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“Ecco il PreventionHub per coordinare la prevenzione in Italia”. Dalle vaccinazioni, alla ricerca, all’idea di lezioni sugli stili di vita a scuola, intervista a Maria Rosaria Campitiello
Il capo del Dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie del Ministero della Salute ospite di Future in Healthcare racconta la nuova iniziativa del dicastero, “un’infrastruttura strategica, il primo centro nazionale focalizzato sul potenziamento, l’integrazione e lo sviluppo di attività di prevenzione e promozione della salute”. Focus anche sulla prevenzione dell'infertilità. Il piano pandemico “in dirittura d'arrivo” e la campagna di immunizzazione RSV che può contare su un fondo di 50 milioni per la copertura con l'anticorpo monoclonale del 75% dei neonati”
25 NOV -

Dalle vaccinazioni, agli screening, allo sviluppo di attività di promozione della salute, fino agli sforzi per creare una cultura della fertilità e dare un contributo per frenare il calo delle nascite, il mondo della prevenzione in Italia avrà presto una nuova ‘cabina di regia’: è il PreventionHub. A presentare il progetto, ospite della nuova puntata di Future in Healthcare, è Maria Rosaria Campitiello, capo del Dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie del Ministero della Salute.

Quali sono le misure messe in campo per invertire la frenata che i programmi di vaccinazione e screening hanno subito durante e dopo la pandemia?
“Dopo la pandemia, i programmi di vaccinazione e screening in Italia hanno registrato un rallentamento significativo, mettendo a dura prova il sistema di prevenzione del Paese. Per invertire questa tendenza, il Ministero della Salute ha messo in campo una serie di misure innovative, partendo da un elemento cruciale: la comunicazione efficace sui benefici dei vaccini soprattutto per proteggere anziani e fragili. Questo approccio rappresenta un importante progresso scientifico, ma anche una sfida in termini di comunicazione: è essenziale far comprendere alla popolazione i vantaggi di questo tipo di vaccini, rassicurando soprattutto le persone anziane e i gruppi vulnerabili. Per raggiungere questo obiettivo, il ministero della Salute sta lavorando a un programma di comunicazione mirato che avrà come cuore pulsante il PreventionHub, un’infrastruttura strategica e dedicata, pensata per guidare e coordinare gli sforzi di prevenzione a livello nazionale. L’Hub Nazionale di Prevenzione, in linea con i principi del One Health e con gli obiettivi del PNRR, mira a diventare il primo centro nazionale focalizzato esclusivamente sul potenziamento, l’integrazione e lo sviluppo di attività di prevenzione e promozione della salute, ricordando che a oggi solo l'11% delle donne e il 5% degli uomini in Italia fanno prevenzione”.

Quali saranno gli obiettivi di questo nuovo progetto? “L’obiettivo del PreventionHub è duplice. Da un lato, esso punta a creare e consolidare reti nazionali e regionali per sviluppare politiche intersettoriali e programmi di prevenzione in grado di promuovere salute e benessere in modo inclusivo, equo e sostenibile, coordinando in questo modo i vari dipartimenti. Dall’altro, intende fungere da catalizzatore per le iniziative del Servizio Sanitario Nazionale, coordinando gli sforzi per prevenire le malattie e sviluppare strumenti efficaci per la raccolta, l’analisi e la produzione di dati, conoscenze ed evidenze scientifiche, fondamentali per pianificare e monitorare le attività di prevenzione. Il PreventionHub, in sostanza, rappresenta non solo un passo avanti per rafforzare le strutture esistenti, ma anche un modello innovativo per portare la prevenzione e la salute pubblica al centro delle politiche sanitarie italiane, assicurando che ogni cittadino possa beneficiare di un sistema sanitario resiliente e proattivo. L’ultima e più importante finalità è quella di ricostruire la fiducia nei vaccini, riconquistando la partecipazione della popolazione alle campagne vaccinali essenziali, come quelle contro influenza, polmonite da pneumococco e, naturalmente, Covid-19. Questo impegno mira a proteggere soprattutto le persone fragili e gli anziani, sensibilizzando la popolazione sull’importanza di questi piani vaccinali, che possono letteralmente salvare vite umane”.

Qual è il punto della situazione sul Piano Pandemico? “Siamo in dirittura d'arrivo. L’attuale bozza del piano è stata rivista e condivisa con l’Istituto Superiore di Sanità e la Direzione Generale della Prevenzione per assicurare che le linee guida siano allineate con le migliori pratiche internazionali e le specificità italiane. Il prossimo passo è il passaggio in Conferenza Stato-Regioni, dove si attende un’approvazione definitiva che renderà il piano attuabile in tempi brevi. La copertura finanziaria è stata individuata nella legge di bilancio e quindi siamo tranquilli. Il Ministero della Salute, con il supporto delle istituzioni sanitarie nazionali e internazionali, continua a monitorare attentamente i virus emergenti e sta dunque completando l’iter di approvazione del nuovo Piano pandemico, fondamentale per una risposta rapida e coordinata alle possibili emergenze future, e che sarà anche il cuore pulsante del nostro PreventionHub. L’obiettivo finale è garantire un sistema di prevenzione integrato e resiliente, capace di rispondere prontamente alle minacce infettive e proteggere la salute pubblica”.

