"Il complesso della spesa sanitaria corrente, dopo un lieve aumento in percentuale del Pil al 6,3 per cento nel biennio 2024-25, dal 2026 si posizionerebbe di nuovo al 6,2 per cento registrato nel 2023. E, per riportare il livello di spesa sanitaria sul Pil a livello del 2019 (6,4 per cento), sarebbe necessario assicurare un aumento della spesa di circa 2,8 miliardi nel 2025, 4,3 nel 2026 e 5,6 nel 2027 rispetto a quanto indicato nel tendenziale.
Così l'Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb) durante l'audizione presso le commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato sul Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029. Nel corso dell'audizione l'Upb ha sottolineato come il progressivo invecchiamento della popolazione "comporta costi crescenti per la previdenza e la sanità, che metteranno sotto pressione il bilancio pubblico".
Nei programmi del PSB la spesa sanitaria "crescerebbe a un tasso non specificato, ma superiore a quello medio annuo fissato per l’aggregato della spesa primaria netta per il periodo 2025-2031 (1,5 per cento). Ciò già avviene per la spesa tendenziale – almeno fino al 2027, ultimo anno per il quale sono riportate le previsioni del conto delle Amministrazioni pubbliche – che è prevista aumentare del 2,9 per cento nel 2025, del 2,1 nel 2026 e dell’1,7 nel 2027. Rispetto a un’evoluzione pari a quella fissata in media per la spesa primaria netta, ciò implica una maggiore spesa sanitaria tendenziale di circa 1,9 miliardi nel 2025, 2,9 nel 2026 e 3,3 nel 2027", si spiega.
Per gli anni successivi al 2027, per i quali il PSB non riporta le previsioni di spesa sanitaria, "si può ricorrere, pur con una certa cautela, al più recente rapporto dell’Ageing Working Group. Secondo le proiezioni indicate in tale documento, basate sull’ipotesi di politiche invariate, la spesa in rapporto al PIL nello scenario base, costante tra il 2024 e il 2028, aumenterebbe nel 2029 di un decimo di punto di PIL e di ulteriori 0,4 punti tra il 2030 e il 2040 (con un’oscillazione tra lo scenario più sfavorevole e quelli più favorevoli di un decimo di punto in più o in meno nel 2030 e tra +0,3 e -0,2 nel 2040). Pertanto, la spesa negli anni 2028-2031 crescerebbe spontaneamente come o più del PIL nominale, plausibilmente con incrementi superiori all’1,5 per cento anche dopo il 2027".
Nell’ambito della descrizione dei piani di riforma e di investimento, nel PSB si afferma l’intenzione di sostenere la qualità del sistema sanitario attraverso l’incremento dei fondi destinati alla sanità pubblica, la prosecuzione degli interventi del PNRR e la digitalizzazione e grazie a una serie di misure volte a potenziare il Servizio sanitario nazionale. "A tale proposito si può osservare che per riportare la quota di spesa sanitaria sul PIL (programmatico) al livello registrato nel 2019 (6,4 per cento) – l’anno precedente a quello in cui si è diffusa la pandemia, che pure rappresentava un minimo dopo una riduzione prolungatasi per circa un decennio – sarebbe necessario assicurare un aumento della spesa di circa 2,8 miliardi nel 2025, 4,3 nel 2026 e 5,6 nel 2027 rispetto a quanto indicato nel tendenziale", sottolinea l'Upb.
Quanto alle misure previste per potenziare il sistema sanitario in aggiunta agli interventi contemplati dal PNRR, "nel PSB vi è l’impegno a rafforzare gli strumenti di monitoraggio della spesa attraverso nuovi indicatori di efficienza e adeguatezza, ad attuare la programmazione delle assunzioni di personale, soprattutto per le specializzazioni attualmente carenti, a rafforzare l’assistenza territoriale e l’edilizia sanitaria, anche con strumenti di partenariato pubblico-privato (PPP), e a sviluppare e riordinare, anche migliorando la vigilanza, le forme di sanità integrativa, mirate altresì all’assistenza a lungo termine. Ulteriori obiettivi indicati sono il superamento dei divari territoriali, l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, lo stimolo di stili di vita sani, il contrasto dell’antibiotico resistenza e il controllo sull’uso di fitofarmaci".
"Nell’incertezza sulle prospettive di potenziamento della dotazione di personale, le cui carenze rappresentano oggi il principale problema che affligge il Servizio sanitario nazionale, la strategia del Governo appare complessivamente orientata ad ampliare il ruolo del secondo pilastro complementare e il coinvolgimento dei privati negli investimenti. Si ricorda che l’eventuale espansione delle agevolazioni fiscali per la sanità integrativa inciderebbe in aumento sull’aggregato della spesa primaria netta. Per quanto concerne le PPP, Eurostat e la Corte dei Conti hanno messo in guardia dai rischi di sostenibilità fiscale, legati anche alla possibilità di rinviare e diluire nel tempo gli oneri, tanto più in presenza di carenze nei meccanismi di governance degli investimenti pubblici", conclude il documento.