28 GIU - "Con questo ulteriore passaggio si conclude un iter legislativo che ai più potrebbe sembrare un tecnicismo, ma che di fatto avrà un impatto positivo per migliaia di professionisti e milioni di cittadini". Le parole sono quelle di
Tommasa Maio, Segretario Nazionale Fimmg Continuità Assistenziale, che sin dai primi passi segue con attenzione il percorso dell’emendamento, approvato oggi in Senato, che vede come prima firmataria l’Onorevole
Marta Schifone e che ha trovato un indispensabile sostegno nelle forze di maggioranza di Governo con l’impegno degli Onorevoli
Paolo Emilio Russo e
Alberto Luigi Gusmeroli. Ora si attende solo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
L’emendamento, non è superfluo ricordarlo, prevede fino al 2026 la possibilità per i medici del ruolo unico di assistenza primaria con incarico a quota oraria di 24 ore settimanali di avere in carico fino a 1.000 assistiti. Nel quadro di gravi carenze di professionisti che affligge molte aree del Paese, un provvedimento emergenziale come questo è importantissimo per contenere i danni della mancata programmazione. "Soprattutto se paragonato all’inerzia delle Regioni che da un lato lamentano carenze di medici e dall’altro continuano a causare ritardi nella pubblicazione dei bandi per la formazione delle nuove leve della medicina generale". Un ritardo che impedisce al Ministero di provvedere all’avviso nazionale e, quindi, fissare la data del concorso che porterebbe a potenziare un’assistenza sul territorio sempre più capillare ed efficace già subito dopo il superamento del concorso.
Ad esprimere sollievo per l'approvazione in Senato dell'emendamento è anche il Segretario Generale di Cittadinanzattiva
Anna Lisa Mandorino. Non un caso, visto che l’organizzazione è da tempo impegnata nel monitorare e denunciare la desertificazione dell’offerta assistenziale pubblica e le difficoltà che devono quotidianamente affrontare medici e pazienti. "Quella di oggi ci sembra una buona notizia – dice Mandorino – perché consentirà di evitare che milioni di cittadini restino senza medico di famiglia e aiuterà a garantire il funzionamento della continuità assistenziale. Chiaramente, c’è ancora molto da fare, perché il problema delle carenze è un tema nazionale. Una questione che riguarda drammaticamente il Nord Italia ma che è sempre più sentito anche in molte aree del Sud".