PMA. Nel 2021 dopo la contrazione in pandemia ripresa delle tecniche con 16.625 bambini nati (il 4,2% del totale), oltre 5.000 in più in un anno. La nuova Relazione al Parlamento
30 NOV - Dopo la contrazione osservata nella prima fase della pandemia Covid-19, nel 2021 in Italia si è assistito a una ripresa dell’applicazione di tutte le tecniche di Procreazione medicalmente assistita (PMA), sia di I livello (inseminazione) sia di II e III livello (fecondazione in vitro); sia con gameti della coppia, sia con gameti donati. Le coppie trattate sono infatti passate da 65.705 a 86.090, i cicli effettuati sono passati da 80.099 a 108.067 e i bambini nati vivi da 11.305 a 16.625 (
12.906 con gameti della coppia + 3.719 con gameti donati), pari al
4,2% del totale dei bambini nati nel 2021 (400.249 nati vivi, Fonte: ISTAT).
Ben 5.320 bambini in più venuti al mondo (+47%) grazie a queste tecniche in un solo anno. E' quanto emerge dalla
Relazione del Ministro della Salute al Parlamento sullo stato di attuazione della legge (40/2004) contenente norme in materia di procreazione medicalmente assistita - anno 2023, pubblicata oggi sul sito del dicastero e trasmessa al Parlamento il 10 novembre scorso.
I centri di PMA attivi sono 340, di cui 100 pubblici, 19 privati convenzionati, 221 privati (138 di I livello e 202 di II e III livello). I centri di PMA di II e III livello privati sono in numero superiore a quelli pubblici + privati convenzionati (113 vs 72 + 17), ma svolgono meno cicli di trattamento con tecniche di II-III livello che utilizzano gameti della coppia. Se consideriamo il numero dei cicli solo sui 185 centri che hanno svolto attività nel 2021 risulta che il 36,8% dei centri è pubblico ed effettua il 33,9% dei cicli; l’8,6% è privato convenzionato ed effettua il 28,2% dei cicli; il 54,6% è privato ed effettua il 37,9% dei cicli. In generale, quindi,
il 62,1% dei cicli di trattamenti di II e III Livello con gameti della coppia si effettua all’interno del SSN (in centri pubblici + privati convenzionati), mentre solo il 27,4% dei cicli con gameti donati viene effettuato in centri pubblici o privati convenzionati a fronte del restante 72,6% che viene eseguito in centri privati. Rimane la diversa distribuzione dei centri pubblici e privati convenzionati, più presenti nel Nord del Paese, che riflette una migliore offerta ai cittadini e caratterizza la differenza tra le Regioni.
Inoltre, un consistente numero di centri PMA di II e III livello presenti sul territorio nazionale svolge un numero ridotto di procedure nell’arco dell’anno.
Solo il 32,6% di questi centri ha eseguito più di 500 cicli, contro una media europea del 47,3% (European IVF Monitoring, EIM anno
2018). Sarebbe auspicabile che i centri PMA fossero in grado di svolgere volumi di attività congrui in modo da garantire qualità, sicurezza e appropriatezza delle procedure nelle tecniche di PMA e che tali centri fossero equamente distribuiti su tutto il territorio nazionale per offrire il miglior livello di prestazione possibile.
Resta elevata l’età media delle donne che si sottopongono alle tecniche a fresco con gameti della coppia,
36,8 anni (gli ultimi dati dal Registro Europeo riportano un’età media di 35 anni per il 2018), diminuisce la percentuale di donne sopra i 40 anni che si sottopone alle tecniche di PMA a fresco: era del 35,8% nel 2020, è del 34,4% nel 2021. Ovviamente nella fecondazione in vitro con gameti donati l’età media della donna è maggiore per la donazione di ovociti (41,9 anni) rispetto a quella del seme (34,8 anni). La principale indicazione per i cicli con ovociti donati rimane l’avanzata età
materna, indicando come questa tecnica sia utilizzata soprattutto per infertilità fisiologica e non per patologie specifiche.
In generale, l’efficacia dell’applicazione delle tecniche di II-III livello con gameti della coppia è leggermente migliorata. In particolare, nei cicli a fresco, le percentuali di gravidanza migliorano sia se calcolate rispetto ai cicli iniziati sia se calcolate su trasferimento. Questo avviene nonostante un
costante incremento dell’età media delle donne trattate e un aumento della scelta terapeutica nota come
freeze-all che interrompe il ciclo a fresco con il congelamento di tutti gli ovociti prelevati e/o 5 embrioni prodotti e che quindi determina un calcolo errato per difetto delle percentuali di gravidanza su ciclo iniziato. Per le tecniche con crioconservazione, le percentuali di gravidanza aumentano sia se calcolate per scongelamento che per trasferimento. Diminuisce il numero di trasferimenti con più embrioni in utero e conseguentemente
diminuiscono sia i parti gemellari che trigemini, questi ultimi in linea con la media europea nonostante una persistente variabilità fra i centri. Diminuisce la percentuale di esiti negativi sulle
gravidanze monitorate.
“È di fondamentale importanza - sottolinea il ministro
Schillaci nella presentazione della relazione - sostenere l’attività di ricerca e promuovere le campagne di comunicazione nonché fornire il sostegno finanziario alle Regioni attraverso risorse dedicate alla PMA, così come previsto dalla legge n. 40/2004. Al fine dunque di migliorare il percorso di prevenzione e cura dell’infertilità e l’accesso omogeneo ai trattamenti sul territorio, sono stati istituiti due Tavoli tecnici, uno presso l’Ufficio di Gabinetto per approfondire le tematiche relative alla ricerca e alla formazione nella prevenzione e cura dell’infertilità, l’altro presso la Segreteria tecnica del Ministro per approfondire le tematiche concernenti gli stili di vita per favorire la fertilità”.