Le patologie cardiache si associano a cambiamenti vascolari nel cervello
Una meta-analisi di oltre 200 studi osservazionali, che ha coinvolto oltre 13.000 persone, ha evidenziato come la presenza di cambiamenti nei vasi sanguigni nel cervello che possono aumentare sia frequente nelle persone con patologie cardiache gravi. Lo studio è stato pubblicato da Neurology.
27 MAR - Le persone con patologie cardiache presentano spesso mutazioni nei vasi sanguigni del cervello che possono aumentare il rischio di ictus e di demenza, indipendentemente dal fatto che abbiano avuto o meno un evento cerebro-vascolare. A questa conclusione è giunto una ricerca condotta da
Zien Zhou, del George Institute for Global Health (Australia), pubblicata da Neurology.
Il team di ricercatori ha condotto una meta-analisi di 221 studi osservazionali, raccogliendo dati relativi a oltre 13mila persone, allo scopo di individuare infarto cerebrale silente (SBI) e malattia dei piccoli vasi cerebrali (CSVD) nelle persone con fibrillazione atriale, malattia coronarica, insufficienza cardiaca o cardiomiopatia, disturbi delle valvole cardiache e forame ovale pervio.
Dai risultati è emerso che circa un terzo delle persone selezionate aveva una forma di infarto cerebrale silente, un quarto presentava piccole cavità di tessuto morto a livello cerebrale, due terzi presentavano lesioni della sostanza bianca, un altro quarto mostrava evidenze di micro-sanguinamenti asintomatici nel tessuto cerebrale e più della metà aveva atrofia cerebrale. La prevalenza di questi cambiamenti era sostanzialmente la stessa tra le persone con o senza ictus recente, e non vi erano apparenti differenze di genere.
“Sebbene le persone con malattie cardiovascolari abbiano una probabilità due o tre volte più alta di avere cambiamenti a livello del sistema vascolare del cervello, spesso vengono trascurate e non sono sottoposte a esami di imaging di routine”, conclude Zien Zhou, “L’identificazione di questi cambiamenti potrebbe svolgere un ruolo importante nella scelta dei trattamenti per questi pazienti”.
Fonte: Neurology 2024