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Disuguaglianze di genere alla radice della crisi globale nel settore sanitario e assistenziale. Il rapporto dell’Oms
Le donne svolgono circa il 76% di tutte le attività di assistenza non retribuite. Con paghe più basse e cattive condizioni di lavoro. Per l’Onu “le disuguaglianze di genere nel lavoro sanitario e assistenziale hanno un impatto negativo sulle donne, sui sistemi sanitari e sui risultati sanitari”
13 MAR -

La carenza di investimenti nei sistemi sanitari si traduce in un circolo vizioso che produce lavoro non retribuito, riduce in particolare la partecipazione delle donne ai mercati del lavoro retribuito, danneggia la loro emancipazione economica e ostacola l’uguaglianza di genere. Disuguaglianze di genere che hanno un impatto negativo non solo sulle donne, ma sui sistemi sanitari e sui risultati sanitari.

È quanto emerge dal nuovo rapporto pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, “Fair share for health and care: gender and the underevaluation of health and care work”.

Le donne, spiega una nota, rappresentano il 67% della forza lavoro globale retribuita nel settore sanitario e assistenziale. Ma è stato stimato che svolgano circa il 76% di tutte le attività di assistenza non retribuite. Un lavoro che tende ad essere meno pagato e ad avere cattive condizioni lavorative. Una svalutazione del caregiving, svolta principalmente dalle donne, che ha un impatto negativo sui salari, sulle condizioni di lavoro, sulla produttività e sull’impronta economica del settore.

Il messaggio lanciato è chiaro: garantire che le donne operatrici sanitarie e assistenziali siano adeguatamente valorizzate, sostenute, protette e promosse è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi fissati nella Strategia globale dell'Organizzazione mondiale della sanità sulle risorse umane per la salute: Forza lavoro 2030 e nel Piano d'azione Lavorare per la salute 2022-2030.

Il Report mostra infatti come decenni di sottoinvestimento cronico nel settore sanitario e assistenziale stiano contribuendo a una crescente crisi globale dell’assistenza. Inoltre, a causa della stagnazione in corso della copertura sanitaria universale (UHC), con 4,5 miliardi di persone senza copertura completa dei servizi sanitari essenziali, le donne rischiano di assumere ancora più lavoro di cura non retribuito. E l’impatto deleterio della debolezza dei sistemi sanitari, combinato con l’aumento del lavoro sanitario e assistenziale non retribuito, sta mettendo ulteriormente a dura prova la salute dei caregiver e la qualità dei servizi.

“Il rapporto ‘Fair share’ evidenzia come gli investimenti equi di genere nel lavoro sanitario e assistenziale ripristinerebbero il valore della salute e dell’assistenza e guiderebbero economie più eque e inclusive”, ha affermato Jim Campbell, direttore dell’Oms per la forza lavoro sanitaria. “Chiediamo ai leader, ai responsabili politici e ai datori di lavoro di fare investimenti: è tempo di una quota equa per la salute e l’assistenza”.

Il Rapporto indica quindi le leve politiche per valorizzare meglio il lavoro sanitario e assistenziale:

  1. Migliorare le condizioni di lavoro per tutte le forme di lavoro sanitario e assistenziale, in particolare per le professioni altamente femminilizzate
  2. Includere le donne in modo più equo nella forza lavoro retribuita
  3. Migliorare le condizioni di lavoro e le retribuzioni del personale sanitario e assistenziale e garantire la parità di retribuzione per un lavoro di pari valore
  4. Affrontare il divario di genere nell’assistenza, sostenere un lavoro di assistenza di qualità e sostenere i diritti e il benessere dei caregiver
  5. Garantire che le statistiche nazionali tengano conto, misurino e valorizzino tutte le attività
  6. Investire in solidi sistemi sanitari pubblici per ridurre l’onere del lavoro assistenziale non retribuito e migliorare la qualità dei servizi sanitari.

“Gli investimenti nei sistemi sanitari e assistenziali – conclude la nota dell’Onu – non solo accelerano i progressi in materia di UHC, ma ridistribuiscono il lavoro sanitario e assistenziale non retribuito. Quando le donne partecipano a lavori retribuiti nel settore sanitario e assistenziale, sono economicamente emancipate, i risultati sanitari sono migliori. I sistemi sanitari devono riconoscere, valorizzare e investire in tutte le forme di lavoro sanitario e assistenziale”.

13 marzo 2024
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