"Purtroppo, ancora oggi dobbiamo registrare le tante aggressioni nei confronti di medici, infermieri e operatori sociosanitari. Una violenza gratuita e pericolosa: perché segna fisicamente e psicologicamente i professionisti che la subiscono, perché mette a rischio la vita di chi in quel momento avrebbe bisogno di cura e, in definitiva, perché indebolisce il nostro sistema sanitario".
Lo dice Tommasa Maio (segretario nazionale di Fimmg C.A.) a margine dell’incontro tenutosi all’Auditorium Cosimo Piccinno del Ministero della Salute e fortemente voluto dal ministro Orazio Schillaci per celebrare la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari. Da Fimmg il riconoscimento al titolare del dicastero della Salute per l’attenzione dimostrata su questo tema, oltre alla capacità di comprendere quanto sia importante un profondo cambiamento culturale. A dirlo sono i dati, che parlano di oltre 16.000 segnalazioni di episodi di aggressione o episodi di violenza fisica verbale a danno di 18.000 operatori sanitari, soprattutto donne. E la conferma del maggiore coinvolgimento delle donne deve stimolare riflessione e soluzioni.
"Le donne sono più esposte alla violenza e subiscono le violenze più gravi». Impressionanti anche i dati certificati dall’INAIL, che per il 2022 segnalano casi in aumento del 14%. Ben 2.243 casi di infortunio in occasione di lavoro accertati positivamente dall'Inail e codificati come violenze, aggressioni, minacce e similari perpetrate nei confronti del personale sanitario: 1.584 per le donne (+15%) e 659 per gli uomini (+12%). Ancor più preoccupanti se si considera che i numeri Inail sono sottostimati, sia perché non considerano i liberi professionisti - tra cui la medicina generale - sia perché non tutti denunciano. Ecco perché è fondamentale coinvolgere i pazienti e le loro famiglie nella promozione di un clima di rispetto reciproco e collaborazione con uno sforzo da parte di tutti: medici, pazienti, istituzioni sanitarie e società nel suo complesso. «Solo attraverso un approccio sistematico e un impegno condiviso – conclude Maio - possiamo sperare di creare un ambiente in cui la violenza contro i medici sia un ricordo del passato, non una realtà presente".