Nel 2021 le persone anziane (65 anni e più) che dichiarano di essersi vaccinate contro l’influenza sono il 66,1%, valore sotto la soglia raccomandata dall’Oms (75%), quota peraltro non raggiunta neanche tra gli over 75 (73,2%). È quanto segnala l’Istat in un focus sulla vaccinazione antinfluenzale.
Il 33,4% delle persone non vaccinate di 65 anni e più ha dichiarato di non averlo fatto perché non si ritiene un soggetto a rischio. Tale quota scende al 22,9% tra gli ultra74enni.
Ha fatto il vaccino antinfluenzale il 71,5% di chi dichiara di essere in cattive condizioni di salute e il 69,1% di chi dichiara la presenza di malattie croniche.
Il timore dei rischi collegati al vaccino riguarda il 21,7% dei non vaccinati in cattive condizioni di salute (dichiarano di stare male o molto male), rispetto al 10% di chi dichiara di godere di buona salute.
Vaccinazione antinfluenzale per due anziani su tre
Ogni anno l'influenza stagionale è responsabile dai 3 ai 5 milioni di casi gravi in tutto il mondo e di circa 650mila decessi. Il ricorso alla vaccinazione concorre a contenere gli effetti dell’influenza sia in termini di morbosità sia di letalità. Le complicazioni dell’influenza colpiscono principalmente le persone anziane, pertanto l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) raccomanda che almeno il 75% di chi ha 65 anni e più si vaccini. L’emergenza da Covid-19 ha fatto sì che le autorità nazionali competenti ponessero, ancor più che in passato, l’accento sull’importanza di questa vaccinazione favorendone una maggiore copertura, con il risultato che nella stagione 2020-2021 risultano vaccinati due anziani su tre, nonostante le difficoltà di reperimento delle dosi in alcune specifiche realtà territoriali, a fronte di circa uno su due prima della pandemia.
Nel 2021 le persone di 65 anni e più che dichiarano di essersi vaccinate contro l’influenza (nei 12 mesi precedenti l’intervista) sono il 66,1% (46,9% nel 2019 e 42,3% nel 2015), in crescita ma comunque al di sotto della soglia raccomandata dall’Oms. Quota, peraltro, non raggiunta neanche tra gli over 75 (73,2%, 59% nel 2019 e 53% nel 2015). La copertura vaccinale aumenta al crescere dell’età, con differenze di genere non significative: tra i 65 e i 74 anni ha fatto il vaccino antinfluenzale il 60,6% degli uomini e il 58,6% delle donne; tra gli ultrasettantacinquenni i valori sono rispettivamente 75,3% e 71,8%. Nella classe 15-64 anni il livello di vaccinazione risulta nettamente inferiore: solo il 14,5% degli uomini e il 16,4% delle donne.
La propensione a vaccinarsi non varia molto in base allo status socio-economico dell’anziano, mentre una significativa differenza si osserva relativamente al luogo di residenza, con una maggiore propensione a vaccinarsi nelle regioni del Centro Italia.
Un anziano su tre non vaccinato non si ritiene un soggetto a rischio
Oltre il 60% della popolazione non vaccinata nella classe di età 15-64 anni non ritiene di essere un soggetto a rischio e il 16% dichiara di non essere stato consigliato in tal senso da nessun medico.
Tra gli over 64enni non vaccinati il 15,7% è timoroso per possibili rischi e l’11% esprime dubbi sull’efficacia del vaccino. Il timore dei rischi è più presente tra gli over74enni (20,9%) mentre nella popolazione giovane o adulta non vaccinata questi motivi sono poco diffusi (meno del 5%).
I motivi della mancata vaccinazione antinfluenzale variano sul territorio: nel Nord-est e nelle Isole non si sono sottoposti a vaccinazione per prudenza o timore dei rischi il 17,8% e il 19,9% degli anziani rispetto al 14-15% dei residenti nelle altre ripartizioni (15,7% media Italia). Il ritenere di non essere un soggetto a rischio riguarda circa un terzo degli anziani in qualunque ripartizione territoriale.
Più vaccini tra chi sta peggio in salute, ma meno di quanto raccomandato
La copertura vaccinale è particolarmente importante nel segmento dei soggetti più vulnerabili specie se anziani. Tra gli over64enni che dichiarano cattive condizioni di salute la propensione alla vaccinazione è più elevata della media, a conferma di come lo stato di salute sia rilevante nell’orientare le scelte in questo senso. Tra chi dichiara buone condizioni di salute, infatti, il ricorso alla vaccinazione è più basso (60,1%) rispetto a chi dichiara di trovarsi in cattive condizioni di salute (71,5%) o di chi presenta malattie croniche (69,1%), specie in situazioni di multi morbosità (71,8%).
Tuttavia anche in questi gruppi di popolazione la copertura non raggiunge quella minima raccomandata dall’Oms e ritenuta il target da raggiungere tra gli obiettivi di programmazione sanitaria pubblica.
Aumentano i timori dei rischi con cattive condizioni di salute
A frenare il ricorso alla vaccinazione nei più fragili sono anche i timori degli eventuali rischi conseguenti.
Il non ritenersi soggetto a rischio costituisce la motivazione prevalente per il 40% degli ultra64enni non vaccinati che dichiarano di trovarsi in buone condizioni di salute; percentuale che si dimezza tra chi dichiara di trovarsi in cattive condizioni di salute (18,5%). Tra questi ultimi, tuttavia, la quota di chi adduce la motivazione legata ai possibili rischi, in confronto, raddoppia (il 21,7% contro il 10% tra chi dichiara buona salute). Nei più fragili risulta più elevata anche la quota di chi dichiara di non essersi vaccinato a causa di problemi di salute (15,5% rispetto al 5,7% del totale degli ultra 64enni non vaccinati).
Avere una malattia cronica o averne più di una condiziona le motivazioni di chi non si vaccina in maniera simile anche se meno netta. Tra le persone di 65 anni e più non vaccinate con almeno una malattia cronica non si ritiene a rischio il 29,5%, tale quota scende al 25,5% se le malattie croniche sono più di una. Non essersi vaccinato per timore dei rischi riguarda invece il 17,5% degli ultra64enni cronici e il 20,3% dei multicronici.