“Fare il medico … c’è chi dice che è una vocazione e lo è sicuramente, ma è altrettanto certo che al giorno d’oggi è una sfida, soprattutto in contesti come la guardia medica! È una sfida, perché non è possibile che un medico nell’esercizio delle proprie funzioni venga aggredito per aver invitato un paziente, dopo avergli prestato le cure ritenute opportune, a recarsi in pronto soccorso nel suo interesse; non è ammissibile rischiare la propria vita sul posto di lavoro perché non si è abbastanza tutelati, perché spesso il medico di continuità assistenziale viene considerato un medico di serie B!”.
A scrivere è Giada Aveni, specializzanda in chirurgia e collega della dottoressa aggredita fuori dalla guardia medica, a Udine, da un uomo che le ha messo le mani al collo. La dottoressa Aveni era con lei al momento dell'aggressione, l'ha aiutata e sui social ha postato le foto dei segni rimasti sul collo della giovanecollega.
“Ricordatevi – scrive ancora Aveni - che dietro il camice ci sono prima di tutto persone e non esiste che un essere umano aggredisca un altro essere umano, un medico (peraltro pubblico ufficiale) attentando alla sua vita, senza contare gli insulti e le minacce! Faccio appello a che questo post si diffonda perché non posso pensare che un’altra persona ancora, dopo la mia collega, rischi di essere strangolata dall’accompagnatore di un paziente o da chicchessia! Non deve esistere che una persona, un medico venga ingiuriato e minacciato fisicamente e verbalmente come è successo alla sottoscritta!! Chiediamo più tutela nello svolgimento del nostro lavoro! Finchè non ti succede, non ti rendi conto che una volta è andata bene ma non è detto che sia così anche la prossima …”.