Virus respiratorio sinciziale. A che punto è il programma di immunizzazione contro il virus respiratorio sinciziale? “Abbiamo mantenuto le promesse. Per assicurare una copertura ampia e gratuita, è in via di definizione uno studio pilota grazie a un fondo specifico da 50 milioni per supportare economicamente l’immunizzazione contro RSV per il 75% dei neonati. L’obiettivo è proteggere sia attraverso la somministrazione dell’anticorpo monoclonale per i bambini, sia con la vaccinazione delle donne in gravidanza, che possono trasmettere una protezione passiva al neonato. Questo approccio integrato mira a coprire sia i bambini nati in piena stagione di picco, sia quelli che nasceranno successivamente, rendendo l’immunizzazione gratuita e accessibile su tutto il territorio nazionale. La combinazione di anticorpo monoclonale e vaccinazione delle donne in gravidanza rappresenta una strategia di prevenzione duale per garantire che i neonati in Italia siano protetti contro RSV. La vaccinazione materna può offrire una protezione nei primi mesi di vita, mentre il monoclonale è destinato a rafforzare la protezione diretta nei bambini più vulnerabili. In sintesi, pur riconoscendo i ritardi iniziali nell’approvvigionamento, il Ministero della Salute si sta adoperando per rispettare l’impegno di rendere gratuita la profilassi contro RSV per tutti i bambini. L’obiettivo è garantire la distribuzione dell’anticorpo monoclonale entro l’inizio della stagione invernale, minimizzando così il rischio di infezioni gravi e proteggendo la salute dei più piccoli durante i mesi più critici per le infezioni respiratorie. Insieme al Nitag stiamo anche valutando la trasformazione del Piano nazionale Vaccini e quindi immaginare che diventi un Calendario di Immunizzazione, che includa perché no anche la vaccinazione contro il Covid soprattutto per soggetti fragili e anziani”.

Come sta lavorando il ministero della Salute per rilanciare la ricerca italiana? ”Per rilanciare la ricerca italiana, il Ministero della Salute sta lavorando in modo deciso sul potenziamento della rete degli IRCCS (Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico), veri e propri centri di eccellenza per la ricerca e l’innovazione clinica, ma che sono anche ospedali d'eccellenza. Gli IRCCS rappresentano una risorsa strategica per il sistema sanitario nazionale, poiché integrano ricerca, assistenza e formazione, migliorando così sia la qualità delle cure sia l’avanzamento scientifico. Una delle priorità è supportare gli IRCCS nella loro internazionalizzazione. Questo significa facilitare l’accesso a finanziamenti europei e internazionali, promuovere collaborazioni con centri di ricerca esteri e garantire che la ricerca condotta in Italia sia riconosciuta a livello globale. La recente riforma degli IRCCS è al centro di questa strategia: l’obiettivo è dare maggiore autonomia a questi istituti, semplificando i processi amministrativi e migliorando l’integrazione tra ricerca e pratica clinica. Il Dipartimento sta lavorando anche per consolidare le reti nazionali degli IRCCS, con l’intento di promuovere sinergie e specializzazioni complementari. Per affrontare le sfide e le criticità degli IRCCS, il Ministero ha organizzato un primo incontro con i Direttori Scientifici e i Direttori Generali degli istituti. Questo incontro ha permesso di individuare i punti critici segnalati dagli IRCCS, incluse le esigenze in termini di personale, infrastrutture, finanziamenti e regolamentazione. Successivamente, è stata inviata una comunicazione dettagliata, in cui il Ministero ha elencato i principali interventi previsti per superare tali difficoltà, con l’obiettivo di rispondere alle esigenze degli IRCCS nel più breve tempo possibile. Un altro punto centrale è il supporto ai giovani ricercatori, per evitare la “fuga di cervelli” e garantire che le menti più brillanti trovino opportunità di carriera in Italia. Il Dipartimento intende promuovere borse di studio e bandi competitivi per finanziare progetti innovativi, con particolare attenzione alla ricerca traslazionale, che punta a trasformare le scoperte scientifiche in applicazioni cliniche. Inoltre, si sta lavorando per integrare nei progetti degli IRCCS tecnologie avanzate, come intelligenza artificiale, medicina personalizzata e tecniche di sequenziamento genomico, per aumentare la competitività della ricerca italiana. In conclusione, il rilancio della ricerca italiana attraverso la rete degli IRCCS è una delle priorità del Ministero, che punta a trasformare questi istituti in centri di riferimento a livello internazionale. L’obiettivo è rafforzare la sanità italiana, aumentando la qualità delle cure e l’efficienza del sistema, e fare in modo che i progressi scientifici possano migliorare concretamente la vita dei cittadini. Con una gestione integrata e il potenziamento delle risorse destinate alla ricerca, gli IRCCS potranno contribuire in modo significativo alla salute pubblica e all’innovazione scientifica in Italia. Sta per arrivare la nomina del nuovo direttore della Ricerca che sarà al mio fianco per ristabilire l'importanza, l'autonomia e il sostegno alla ricerca italiana”.

