L’ipotiroidismo, come tutte le patologie croniche, necessita di un approccio multidisciplinare. Nell’équipe che prende in carico il paziente, oltre al medico di medicina generale ed allo specialista in endocrinologia, è fondamentale la presenza del farmacista. Il suo ruolo e le sue competenze sono state al centro della seconda intervista del ciclo di Health Conversation dedicate all’ipotiroidismo. L’ospite di questa puntata, il dr. Francesco Ferro Russo, vice Presidente della Fenagifar, la Federazione Nazionale Associazione Giovani Farmacisti, ha approfondito il ruolo del farmacista per la corretta aderenza terapeutica, per la gestione delle interazioni farmacologiche per i pazienti in politerapia e descritto le modalità di collaborazione tra il farmacista, il medico di medicina generale e l’endocrinologo. “Il farmacista, in virtù della sua presenza capillare sul territorio, dalle grandi città ai piccoli paesi di montagna, è spesso il primo punto di accesso del cittadino al Sistema Sanitario Nazionale”, spiega il dottor Russo.
L’ipotiroidismo è una patologia piuttosto complessa che, come tale, richiede diversi accorgimenti. “Uno di questi - aggiunge il vice Presidente della Fenagifar - è sicuramente la continuità terapeutica. Pertanto, il farmacista deve prestare particolare attenzione e monitorare la corretta aderenza alla terapia”. A seguito della prima prescrizione da parte del medico, è fondamentale porre attenzione al mantenimento dell’equilibrio tiroideo, su cui può incidere l’eventuale sostituzione di un farmaco a base di levotiroxina con un altro. Per questo ribadisce il dottor Russo “è indispensabile da parte del medico e del farmacista, nell’ambito della dispensazione, suggerire il mantenimento della terapia. Ed è qui che il nostro ruolo è fondamentale, soprattutto nella comunicazione al paziente”, sottolinea il dottor Russo.
Qualsiasi forma di comunicazione tra il farmacista e un paziente con ipotiroidismo non può prescindere da una costante interazione che il professionista sanitario deve avere con il medico di medicina generale, anche per garantire una corretta gestione delle interazioni terapeutiche. “Il farmacista, oltre a provvedere ad un’adeguata dispensazione della terapia prescritta, può fornire alcuni importanti consigli. Innanzitutto, può scoraggiare il fai-da-te, illustrando gli eventuali effetti derivanti da assunzione combinate di LT4 ed altri farmaci come, ad esempio, alcuni anti-influenzali. Così come può dispensare consigli sulle modalità di assunzione della levotiroxina, dalla posologia, all’orario più consono, fino alla frequenza di somministrazione. Ancora, provvede ad avvertire il medico laddove ravvisi delle interazioni tra farmaci, soprattutto tra i pazienti in politerapia”.
Imprescindibile anche la relazione del farmacista con lo specialista in endocrinologia: “Il farmacista rappresenta una sentinella privilegiata, proprio in virtù delle sue frequenti interazioni con i pazienti. Pensiamo a chi si trovi all’inizio del trattamento con LT4 e alla comparsa di sintomi non graditi decida di interrompere la terapia. In questo caso, il farmacista ha la possibilità di instaurare un immediato dialogo con l’individuo in questione, scoraggiandolo nell’intraprendere iniziative autonome, come una modifica o un’interruzione del trattamento in corso, e indirizzando al medico di medicina generale o allo specialista. Infine, oggi, grazie all’istituzione della farmacia dei servizi, il farmacista, su prescrizione del medico, può effettuare alcuni esami, sempre al fine di monitorare al meglio eventuali interazioni terapeutiche e l’efficacia della terapia in atto. Questa proficua collaborazione - conclude Russo - potrà ulteriormente migliorare con la piena operatività del fascicolo sanitario elettronico”.
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