FarmacistaPiù. Fofi lancia l’allarme. Tra 20 anni saranno più di 60mila i farmacisti italiani disoccupati. Serve numero chiuso all’Università
La denuncia dell'Ordine dei Farmacisti nella conferenza stampa di apertura della manifestazione inaugurata oggi a Firenze. Ecco le proposte della Federazione per evitare il disastro. Dalla programmazione vincolata degli accessi ai corsi di laurea alla farmacia dei servizi multifunzionale inserita nella riforma della medicina territoriale in atto. Ma anche nuova remunerazione per il lavoro del farmacista in farmacia e la reintrouzione dei farmaci innovativi nelle farmacie come misure di rilancio del settore colpito da una crisi profonda E poi il punto sul ddl concorrenza e le opportunità del monitoraggio dell'aderenza terapeutica affidata ai farmacisti
18 MAR - Si sono aperti oggi i battenti della terza edizione di FarmacistaPiù la convention promossa da Fofi, Fondazione Cannavò e Utifar che in tre giorni di convegni e dibattiti vedrà impegnate a Firenze migliaia di farmacisti provenienti da tutta Italia. Come sta il settore? Quale futuro aspetta le giovani leve? Ai due quesiti hanno dato oggi le prime risposte i vertici della Federazione degli Ordini dei farmacisti in una confernenza stampa cui hanno partecipato il presidente
Andrea Mandelli, il vice presidente
Luigi d'Ambrosio Lettieri, il segretario
Maurizio Pace, il tesoriere
Mario Giaccone e il presidente di Utifar
Eugenio Leopardi.
"Quando si parla di farmacisti, quasi sempre,- hanno esordito i vertici della Fofi - si pensa solo alla farmacia, intesa come luogo fisico di esercizio dell’attività di vendita di farmaci e presidi sanitari. Raramente si parla di farmacisti, in quanto tali, indipendentemente che siano proprietari o meno di una farmacia".
Questo equivoco ha senza dubbio radicato una visione della professione del farmacista che ormai non risponde più alla realtà del settore. Basti pensare che in Italia, una volta concluse le nuove assegnazioni di farmacie dopo il concorso straordinario di qualche anno fa, si conteranno circa 21mila farmacie di cui 18mila private, tutte convenzionate con il Ssn. Sono poi presenti circa 4mila parafarmacie private.
Ma i farmacisti attivi iscritti all’Ordine sono ben 92mila e non tutti possono contare su una titolarità di farmacia o parafarmacia che in ogni caso devono fare i conti anch’esse da anni con la crisi economica che ha colpito anche questo settore.
La stragrande maggioranza dei farmacisti lavora infatti presso farmacie e parafarmacie come collaboratore, oppure lavora in ospedale, nelle Asl o nelle aziende del farmaco con trattamenti economici molto differenziati tra loro e che, nella maggioranza dei casi,
non sono certo “privilegiati”, né dal punto di vista economico (un farmacista collaboratore di farmacia guadagna mediamente circa 1.300 euro al mese) né dal punto di vista delle tutele contrattuali, essendo in crescita anche nella nostra professione il ricorso a forme di lavoro flessibile se non del tutto precarie.
In sostanza essere farmacista oggi non coincide più da tempo con la proprietà di una farmacia e anche la nostra professione deve ormai far fronte a una crisi di certezze occupazionali e di difficoltà economiche in forte crescita in tutte le parti d’Italia.
DA QUI A VENTI ANNI 63 MILA FARMACISTI SENZA LAVORO
Secondo gli ultimi dati emersi
nell’ambito dell’iniziativa Joint Action Health Workforce Planning and Forecasting, avviata nel 2015 e promossa dalla Commissione europea con la partecipazione del
ministero della Salute, finalizzata a definire una metodologia condivisa per la determinazione del fabbisogno per il Servizio sanitario nazionale per il periodo 2015-2040, per le professioni di farmacista, medico chirurgo, odontoiatra, infermiere e ostetrica,
emerge un fabbisogno occupazionale per il farmacista italiano di circa 1.500 unità l’anno.
A fronte di questo dato si registrano circa 4.700 nuovi laureati in farmacia dei quali 4mila si iscrivono all’albocon l’aspirazione di esercitare a pieno titolo la professione di farmacista.
Secondo queste valutazioni,
da qui a 20 anni, in Italia ci saranno almeno 50mila nuovi farmacisti disoccupati che si aggiungono ai quasi 13mila farmacisti che già oggi sono in cerca di occupazione.
In tutto quindi un esercito di 63.000 professionisti disoccupatiper i quali lo Stato e le famiglie hanno fatto sacrifici e speso denaro per garantire loro una laurea che molto difficilmente, a bocce ferme, darà opportunità di lavoro e soddisfazione professionale.
