2220: è questo l’anno in cui, proseguendo di questo passo, l’Italia azzererà le proprie emissioni di gas serra, secondo le stime contenute nella 4° edizione del Report 10 Key Trend sul clima in Italia elaborato da Italy for Climate, il centro studi sul clima della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, in occasione della Giornata Internazionale della Terra 2023.
"Investi nel nostro pianeta". È questo il tema scelto dalla Nazioni Unite per l’Earth Day di quest'anno, ormai alla sua 53esima edizione. L’obiettivo: incoraggiare governi, business e singoli cittadini a riconoscere la “responsabilità collettiva” e la necessità di agire per il raggiungimento di “una transizione economica che sia per tutti equa, prospera e sostenibile”.
Ma guardando ai dati, il 2220 è una data troppo lontana rispetto a quel 2050 stabilito in sede UE con il Green Deal europeo entro cui tutti i Paesi membri dovrebbero raggiungere la “neutralità climatica” con quota zero emissioni di CO2.
Che la riduzione di inquinamento ambientale in Italia come in gran parte d’Europa proceda troppo lentamente lo confermano anche gli ultimi dati di recente pubblicati dall’European Environment Agency (EEA) nell’“Annual EU greenhouse gas inventory 1990-2021 and inventory report 2023”.
Secondo quanto mostrato dal report, le emissioni di gas-serra in Ue nel 2021 sono aumentate del 6,2% rispetto al 2020.
Sebbene come si legge dal report EEA, l’Italia, insieme a Germania, Romania e Francia è stata responsabile dei due terzi della riduzione netta delle emissioni UE negli ultimi 31 anni, stando al Censimento Ue 2021, è stata anche tra i “maggiori emettitori di gas a effetto serra nell’Ue” con il 12% di emissioni.
Le ragioni principali della significativa e preoccupante crescita registrata dopo un’apparente diminuzione legata al lockdown, scrive l’EEA, sono da ricondurre alla ripresa economica complessiva dopo la pandemia da Covid-19, quindi all’aumento nell’uso di carbone nel settore energetico e della domanda di trasporti.
In particolare, stando a quanto riportato dall’ISPRA nel National Inventory Report 2023 - rendicontazione delle emissioni di gas serra previsto nell’ambito della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (UNFCCC), e del Meccanismo di Monitoraggio dei Gas Serra dell’Unione Europea – nel 2021 l’Italia ha registrato un +8,1% di emissioni di gas serra rispetto al 2020, pari a “11 milioni di tonnellate al di sopra dell’obiettivo stabilito per il 2021”.
Emissioni destinate a crescere se non si inverte subito il trend, avvertono dall’Istituto Superiore che per il 2022 hanno stimato un +5,5% nelle emissioni di gas serra legate al settore trasporti e un +9,6% proveninete dalla produzione di energia (mentre si stima una riduzione delle emissioni da riscaldamento pari a -11.3% e un -5.9% proveniente dall’industria).
“Per il periodo dal 2013 al 2020, l’Italia ha rispettato gli obiettivi di riduzione assegnati, risultato dovuto sia alle politiche e misure adottate, sia ai diversi cicli di crisi economica, connessi alle dinamiche economiche globali – proseguono dall’ISPRA - Ma nello stesso periodo i settori trasporti e civile non mostrano riduzioni emissive significative. Sebbene in questi settori negli anni a venire sono attese alcune riduzioni, queste risultano ancora troppo contenute portando l’Italia a rimanere al di sopra degli obiettivi per tutto il decennio 2021-2030”.
Entro il 2030 infatti concludono gli esperti, “le emissioni Effort sharing di gas serra dovrebbero ridursi del 43.7% rispetto ai livelli del 2005, mentre i nostri scenari ci indicano una riduzione di meno del 30%”.
Fabiola Zaccardelli