Tumori. Mennini (Tor Vergata): “In Italia spesa di oltre 6 miliardi di euro l'anno a carico del Ssn e del sistema socio-previdenziale”
Per ridurla occorre agire migliorando l’assistenza ospedaliera, territoriale e domiciliare, il tutto accompagnato da politiche di prevenzione che sono fondamentali, prima fra tutte la diagnosi precoce di patologie oncologiche con programmi di screening.
03 AGO - "In Italia la spesa annuale per i soli costi diretti ospedalieri per le patologie oncologiche è pari a circa 4 miliardi di euro. Cifra che deve far rifletterci sulla necessità di implementare e di cambiare l’approccio per quanto riguarda l’applicazione del Piano nazionale di lotta contro il cancro. Ai 4 miliardi di euro vanno aggiunti circa 2,5 miliardi di spesa assistenziale prevalentemente legata ai costi a carico del sistema previdenziale e una parte a carico del sistema sociale nel suo complesso. Anche questo dato va tenuto sotto controllo e soprattutto occorre ridurlo”. Lo ha detto Francesco Saverio Mennini, professore di Economia sanitaria e Economia politica presso l'Università di Roma Tor Vergata, intervenendo in Commissione Affari sociali, nell’ambito dell’esame, in sede di atti dell’Unione europea, della comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio 'Piano europeo di lotta contro il cancro'.
La spesa per le patologie oncologiche “è rimasta costante nel tempo a causa dell’incremento dei costi assistenziali", rimarca Mennini, dallo scorso gennaio esperto di Economia sanitaria del ministero della Salute. "Un altro aspetto che caratterizza in maniera molto importante tutte le patologie in generale nel nostro Paese, comprese quelle oncologiche, è quello legato alla mobilità sanitaria. L’analisi sulla mobilità che abbiamo effettuato insieme al ministero della Salute - ricorda Mennini - ha evidenziato una riduzione durante la prima ondata di Covid però alcune regioni, in particolare quelle del Sud, hanno continuato a registrare una elevata mobilità passiva. Questo ci fa riflettere sul fatto che bisogna effettuare uno sforzo importante per appianare le differenze regionali in termini di offerta ospedaliera, di prevenzione e di medicina territoriale”.
Ridurre la mobilità sanitaria “vuol dire ridurre i costi a carico del Ssn, di familiari e caregiver e soprattutto vuol dire migliorare la qualità della vita dei pazienti. Come fare? Migliorando l’assistenza ospedaliera, territoriale e domiciliare, il tutto accompagnato da politiche di prevenzione che sono fondamentali, prima fra tutte la diagnosi precoce di patologie oncologiche con programmi di screening. È necessario e fondamentale che la spesa per i programmi di screening non solo torni a livelli pre-pandemia ma sia in grado di superare quei livelli”, obiettivo raggiungile solo “cercando nuove risorse come si sta facendo in questo momento” conclude.