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Il futuro del Ssn. Schillaci: “La prevenzione gioca un ruolo strategico, promuoverla deve essere un obbligo”
Così si potrà "garantire alle generazioni di oggi e a quelle che verranno una longevità accompagnata da autonomia e benessere, alleggerendo al contempo la pressione sulle strutture sanitarie. Il futuro della sanità italiana si costruisce oggi, con scelte coraggiose e visione strategica". Così il ministro della Salute in un messaggio inviato all'evento "La sanità del futuro", organizzato oggi alla Camera da Fratelli d'Italia.
25 MAR -

In sanità "proiettarsi verso il domani significa anche cambiare quel paradigma che oggi vede le risorse concentrate sulla cura e non abbastanza sulla prevenzione che invece rappresenta una leva strategica per migliorare lo stato di salute della popolazione e assicurare sostenibilità al servizio sanitario nazionale".

Lo ha evidenziato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenendo con un videomessaggio all'evento "La sanità del futuro", organizzato oggi alla Camera da Fratelli d'Italia. Per il ministro "promuovere stili di vita salutari e diagnosi precoci non è una semplice opzione, bensì una scelta obbligata per garantire alle generazioni di oggi e a quelle che verranno una longevità accompagnata da autonomia e benessere, alleggerendo al contempo la pressione sulle strutture sanitarie. Il futuro della sanità italiana si costruisce oggi, con scelte coraggiose e visione strategica che punta a coniugare modernità ed equità. Un percorso a cui ognuno di noi è chiamato a dare il proprio contributo con spirito costruttivo nell'esclusivo interesse dei cittadini".

Schillaci ha anche sottolineato, nella prospettiva di un sistema sanitario "basato su principi di universalità, uguaglianza ed equità", il ruolo insostituibile del personale sanitario e sociosanitario che rappresenta il pilastro della nostra sanità pubblica e che siamo impegnati a valorizzare affinché sia al passo con le trasformazioni che l'innovazione sta portando in ogni campo". Il futuro, inoltre, "passa per servizi più efficienti e più integrati e per una spinta alla digitalizzazione che consente una migliore assistenza e presa in carico e contribuisce a superare disuguaglianze ancora esistenti".

Con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, Pnrr, "stiamo traghettando la nostra sanità verso una nuova era, caratterizzata da una rete sanitaria radicata nel territorio, strumenti digitali come la telemedicina e il Fascicolo sanitario elettronico, e soluzioni basate sull'intelligenza artificiale. La recente nascita dell'Ecosistema dei dati sanitari accelera questo processo - ha sottolineato Schillaci - poiché rappresenta un importante passo avanti nella digitalizzazione del sistema sanitario italiano, con l'obiettivo di migliorare la prevenzione, la cura, la programmazione sanitaria e la ricerca".

"Così come è strategico, nel processo di rinnovamento del sistema sanitario - ha evidenziato inoltre il ministro - l'aver approvato per la prima volta una legge per dare una risposta strutturale al problema annoso delle liste d'attesa. Un provvedimento che, se ognuno fa in pieno la propria parte, può davvero dare una svolta al sistema, garantendo ai cittadini prestazioni di qualità nei tempi giusti".

Per il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, "il Ssn italiano va rivisto, rivisitato, perché rispondeva a una società completamente diversa
dall'attuale. Il Ssn nasce nel 1978 con una straordinaria intuizione, che ci ha portato ad avere uno dei migliori sistemi sanitari pubblici al mondo, ma rispondeva ad una esigenza sanitaria di una società completamente diversa dall'attuale: uscivamo dal boom economico, avevamo una popolazione giovane, facevamo figli e non avevamo tutte le criticità di un inverno demografico. Bisogna rendere sostenibile il nostro Ssn nel momento in cui non si fanno più figli e la coperta è corta".

"L'80% del Fondo sanitario - ha ricordato - oggi viene speso per curare le cronicità, nel 1978 non esisteva la cronicità perché la popolazione era giovane. C'era una esigenza diversa e non avevamo gli strumenti che abbiamo oggi, a partire da una ricerca che procede in maniera serrata. Il governo ha aumentato enormemente il Fondo sanitario nazionale, siamo arrivati a 134,5 miliardi di euro, che in 5 anni sono 20 miliardi in più, e arriveremo a 141,3 miliardi. Ma non abbiamo solo bisogno di nuovi fondi: fondamentali sono anche i nuovi modelli organizzativi, rispetto a una società completamente cambiata".

"Abbiamo il compito e la sfida di rispondere a problemi complessi con un'analisi di prospettiva e abbiamo due strumenti fondamentali ora a nostro vantaggio: avere un governo stabile di legislatura, che governerà per 5 anni; e un ministro della Salute tecnico, bravo, un medico".

E ancora: "Abbiamo dato più di 1 miliardo di euro alle Regioni per abbattere le liste d'attesa e il Governo ha licenziato un provvedimento che offre una serie di possibilità: le risorse vanno spese bene e se alcune Regioni ci riescono e altre ci riescono meno, essendo le strutture le stesse e gli uomini gli stessi, ci sono modelli che funzionano rispetto agli altri e quindi ci aspettiamo uno sforzo diverso. È chiaro che il federalismo apporta opportunità ma poi ci devono essere riferimenti locali che riescono a sfruttare le opportunità che il nostro Ministero pone in essere", ha concluso Gemmato.

Tra i presenti anche Ylenja Lucaselli capogruppo di FdI in commissione Bilancio: "Bisogna smettere di parlare di spesa sanitaria e iniziare a immaginare la sanità come un investimento per noi, per i nostri figli e per i nostri nonni. Quando si parla di sanità del futuro - ha aggiunto - bisogna saper guardare alle nuove sfide come per esempio l'aumento del numero degli anziani. Questo tema si può affrontare immaginando che la sanità convenzionata sia parte integrante della sanità pubblica e che entrambe camminino insieme. La seconda sfida da affrontare è quella sulla programmazione che deve essere concreta, pragmatica e non può basarsi su criteri astratti come, per esempio, quelli di riparto ma, al contrario, individuando le vere esigenze ragione per regione. È importante che ci sia interconnessione tra le regioni che possa portare allo sviluppo sostenibile di una sanità circolare. Infine, sarà dirimente uscire da vecchi schemi e guardare al futuro e alle nuove tecnologie come l'intelligenza artificiale che può essere un valido alleato per la sanità".

"Io voglio una sanità in cui chi soffre per una malattia possa essere seguito con professionalità ma anche con calore umano perché il calore umano è una parte integrante della cura. Bisogna rendere le strutture sanitarie più accoglienti dove i pazienti che sono in ansia possano sentirsi a loro agio, a volte basterebbe anche solo un po' di pittura vista la fatiscenza di certe strutture. Inoltre, bisogna dare la possibilità agli operatori sanitari di avere il tempo da dedicare a costruire un rapporto di fiducia con il paziente, valorizzando il ruolo dei sanitari e cambiando anche i tempi prefissati per le visite specialistiche perché, 15 minuti per una visita specialistica, non sono certo adeguati né per il medico né per il paziente che spesso è molto anziano e ha bisogno di tempo e di amore", ha spiegato il deputato di Fratelli d'Italia, Matteo Rosso.

“Il Servizio sanitario nazionale ha bisogno di un rilancio vero, che parta dalla valorizzazione delle competenze manageriali all’interno delle aziende sanitarie. Non possiamo continuare a nasconderci dietro l’alibi delle risorse mancanti. Certo, più fondi aiuterebbero, ma la vera sfida è lavorare meglio con ciò che già abbiamo”, ha dichiarato Giovanni Migliore, presidente Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere), nel suo intervento al convegno nazionale.

“In Italia ci sono 220 aziende sanitarie pubbliche: rappresentano il cuore operativo del sistema. Eppure, troppo spesso si dimentica che il successo di una sanità pubblica efficiente passa dalla qualità della sua governance. Non siamo tutti uguali, ed è qui che emerge il valore della managerialità. Serve una selezione basata sul merito, servono competenze, servono risultati”, aggiunge Migliore.

“Occorre anche restituire pienamente il perimetro d’azione alla funzione manageriale. Se è vero che ogni Regione ha caratteristiche diverse, è ancora più indispensabile che gli interventi siano adeguati agli ambiti locali. Solo le aziende sanitarie, che operano ogni giorno a contatto con i bisogni reali dei cittadini, sono in grado di farlo in modo efficace”.

“Dagli operatori socio-sanitari ai medici, dagli amministrativi ai direttori generali: dobbiamo valorizzare i migliori, investire nella formazione e costruire leadership solide. Solo così potremo garantire ai cittadini un servizio sanitario pubblico all’altezza delle loro aspettative. È tempo di smettere di guardare altrove e iniziare a pretendere di più da noi stessi”, ha concluso.

25 marzo 2025
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