Il Mondo si trova in una posizione migliore ma è ancora presto per decretare la fine dell’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale (PHEIC) sancita esattamente tre anni fa dall’Oms.
La decisione è stata presa dal Direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, a seguito delle conclusioni della 14esima riunione del Comitato di Emergenza del Regolamento Sanitario Internazionale (2005) (RSI) sulla pandemia di Coronavirus 2019 svoltasi venerdì scorso.
Secondo il Comitato, la pandemia di COVID-19 “è probabilmente in una fase di transizione che va però affrontata con attenzione per mitigare le potenziali conseguenze negative”.
Situazione migliorata. Certo la situazione è molto migliore rispetto al picco di Omicron di un anno fa con più di 170.000 decessi correlati a COVID-19 a livello globale segnalati nelle ultime otto settimane.
Nel Mondo sono state somministrate 13,1 miliardi di dosi di vaccini COVID-19, con l'89% degli operatori sanitari e l'81% degli anziani (oltre i 60 anni) che hanno completato la serie primaria.
Sono stati compiuti progressi significativi anche nello sviluppo di efficaci contromisure mediche; si è consolidata l’esperienza per il sequenziamento genomico e l'epidemiologia genomica e nel capire come gestire l'infodemia nel nuovo ecosistema informativo, comprese le piattaforme dei social media.
Ma, osserva l’Oms, “la sorveglianza e il sequenziamento genetico sono oggi diminuiti a livello globale, rendendo più difficile rintracciare le varianti note e rilevarne di nuove”.
Sistemi sanitari ancora sotto stress. E nel Mondo “i sistemi sanitari sono poi ancora alle prese con COVID-19 e si prendono cura dei pazienti con influenza e virus respiratorio sinciziale (RSV)”, il tutto in un quadro, è sempre l’Oms, a sottolinearlo “di carenza di personale sanitario e con operatori sanitari sempre più affaticati”.
E se i vaccini, le terapie e la diagnostica sono stati e rimangono fondamentali nella prevenzione di malattie gravi, per salvare vite umane e alleviare la pressione sui sistemi sanitari e sugli operatori sanitari a livello globale, la risposta al COVID-19 “incontra ancora molti ostacoli in troppi paesi incapaci di fornire questi strumenti alle popolazioni più bisognose, agli anziani e agli operatori sanitari”.
E questo in un quadro generale nel quale il rischio globale di COVID-19 per la salute umana e la sua trasmissione in corso è considerato comunque ancora “elevato”, con le varianti di SARS-CoV-2 attualmente in circolazione che destano preoccupazione, compresi i lignaggi discendenti di queste varianti cui si aggiunge il ritorno stagionale inaspettatamente anticipato dell'influenza e dell'RSV in alcune regioni, che grava su alcuni sistemi sanitari già sovraccarichi.
E a preoccupare l’Oms c’è anche un contesto di circolazione incontrollata del virus dovuta alla sostanziale diminuzione della comunicazione da parte degli Stati membri di dati relativi a morbilità, mortalità, ospedalizzazione e sequenziamento del COVID-19.
Numero decessi ancora elevato e vaccinazioni gruppi a rischio. Per tutte queste ragioni i membri del Comitato hanno espresso preoccupazione per il “rischio ancora presente del COVID-19, con un numero ancora elevato di decessi rispetto ad altre malattie infettive respiratorie, l'insufficiente diffusione del vaccino nei paesi a basso e medio reddito, nonché nei paesi a più alto reddito dove non sempre sono stati raggiunti tutti i gruppi di rischio cui si aggiunge l'incertezza associata alle varianti emergenti”.
Il Comitato ha poi preso anche atto del fatto che “l'affaticamento da pandemia e la ridotta percezione pubblica del rischio abbiano portato a un uso drasticamente ridotto di misure sociali e di salute pubblica, come mascherine e distanziamento sociale e che l'esitazione sui vaccini e la continua diffusione della disinformazione continuano a costituire ulteriori ostacoli all'attuazione di interventi cruciali di sanità pubblica”.
Di buono c’è che, sebbene i sottotipi di Omicron attualmente in circolazione a livello globale siano altamente trasmissibili, si è verificato un disaccoppiamento tra infezione e malattia grave rispetto alle precedenti varianti preoccupanti.
Di contro, osserva sempre il Comitato, “il virus conserva la capacità di evolversi in nuove varianti con caratteristiche imprevedibili che rendono necessario un miglioramento della sorveglianza e del sistema di segnalazione di ricoveri, ricoveri in unità di terapia intensiva e decessi per comprendere meglio l'attuale impatto sui sistemi sanitari e caratterizzare adeguatamente le caratteristiche cliniche di COVID-19 e la condizione post-COVID-19”.
Mantenere emergenza sanitaria globale. Da qui la decisone di ribadire che il COVID-19 resta “una pericolosa malattia infettiva in grado di causare danni sostanziali alla salute e ai sistemi sanitari” che consiglia di confermare ancora per un po’ lo status di emergenza sanitaria “per mantenere l'attenzione globale su COVID-19, considerando le potenziali conseguenze negative che potrebbero derivare se la PHEIC fosse dichiarata terminata”.
Il Comitato ha comunque riconosciuto che la pandemia di COVID-19 potrebbe avvicinarsi a “un punto di svolta” e che il raggiungimento di livelli più elevati di immunità della popolazione a livello globale, attraverso l'infezione e/o la vaccinazione, “possa limitare l'impatto della SARS-CoV-2 sulla morbilità e sulla mortalità” anche se non si nutre alcun dubbio sul fatto che questo virus “rimarrà un patogeno permanente nell'uomo e negli animali per il futuro prevedibile”.
Pertanto, è assolutamente necessaria un'azione di sanità pubblica a lungo termine, perché, “anche se l'eliminazione di questo virus dai serbatoi umani e animali sembra altamente improbabile, la mitigazione del suo impatto devastante sulla morbilità e sulla mortalità si può ottenere ma solo se resta un obiettivo prioritario della sanità mondiale”.
Ma in ogni caso la fine dell’emergenza globale è vicina e per questo il Comitato in accordo con l’Oms ha convenuto sulla necessità di mettere a punto una serie di azioni e proposte rivolte a tutti gli Stati membri per mantenere l'attenzione globale e nazionale su COVID-19 dopo la conclusione del PHEIC.
In attesa di queste nuove indicazioni l’Oms ha comunque diramato sette nuove raccomandazioni temporanee: