Quanto alle disparità tra le regioni nella ripartizione della spesa sanitaria, l'editoriale, e con esso l'interrogazione, trascura poi meccanismi di riparto del fabbisogno sanitario nazionale, peraltro oggetto di intesa fra lo Stato e tutte le regioni. In tal senso, da un lato, il riferimento alle regioni benchmark nella determinazione dei fabbisogni regionali di per sé presuppone una confrontabilità tra le situazioni regionali e costituisce una spinta per una maggiore efficienza, dall'altro, dal 2023, al criterio della popolazione, che tiene conto anche dell'influenza dell'età sui consumi sanitari, sono stati affiancati i parametri della mortalità ed alcuni indicatori delle condizioni socioeconomiche.
Da anni il nuovo sistema informativo sanitario costituisce un elemento fondamentale di condivisione e di standardizzazione delle informazioni tra lo Stato, le regioni e le province autonome, per monitorare le prestazioni sanitarie, misurare i risultati e supportare la pianificazione sanitaria. Esso è anche alla base del nuovo sistema di garanzia che valuta l'erogazione dei LEA da parte delle regioni.
Le capacità del sistema saranno ulteriormente potenziate grazie ai recenti investimenti del PNRR, volti più in generale a rafforzare la Strategia nazionale italiana per la salute digitale, basata su tre pilastri: fascicolo sanitario elettronico, Ecosistema dati sanitari, piattaforma nazionale di telemedicina. Non si vede, quindi, come l'autonomia differenziata possa mettere a repentaglio la raccolta e gestione dei dati o l'unitarietà del diritto alla tutela della salute, come declinato attraverso i LEA.
Al contrario, l'autonomia differenziata rappresenta un potenziamento delle facoltà delle regioni di modulare la propria organizzazione dei servizi sanitari nel rispetto dei medesimi LEA, che sono determinati a livello statale, con l'obiettivo di una maggiore efficienza nell'erogazione delle prestazioni sanitarie. Tutto ciò non toglie che il Governo e le regioni siano impegnate per il costante miglioramento complessivo del sistema sanitario, ivi compresa la raccolta dati, in modo da cogliere positivamente le sfide poste nel tempo da molteplici fattori, fra cui in primis demografia, tecnologia e finanza pubblica.
La replica di Elena Bonetti
Ci spiace dire che non possiamo ritenerci soddisfatti rispetto alla nostra interrogazione. Innanzitutto, perché avremmo atteso commenti sulla qualità e il valore di una rivista scientifica come The Lancet, da lei citata, la quale, tra l'altro, si basa sul meccanismo proprio del mondo scientifico, che è quello della peer review e della validazione dei dati, che vengono sottoposti a verificabilità. Ed è proprio su questo che, invece, noi vogliamo tornare. La necessità di accelerare nel nostro Paese un sistema unitario che lo Stato possa gestire nella raccolta dei dati sanitari e, quindi, conseguentemente, nell'implementazione di una piattaforma nazionale sulla telemedicina, impone una regia nazionale che - dalle sue parole veniamo rassicurati - non entrerà nell'oggetto dell'autonomia differenziata.
Quindi, forse, la vera grande notizia è che l'autonomia differenziata imporrà, in realtà, alle regioni una gestione organizzativa dei dati e della procedura di raccolta e di analisi dei dati a livello nazionale. Se così fosse, di questo saremmo contenti, non so quanto i fautori dell'autonomia differenziata. Sul tema, però, della raccolta dei dati - e arrivo al punto - noi non abbiamo alcuna contezza di come, quante e quali regioni stiano adottando il fascicolo sanitario elettronico, perché rimane uno dei progetti del PNRR che è stato posticipato in alcune scadenze, ma nulla è dato di sapere riguardo a che punto siamo nelle regioni. Quindi, bene se il Governo, invece, va ad accelerare e possa portare a quest'Aula un elenco puntuale di quali regioni lo hanno adottato, con quali procedure organizzative e a che punto siamo con la conseguente piattaforma di telemedicina