La prevenzione dell’infertilità è uno dei principi su cui lei crede di più. A che punto siamo con l’implementazione di un programma dedicato alle giovani donne, mirato anche a invertire il trend di calo demografico in Italia? “L'ultima fotografia scattata dall'Istat è davvero demoralizzante. La prevenzione dell’infertilità è un tema fondamentale, strettamente connesso alla necessità di invertire il preoccupante trend di denatalità in Italia. Come Dipartimento, riteniamo che sia essenziale adottare un approccio sistemico alla salute della donna in toto, che tenga conto della sua fertilità in modo consapevole e lungimirante. In quest’ottica, uno dei nostri obiettivi principali è lo sviluppo di un programma mirato alle giovani donne, basato su informazioni accurate e strumenti di consapevolezza sulla propria riserva ovarica. Il ruolo del PreventionHub sarà strategico: pensiamo a un centro in grado di promuovere iniziative di sensibilizzazione che non solo informino le donne sulle proprie capacità riproduttive, ma che al contempo sostengano la salute della donna in ogni sua fase. La consapevolezza della propria fertilità offre un vantaggio sia personale che sociale, perché permette alle donne di fare scelte in linea con i propri progetti di vita, professionali e familiari. In questo contesto, uno degli aspetti centrali sarà l’accesso a screening e monitoraggi regolari della salute riproduttiva, con consulenze individuali che possano orientare verso soluzioni appropriate e tempestive. Questo programma si rivolge a tutte le giovani donne, con particolare attenzione a quelle che, per motivi sociali o lavorativi, potrebbero scegliere di rimandare il momento della maternità. Potenziando la prevenzione e diffondendo conoscenze approfondite sulla salute riproduttiva, puntiamo a creare una generazione consapevole, che possa affrontare con maggiore serenità e libertà le scelte legate alla famiglia e al lavoro. L’obiettivo finale è ambizioso: non solo ridurre il numero di coppie che si trovano ad affrontare difficoltà di concepimento, ma contribuire a rafforzare la fiducia nelle istituzioni sanitarie e a costruire un sistema di prevenzione che si ponga come pilastro della salute pubblica e del benessere familiare. Con il contributo di tutte le istituzioni coinvolte, vogliamo che la prevenzione alla fertilità diventi una realtà concreta e integrata nelle politiche sanitarie e sociali del nostro Paese”.

Collaborazione con la scuola per la sensibilizzazione dei giovani alle tematiche della prevenzione e dei corretti stili di vita. Ci sono iniziative allo studio? “La collaborazione con la Scuola è una priorità su cui stiamo lavorando insieme al Ministero della Ricerca e al Ministero dell’Istruzione, con l’obiettivo di rendere l’ambiente scolastico un luogo di educazione alla salute a tutto tondo. Il protocollo d’intesa esistente sarà aggiornato, arricchito di contenuti rilevanti e mirati alle esigenze dei giovani, per promuovere la consapevolezza e la responsabilità verso la propria salute fin dall’infanzia e dall’adolescenza. Crediamo fortemente nel potenziale della scuola come veicolo per diffondere messaggi cruciali in tema di prevenzione e corretti stili di vita. In particolare, intendiamo avvicinare i giovani con tematiche a loro vicine, come la corretta alimentazione, la pratica regolare dell’attività fisica e la lotta al fumo, all’abuso di alcol e alle droghe, anche con delle ore di lezione dedicate ai corretti stili di vita. Accanto a queste aree, sarà dato ampio spazio all’educazione su temi di salute pubblica che rivestono oggi un’importanza crescente, come la salute mentale e la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. La salute mentale, in particolare, è una priorità su cui stiamo intensificando i nostri sforzi, considerando l’impatto che fattori come il bullismo, la pressione scolastica e l’isolamento sociale possono avere sui ragazzi. Sensibilizzare i giovani su questo tema, educandoli al riconoscimento precoce dei segnali di disagio e all’importanza del sostegno psicologico, è un passo fondamentale per costruire una società più consapevole e solidale. Stiamo anche lavorando per strutturare percorsi educativi pratici e coinvolgenti, che facciano uso di nuove tecnologie e modalità interattive, per rendere più efficace e attraente la comunicazione su questi temi. Prevediamo l’introduzione di laboratori, seminari e incontri con esperti che possano parlare in modo diretto ai ragazzi, favorendo un dialogo aperto e creando momenti di riflessione collettiva. Infine, crediamo che sensibilizzare i giovani in età scolastica sia uno strumento cruciale per invertire tendenze preoccupanti e per formare cittadini responsabili e consapevoli del proprio ruolo nel mantenimento di una buona salute individuale e collettiva. La scuola, in questa visione, diventa un centro di prevenzione precoce, in grado di guidare i giovani verso scelte consapevoli che si rifletteranno positivamente sulla società nel suo complesso”.

Barbara Di Chiara

25 novembre 2024
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