Nella foto, da sinistra, Eugenio Leopardi, Maurizio Pace, Luigi d'Ambrosio Lettieri e Andrea Mandelli
LE PROPOSTE DELLA FOFI CONTRO IL RISCHIO DISOCCUPAZIONE
Da FarmacistaPiù 2016 la Fofi lancia l’allarme sullo stato occupazionale e fa una serie di proposte al Governo e alle istituzioni universitarie e sanitarie per scongiurare questo scenario e rilanciare la professione del farmacista quale operatore sanitario qualificato che, al fianco di medici e infermieri, costituisce già oggi la terza professione sanitaria in termini numerici e soprattutto in termini di capacità relazionale e di contatto diretto con il cittadino e il paziente.
Prima proposta. Prevedere anche per la laurea in Farmacia,
il numero chiuso per le iscrizioni universitarie sulla base di una programmazione legata all’effettivo fabbisogno di ricambio generazionale e quindi stabilendo
al momento una quota massima di iscrizioni per i prossimi anni accademici.
Seconda proposta. Dare finalmente seguito alla
farmacia dei servizi quale presidio del Servizio sanitario nazionale da inserire a pieno titolo, come del resto previsto anche dall’ultimo
Patto per la Salute siglato da Governo e Regioni, nella riforma in atto della medicina territoriale.
Questa nuova farmacia multifunzionale può costituire "un valido presidio della rete extraospedaliera ed essere attiva in molteplici campi di attività dando così spazio e opportunità alle nuove leve della professione":
1. controllo dell'
aderenza alla terapia (attualmente risulta che il 50% dei pazienti non sia aderente e che il 25% di ricoveri in ospedale sia legato alla cattiva gestione delle terapie farmacologiche, spesso inconsapevole);
2. attività di
screening della popolazione sana a scopi di prevenzione (es. diabete), anche in collaborazione con i medici di medicina generale;
3.
monitoraggio del paziente cronico con autoanalisi ed iniziative di educazione sanitaria;
4. una
nuova remunerazione per l’atto professionale, che preveda una
fee per la singola dispensazione e una percentuale sul prezzo del farmaco; tale soluzione consentirà di
uscire da una logica meramente commerciale e di valorizzare il ruolo professionale del farmacista.
5.
ritorno in farmacia dei farmaci innovativi compatibili con l’uso sul territorio, oggi ormai dispensati esclusivamente in ambito ospedaliero, per venire incontro alle esigenze di continuità terapeutica del cittadino senza costringerlo ad andare per forza in ospedale.
È evidente - dicono i farmacisti della Fofi - "che siamo di fronte a una nuova dimensione della farmacia tradizionale" che si trasformerebbe in un vero e proprio centro sanitario polifunzionale con il vantaggio della presenza diffusa sul territorio, anche nelle piccolissime realtà comunali che restano una caratteristica ancora maggioritaria della nostra articolazione territoriale.
In questo contesto secondo la Fofi si avrà "un’arma in più a disposizione del Ssn" per l’effettiva
presa in carico del paziente con una duplice finalità:
1. miglioramento della
qualità della vita dello stesso;
2. maggior
governo della spesa e contenimento degli sprechi.
In definitiva, il farmacista è chiamato ad offrire un insieme di servizi professionali, di cui la dispensazione del farmaco rappresenta solo una parte, che richiedono
sempre maggiori competenze e conoscenze ed un
costante aggiornamento professionale.
Terza proposta. Incrementare gli organici dei dirigenti farmacisti ospedalieri nel Ssn per adeguarli finalmente agli standard funzionali. Riconoscerne e valorizzarne le competenze prevedendo un maggiore coinvolgimento nella valutazione della gestione delle terapie farmacologiche a tutto vantaggio della salute del paziente in termini di farmacovigilanza e valutazione dell’appropriatezza prescrittiva.
Il farmacista ospedaliero, contrariamente a quanto comunemente si pensa - dice la Fofi - "non si dovrebbe infatti occupare solo del rifornimento di farmaci ai reparti ma, soprattutto oggi, con l’affermarsi degli ospedali ad alta e media complessità, impegnati spesso nella ricerca e nella sperimentazione, può e deve avere un ruolo attivo anche in questi ambiti".
Senza dimenticare il ruolo che il farmacista ospedaliero può e deve avere nel monitoraggio degli schemi posologici e nella valutazione dell'aderenza dei pazienti che seguono delle terapie farmacologiche importanti dopo la dimissione, in modo da assicurare un esito migliore delle cure proposte.
Va poi previsto che la presenza del farmacista ospedaliero diventi requisito obbligatorio anche per le case di cura private e per qualunque struttura sanitaria accreditata che preveda la dispensazione di farmaci.
