferiore per 60–79 anni (26%, CI: 0–45%) e pressoché (0%, CI: -63–38%) nel 20– 59 gruppi di età, sebbene tutti gli intervalli di confidenza si sovrappongano.

L'efficacia protettiva stimata della dose di richiamo dei vaccini a mRna è stata più alta nei primi due mesi (14-59 giorni) e da due a quattro mesi dopo la vaccinazione (87%, CI: 81–92%; 70%, CI: 62–77%). L'efficacia del booster è poi diminuita nel tempo ed è stata prossima allo zero a ≥ 6 mesi o più (≥ 180 giorni) dopo la vaccinazione (9%, IC: 17–29%;). L'efficacia osservata del vaccino dopo la terza dose è stata del 36% (3– -85%) a ≥6 mesi o più (≥180 giorni).

Rispetto alla vaccinazione primaria completa per ≥150 giorni prima dell'insorgenza dei sintomi, l'efficacia protettiva della dose di richiamo è stata la più alta entro due mesi (14-60 giorni) e da due a quattro mesi dalla vaccinazione (65%, CI: 50–76%; 41%, CI: 22–55%), essendo vicino allo zero da quattro a sei mesi (120–179 giorni) dopo la vaccinazione (6%,IC: -27–30%). L'efficacia relativa del vaccino osservata è rimasta bassa trascorsi sei mesi dalla vaccinazione. Tendenze simili sono state osservate per i gruppi di età più avanzata (60-79 anni e ≥80 anni). Nello studio si sottolinea però come la dimensione del campione sia risultata essere troppo bassa per stimare l'efficacia del vaccino con il trascorrere tempo per il gruppo di età 20-59 anni.

L'Ecdc sottolinea inoltre come l'alta copertura vaccinale nei 13 paesi partecipanti abbia reso sempre più "incomparabili" studi che vadano ad esaminare soggetti vaccinati rispetto ai non vaccinati. Altra limitazione rispetto allo studio sull'efficacia dei vaccini riguarda poi quei soggetti che magari, tra una vaccinazione e l'altra, sono risultati positivi al Covid godendo così un'immunità di tipo "ibrida".

Una ulteriore difficoltà nell'interpretazione dei dati sull'efficacia della vaccinazione booster riguarda poi la variabile tempo. La maggior parte dei pazienti che hanno ricevuto una dose di richiamo l'ha ricevuta tra la settimana 42, 2021 e la settimana 5, 2022. La maggior parte dei pazienti con insufficienza respiratoria che hanno ricevuto un richiamo da quattro a sei mesi (120-179 giorni) sono stati ricoverati durante il periodo di dominanza della variante BA.2, e la maggior parte di coloro che hanno ricevuto una dose di richiamo più di sei mesi (≥180 giorni) durante il periodo di dominanza BA.4/BA.5. Poiché questi sottotipi di Omicron possono possedere proprietà di evasione immunitaria più elevate, è difficile districare l'impatto dell'immunità calante nel tempo rispetto alle crescenti proprietà di fuga immunitaria di questi diversi sottolignaggi.

Giovanni Rodriquez

16 marzo 2023
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