Covid. Confcommercio Salute: “Personale, ristori e Dpi: servono interventi concreti per Rsa e sociosanitario”
Appello dell’associazione di categoria a Governo, Ministero della Salute e Regioni: “Urge una strategia condivisa, il diritto alla cura venga garantito in tutti i contesti”
19 NOV - La seconda ondata di infezione da Covid-19 sta mettendo nuovamente alla prova e con maggiore aggressività l’intero sistema sanitario italiano, con ricadute su tutta la filiera della sanità pubblica e privata, oltre che sulla tenuta e forza d’intervento e cura dei malati, sulla capacità di proteggere ricoverati, ospiti e residenti negli ospedali, nelle strutture e nelle comunità.
In questo contesto Confcommercio Salute, Sanità e Cura ribadisce con forza "l’allarme e l’appello a Governo, Ministero della Salute e Regioni". "Le criticità - sottolinea l'associazione in una nota - sono molte, a partire dalla mancanza di risorse e dalla difficoltà nel reperire il personale infermieristico. Un fenomeno, quest’ultimo, aggravato dallo scorrimento delle graduatorie messo in atto dalle aziende sanitarie pubbliche che in molte realtà sta facendo registrare una vera e propria emorragia di personale sanitario".
“Occorrono misure immediate di supporto per continuare ad assicurare all’interno delle Rsa i livelli di sicurezza garantiti fin qui grazie allo spirito di sacrificio del personale delle strutture. In mancanza di un intervento concreto da parte delle istituzioni – sottolinea
Luca Pallavicini presidente dell’ associazione di categoria - saremo costretti a bloccare nuovi ricoveri”.
“La mancanza di personale sanitario - sottolinea ancora Confcommercio Salute - è la sfida che oggi il territorio deve affrontare: mancano medici, infermieri, OSS e manca personale qualificato, mentre la popolazione si estingue. La pandemia ha bloccato il 30% dei lavoratori del settore e il personale attivo è costantemente sottoposto al contagio, aggredito e ridotto, selezionato dal virus. Oggi i numeri degli operatori non restituiscono la possibilità di curare e salvare. Gli ospedali e la sanità pubblica stanno nuovamente assorbendo personale qualificato e specializzato, depauperando di figure essenziali le strutture private, come se nel pubblico la vita avesse maggior valore che nel privato. La vita è vita, il diritto alla cura è pari in tutti contesti. Se gli ospedali rigettano le richieste di ricovero provenienti dalle strutture, allora a queste va garantita la presenza di personale dedicato a nuclei di isolamento”.
“A questo peso crescente - prosegue - si aggiunge l’investimento che i privati hanno dovuto sostenere, tra la prima e la seconda ondata, in termini di acquisti di si positivi di protezione individuale. Costi per cui sono stati garantiti rimborsi a fronte di rendicontazione specifiche: le spese ci sono state, i moduli per il rimborso sono stati compilati a fronte di una crescita di ore e mole di lavoro sul personale residuo, ma non sono emersi esiti. Un profondo e significativo silenzio istituzionale accompagna questa fase e questo percorso. Le comunicazioni si estinguono in linee guida di buon senso e indicazioni relative ai monitoraggi ma il supporto, quello vero, quello concreto, quello costruttivo e collaborativo, manca. Serve oggi una strategia condivisa per far sopravvivere non solo le aziende ma le persone tutte, dal residente, dal ricoverato, all’operatore, al medico, all’imprenditore”.
“Inoltre – si precisa -, in molti contesti, è sempre più stringente la necessità di aumentare le dotazioni di tamponi, per arrivare a rendere obbligatorio lo screening almeno settimanale in tutte le Rsa e la possibilità dell’accesso diretto ai farmaci”.
“Il settore sociosanitario - conclude Pallavicini di Confcommercio Salute, Sanità e Cura - ha già dato ripetutamente prova di forza, spesso in quasi totale autonomia d’azione. Come associazione di categoria siamo al lavoro per provvedere alla stesura e diffusione di un vademecum chiaro e completo contenente linee guida di comportamento per la gestione della sicurezza delle Rsa: si tratta di norme vincolanti per i soci e più severe delle linee guida ufficiali, ormai anacronistiche e datate alla prima fase della diffusione del Covid-19. Ci aspettiamo però in parallelo segnali importanti e concreti dalle istituzioni, sia a livello locale che nazionale”.