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Dieta povera di zinco? Attenzione all’intestino
Un apporto insufficiente del nutriente può contribuire ad alcune patologie, tra cui le malattie cronico-infiammatorie dell’apparato gastro-intestinale come il morbo di Chron. A dimostrarlo uno studio dell’INRAN del Ministero per le Politiche Agricole, pubblicato su Journal of Nutritional Biochemistry.
17 OTT - Ad avvertire delle possibili ripercussioni sull’intestino causate da una dieta troppo povera di zinco ci hanno pensato gli scienziati dell’INRAN, l’ente pubblico italiano per la ricerca in materia di alimenti e nutrizione vigilato dal Mipaaf (Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali). Anche una modesta carenza di questo micronutriente essenziale renderebbe infatti l’intestino più fragile nei confronti degli stati infiammatori. A dimostrarlo una ricerca pubblicata su Journal of Nutritional Biochemistry.

Lo zinco è un micronutriente essenziale che si trova in alimenti proteici di origine animale – carne e pesce, quindi - ma anche in legumi, semi, frutta secca e – in minore quantità - nei latticini. È importante per l’efficienza del sistema immunitario, lo sviluppo del sistema nervoso e l’integrità della pelle. Poiché questo metallo è coinvolto in moltissimi processi biochimici, un suo insufficiente apporto può contribuire ad altre patologie, tra cui le malattie cronico-infiammatorie dell’apparato gastro-intestinale come il morbo di Chron. Lo studio - condotto nell’ambito del progetto Nume, finanziato dal Mipaaf - è stato svolto su un modello di cellule intestinali isolate (che riproduce in laboratorio le caratteristiche fisiologiche dell’intestino umano) e ha mostrato che tali cellule, appositamente sottoposte prima a carenza marginale di zinco e poi a stress infiammatorio, vanno incontro a morte cellulare programmata, interrompendo la continuità dell’epitelio intestinale, con possibili gravi ripercussioni sulla salute che andranno confermate da specifici studi in vivo.

“Un’alimentazione bilanciata è di solito in grado di assicurare lo zinco necessario. Tuttavia, la quantità sufficiente di questo come di altri micronutrienti non è la stessa per tutti”, ha precisato Chiara Murgia, la ricercatrice INRAN che ha coordinato lo studio. “Alcuni individui o gruppi di popolazione, quali donne in gravidanza, anziani e bambini, sono più a rischio di altri, ma anche stili di vita o caratteristiche genetiche individuali possono determinare stati di carenza. Ecco perché la supplementazione indiscriminata non è la soluzione e anzi l’eccesso di zinco può essere altrettanto dannoso per la salute. Questo studio – ha concluso la ricercatrice – suggerisce che, qualora si presentino disturbi gastrointestinali cronici, i livelli di zinco dovrebbero essere determinati, offre una prima spiegazione all’osservazione clinica che i pazienti affetti dal morbo di Chron beneficiano di supplementi di zinco e fornisce nuovi possibili spunti terapeutici per trattare i sintomi di questa patologia”.
17 ottobre 2012
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