Dall’analisi dello smalto dei denti, informazione sullo stato di salute dell’uomo nel tempo
Un gruppo di ricercatori della University of Alaska Fairbanks (USA) ha studiato i livelli di due proteine immunitarie presenti nello smalto dei denti di tre gruppi di popolazioni di periodi storici diversi. L’analisi e la lettura dei livelli di queste due proteine ha permesso di evidenziare una corrispondenza tra lo stress e le malattie. Il metodo potrebbe consentire agli scienziati di esaminare più nel dettaglio le esperienze umane storiche e preistoriche, anche perché lo smalto dei denti si degrada molto lentamente rispetto ad altre parti del corpo.
20 SET - I livelli di due proteine immunitarie incorporate nello smalto dei denti, l’immunoglobulina G e la proteina C-reattiva, potrebbero rivelare informazioni utili a capire meglio la salute delle popolazioni umane, dall’antichità all’era moderna. A sostenerlo, sul Journal of Archaeological Science, è un team guidato da Tammy Buonasera, dell’University of Alaska Fairbanks (USA).
“Queste proteine sono presenti nello smalto dei denti e sono qualcosa che possiamo usare per studiare la salute biologica e, potenzialmente, quella emotiva delle popolazioni umane del passato”, afferma l’autrice principale dello studio,
Tammy Buonasera, assistente professore presso l’Università dell’Alaska Fairbanks. “L’analisi delle proteine immunitarie nello smalto non è mai stata fatta prima e questo apre le porte allo studio della malattia e della salute in passato in modo più mirato di quanto possiamo fare oggi.”
Il gruppo ha testato la presenza e la quantità delle due proteine nello smalto dei denti su tre gruppi di persone di etnie e condizioni diverse: gli anziani Ohlone (nativi stanziali delle coste della California) della fine del 1700, che avevano alti tassi di mortalità, stress e malattie infettive; i coloni europei della fine del 1800, che avevano una durata di vita più breve rispetto alle popolazioni odierne; cadetti militari.
Dall’analisi è emersa una stretta corrispondenza tra alti livelli di stress e malattia nella popolazione indigena (gli Ohlone) e alti livelli delle due proteine nei loro denti, fenomeno che non era evidenziabile negli altri due gruppi.
Questo nuovo modo di analizzare i denti potrebbe consentire agli scienziati di esaminare più nel dettaglio le esperienze umane storiche e preistoriche, sia perché i denti si formano durante diverse fasi dello sviluppo dell’essere umano, sia perché le malattie potrebbero lasciare traccia sullo scheletro e, in ultimo, perché lo smalto dei denti tende a degradarsi molto più lentamente rispetto ad altri tessuti del corpo.
Oltre ad acquisire nuove informazioni sulla vita dei nostri avi, dunque, il metodo pensato dai ricercatori dell’University of Alaska Fairbanks ha il potenziale di approfondire gli effetti su stress, malattie e stile di vita nelle varie popolazioni e nell’uomo moderno. “Lo smalto dei denti può fornirci una registrazione, dalla nascita alla prima età adulta, dello stato di salute di una persona”, conclude Tammy Buonasera.
Fonte: Journal of Archaeological Science 2024