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Long Covid. Eterogeneità delle cure nei Centri italiani. Ma sulla sindrome c'è ancora molto da fare. Il documento dellOms Europa
Un summary report dellOms passa in rassegna lapproccio alla gestione del trattamento del long Covid in alcuni Paesi europei, tra cui l‘Italia. In generale i Paesi di tutto il mondo stanno ancora adattando i loro servizi sanitari per soddisfare le esigenze dei pazienti con Long Covid e i sistemi di sorveglianza non sono ancora sufficientemente solidi per offrire una rappresentazione del tutto accurata della sua prevalenza
24 APR -

Eterogeneità delle cure e criticità nel raccordo tra strutture ospedaliere, servizi territoriali e medicina di base.
Il trattamento del Long Covid marcia a differenti velocità nei centri italiani, e non mancano sfide organizzative, anche relative ai finanziamenti. Ma in generale i Paesi di tutto il mondo stanno ancora adattando i loro servizi sanitari per soddisfare le esigenze dei pazienti con Long Covid e i sistemi di sorveglianza non sono ancora sufficientemente solidi per offrire una rappresentazione del tutto accurata della prevalenza della sindrome e del fatto che i servizi soddisfino le esigenze dei pazienti.

A scattare la fotografia è un summary report appena pubblicato dallOms Europa, che passa in rassegna lapproccio alla gestione del trattamento del long Covid in alcuni Paesi europei, tra cui anche lItalia. A coordinare il lavoro per la parte riguardante il nostro Paese, è lIstituto Superiore di Sanità che ha censito 124 Centri.

Tra le criticità emerse nel Report in alcuni Centri italiani c'è la mancata fornitura di servizi di riabilitazione, e la poca attenzione allaspetto nutrizionale o cognitivo di quanti sono stati presi in carico.

Per dare invece uniformità a un modello di cura nel nostro Paese dal mese di dicembre 2022 sono state rilasciate le linee guida dellIstituto Superiore di Sanità, che oggi rappresentano la base scientifica a cui far riferimento nella cura di questa sindrome e che rappresentano anche un modello proposto a livello internazionale, con un costante aggiornamento da parte degli esperti.

Nel nostro Paese oltre alle sfide organizzative legate al Long Covid, ce ne sono anche altre relative al finanziamento. ll Report evidenzia infatti che i fondi per la cura delle persone con la sindrome post Covid, stanziati da un decreto ministeriale del 2021, erano previsti solo fino al 2023, mentre ora la gestione varia da Regione a Regione.

Gli scenari emersi. Dal Report emerge che i Paesi di tutto il mondo stanno ancora adattando, in varia misura, i loro servizi sanitari per soddisfare le esigenze dei pazienti con Long Covid (post Covid 19 condition - Pcc), e i sistemi di sorveglianza non sono ancora sufficientemente solidi per offrire una rappresentazione del tutto accurata della prevalenza della Pcc e del fatto che i servizi soddisfino le esigenze dei pazienti.

Detto questo, dai Rapporti dei Paesi/regioni sono emersi alcuni temi comuni. Nel definire la Pcc, la maggior parte dei Paesi censiti sembra fare riferimento e lavorare con la definizione data dallOms, in particolare per quanto riguarda la durata dei sintomi prima della diagnosi - 12 settimane o più.

Non esistono ancora test di laboratorio di conferma per la Pcc o agenti in grado di far regredire i sintomi, ma le raccomandazioni di buona pratica nella maggior parte dei Paesi sottolineano la necessità di eseguire una valutazione multidimensionale dei pazienti sottoposti a screening o con sospetta Pcc. Unulteriore formazione dei medici per riconoscere la Pcc e considerarla come una diagnosi, si sottolinea nel Report andrà a vantaggio dei pazienti.

È noto, rileva poi il Report, che la prevalenza è elevata in molti Paesi, ma attualmente mancano dati dettagliati. Unulteriore sfida per stabilire dati di prevalenza solidi deriva dalla varietà di sintomi che possono essere presenti nei pazienti con Pcc. Questa diversità può portare i pazienti a ricevere diagnosi alternative. Nei Paesi, la prevalenza variava da circa il 5% in Israele a oltre il 17% in Italia.

Sono stati poi scontrati punti in comune tra i Paesi sotto la lente. L’assistenza primaria è il primo punto di contatto per i pazienti affetti da Pcc; il coordinamento e la gestione dei casi sono affidati ai medici di base/medici di famiglia; il rinvio a ospedali, dipartimenti e cliniche dedicate alla Pcc e/o a specialità, come pneumologi e neurologi, è il passo successivo adottato nei casi più complessi. Le équipe multidisciplinari svolgono un ruolo fondamentale nel trattamento della Pcc e la consultazione virtuale è comune in alcuni Paesi. È anche ampiamente riconosciuto che la collaborazione tra servizi ospedalieri e comunitari, compresa la riabilitazione, è fondamentale nel percorso della PCC.

Al di là della fornitura di servizi, i servizi per la PCC devono combattere con problemi di finanziamento e di risorse. Altre sfide segnalate sono la carenza di personale, i tempi di attesa per la riabilitazione e altri servizi, liidentificazione dei pazienti più vulnerabili, la debolezza delle organizzazioni di servizi, l’integrazione dei servizi di Pcc nei sistemi sanitari comunitari e la mancanza di trattamenti comprovati. Come per il miglioramento dei dati di prevalenza, la misurazione delle prestazioni dei servizi di Pccdovrebbe contribuire al miglioramento delle cure.

Il ruolo dellIss nella raccolta di informazioni sul Long Covid
LItalia ha contribuito alla raccolta di informazioni sul Long Covid da parte dellOms riportando i risultati del Progetto CCM “Analisi e strategie di risposta agli effetti a lungo termine dellinfezione Covid-19 (Long Covid)”, finanziato dal Ministero della Salute e coordinato dallIss.
Attraverso i dati del progetto CCM, il nostro Paese ha contribuito al report con dati della medicina generale relativi ai sintomi di oltre 70mila assistiti con pregressa infezione da Sars-CoV-2, un documento di linee guida per la gestione della condizione di Long-Covid sviluppato da esperti clinici con rappresentanza di pazienti, la descrizione delle caratteristiche dei centri di assistenza sul Long Covid identificati da un survey nazionale coordinata dallISS, e una ampia raccolta dati svolta da tre Agenzie Sanitarie Regionali (Friuli, Toscana, Puglia) sullutilizzo di risorse sanitarie legate a pregresso Covid.

Il progetto, che ha anche coinvolto diversi centri clinici di Università ed Ospedali e reti cliniche di Irccs, Istituti di Ricovero e Cura a carattere scientifico, è in fase di conclusione, ed i risultati aggiornati saranno presentati il 22 maggio prossimo in un convegno organizzato da ISS e Fondazione Gemelli.

24 aprile 2024
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