In Italia si contano ogni anno circa 350 decessi per annegamento, con 800 ospedalizzazioni e 60mila salvataggi. Numeri che si possono ridurre individuando le cause degli annegamenti (negli ambienti naturali sono soprattutto malori, correnti, fondali irregolari, sport acquatici e cadute), i luoghi dove avvengono, le condizioni che li determinano.
Questi i dati, insieme ad alcuni consigli utili per la prevenzione, raccolti dall’Osservatorio per lo sviluppo di una strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti ed incidenti in acque di balneazione, istituito dal Ministero della Salute nel 2019, e contenuti nel primo rapporto sui lavori dell’Osservatorio sono pubblicato sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità (Rapporti Istisan 23/15).
Dati ricordati in occasione della Giornata mondiale per la prevenzione dell’annegamento, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 202, che si celebra oggi.
L’annegamento rappresenta una delle principali cause di morte nel mondo. Nell’ultimo decennio, sono stati circa 2 milioni e mezzo i morti per annegamento nel mondo. Le vittime più frequenti sono stati i bambini tra 1 e 4 anni, seguiti da quelli di età compresa tra 5 e 9 anni.
In cinque anni, dal 2017 al 2021, i dati Istat relativi alla mortalità per annegamento riportano:
Il 20% circa degli annegamenti è avvenuto in mare e il restante 34% in acque interne (fiumi e laghi), dove gli adolescenti immigrati rappresentano il gruppo principale. I comportamenti incauti (come tuffarsi senza conoscere il fondale, saper nuotare, giochi con gli amici in acque non sicure) rappresentano la causa più importante di questi incidenti (ISS, 2019-2023).
Dal ministero arrivano anche Consigli utili per prevenire i rischi
Durante la stagione estiva, è perciò fondamentale, per chi va al mare, al lago, al fiume o in piscina seguire alcuni consigli per prevenire gli annegamenti: