Fase 2 e tumori. Fondazione Aiom: “Almeno 200 mila pazienti devono tornare in ospedale per controlli. Servono spazi dedicati”
Questo l’appello del presidente della Fondazione Aiom che chiede alle Istituzioni di adottare un decalogo messo a punto per consentire la regolare ripresa dell’attività di assistenza oncologica, senza esporre i pazienti al rischio di contagio. "Deve essere ridotto al minimo il rischio di contagio e devono quindi essere mantenute le stesse procedure e regole previste nella fase 1".
02 MAG - Sono almeno 200 mila i pazienti oncologici che con l’allentamento del ‘lockdown’ e l’avvio della fase 2, devono tornare in ospedale per visite di controllo e accertamenti diagnostici. Numerosi pazienti si sono rivolti a Fondazione Aiom per ricevere informazioni, anche attraverso il sito e i canali social: il timore del rischio di contagio nelle strutture sanitarie è la domanda più frequente. E a questo dubbio Fondazione Aiom è stata chiamata a fornire risposte, chiedendo quindi alle Istituzioni di adottare un decalogo di regole per garantire la ripresa in sicurezza di esami, visite e trattamenti antitumorali anche durante la fase 2.
“Fino a ora – spiega la presidente
Stefania Gori, Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica all’Irccs Sacro Cuore-Don Calabria di Negrar – come Fondazione Aiom abbiamo invitato i pazienti e i caregivers a seguire le regole comportamentali dettate dal Ministero della Salute per evitare il contagio da nuovo Coronavirus. Oggi la situazione sta, anche se lentamente, volgendo alla normalità e per le persone con tumore è indispensabile tornare a seguire le cure in ospedale in totale sicurezza. Deve essere ridotto al minimo il rischio di contagio e devono quindi essere mantenute le stesse procedure e regole previste nella fase 1. Un paziente con tumore e test positivo per nuovo Coronavirus (tampone naso-faringeo) oppure con malattia COVID-19 non può infatti continuare il trattamento antitumorale. Ecco perché abbiamo lanciato un appello alle Istituzioni affinché facciano proprie le indicazioni del Decalogo predisposto da Fondazione Aiom insieme a molte Associazioni pazienti”.
1 - Percorsi differenziati per i pazienti oncologici rispetto ai pazienti affetti da COVID-19 negli ospedali in cui sono presenti sia reparti COVID che reparti/strutture oncologiche: questo significa anche sale operatorie e sale di diagnostica separate per pazienti positivi al test SARS-CoV-2
2 - Personale sanitario dedicato ai pazienti con cancro, evitando che medici e infermieri utilizzati nei reparti COVID siano al contempo utilizzati anche nei reparti oncologici.
3 - Sorveglianza del personale sanitario. Effettuazione periodica, negli asintomatici, del tampone naso-faringeo per test SARS-CoV-2.
4 - Effettuazione del triage agli operatori sanitari prima dell’inizio di ogni turno lavorativo.
5 - Disponibilità dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) necessari a tutto il personale sanitario e non sanitario.
6 - Effettuazione del tampone naso-faringeo a tutti i pazienti oncologici prima del ricovero nelle degenze oncologiche per far sì che vengano ricoverati in questi Reparti solo i pazienti SARS-CoV-2-negativi.
7 - In assenza di particolari necessità, vietare le visite ai pazienti ricoverati nelle degenze oncologiche.
8 - Effettuare il triage a ogni paziente oncologico ambulatoriale: solo i pazienti asintomatici e senza conviventi SARS-CoV-2-positivi sono ammessi in Day Hospital/Ambulatorio.
9 - Vietare la presenza di familiari o accompagnatori nelle sale di attesa dei Day Hospital/ambulatori oncologici, se non strettamente necessario per motivi assistenziali,
10 - Attivazione di sostegno psicologico attraverso modalità telefoniche o telematiche.
"Garantire strutture oncologiche Cocid-free è un modo per evitare ai pazienti con cancro di poter essere contagiati in ambiente ospedaliero, l’ambiente in cui ogni giorno si recano per curare il loro tumore", conclude Aiom.