In tal senso - sottolinea la Fofi - avrebbe già dovuto trovare piena attuazione l’istituzione del
farmacista di reparto i cui benefici in termini di qualità dell’assistenza, con specifico riferimento alla corretta assunzione dei farmaci, è stato del resto già riconosciuto dallo stesso Ministero della Salute dopo la presentazione di un progetto per l’istituzione di tale figura da parte della Fofi.
IL DDL CONCORRENZA: ATTENTI AL RISCHIO DI INFILTRAZIONI ILLEGALI NEL CAPITALE DELLE FARMACIE
Un altro tema che sarà oggetto dei lavori a
FarmacistaPiù 2016 sarà ovviamente il disegno di legge “Concorrenza” attualmente all’esame del Senato. Nella conferenza stampa non si è comunque affontata la tematica già molto dibattuta sull’ipotesi (che allo stato non è però compresa nel Ddl, ma di cui si è molto parlato nel corso dell’esame parlamentare) della cosiddetta liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C con ricetta al di fuori della farmacia convenzionata con il Ssn.
L'attenzione della Fofi, anche per l’impatto innegabile che essa avrà sull’attuale articolazione del settore,
si è concentrata sul previsto ingresso del capitale nella proprietà delle farmacie.
Come è noto il Ddl del Governo prevede infatti la possibilità di possedere e gestire farmacie da parte delle società di capitale. In sostanza, se la legge sarà approvata così com’è, anche in Italia vedremo presto sorgere
quelle catene di farmacie già presenti in molti Paesi europei.
È innegabile che tale prospettiva - ha sottolineato la Fofi -
"riserva in sé molti rischi" per un settore che in ogni caso deve fronteggiare ambiti di concorrenza e necessità di investimenti sempre più marcati.
La Fofi, per il suo ruolo primario di garante della qualità della professione nei confronti del cittadino, ha concentrato fin dall’inizio la sua attenzione affinché tale trasformazione del comparto farmacia
garantisse qualità e peculiarità del servizio farmaceutico pubblico, ponendo la massima attenzione alla continuità del servizio territoriale in tutte le realtà del Paese per evitare che da una possibile concentrazione dei punti vendita possa derivarne un danno per le popolazioni dei piccoli comuni.
Nello stesso tempo sono stati segnalati, e i
recenti fatti di Milano sono una conferma,
i rischi che anche il settore della farmacia possa essere inquinato dall’immissione di denaro proveniente da fonti illecite con il risultato di fare delle farmacie una sorta di “lavanderie” del denaro sporco della criminalità organizzata.
È evidente che nella previsione di allargare la titolarità delle farmacie a società di capitali, come previsto dal Ddl Concorrenza,
è necessario porre la massima attenzione e prevedere controlli ancora più rigorosi di quelli attuali.
Di per sé la farmacia è infatti un bersaglio sensibile. Il rapporto con la pubblica amministrazione e, come hanno detto gli stessi magistrati di Milano, la rispettabilità del ruolo, sono elementi - ha sottolineato il presidente Mandelli - che la rendono appetibile per chi ha interesse a riciclare denaro. E non c’è soltanto la questione del riciclo di proventi illeciti, ma anche
il fenomeno sempre più grave della contraffazione farmaceutica da cui finora l’Italia, grazie alla complessiva sicurezza del sistema, è rimasta esente: bisogna che questo non cambi né oggi né mai, soprattutto per la tutela della salute del paziente.
IL FARMACISTA E L’ADERENZA TERAPEUTICA: NUOVI COMPITI E NUOVE SFIDE
La legge di stabilità 2016 ha previsto lo stanziamento di un milione di euro che pone le basi per l'erogazione in seno al Servizio sanitario della
Medicine Use Review, vale a dire
la prestazione del farmacista a supporto dell'aderenza alla terapia da parte dei pazienti affetti da una patologia diffusa e a forte impatto socioeconomico come l’asma.
Per la Fofi, "si tratta di un riconoscimento straordinario da parte del Parlamento del ruolo che il farmacista è in grado di svolgere con professionalità e soprattutto con quella vicinanza costante al paziente sotto cura farmacologica che lo contraddistingue tra tutte le altre professioni sanitarie".
"Se consideriamo che la scarsa aderenza alle prescrizioni del medico è la principale causa di non efficacia delle terapie farmacologiche ed è associata a un aumento degli interventi di assistenza sanitaria, della morbilità e della mortalità, ci rendiamo subito conto - ha detto ancora la Fofi - del danno sia per i pazienti che per il sistema sanitario e per la società".
Dalle analisi effettuate dall’Aifa risulta, ad esempio, che poco più della metà dei pazienti (55,1%) affetti da ipertensione arteriosa assume il trattamento antipertensivo con continuità.
Recenti studi osservazionali rivelano che quasi il 50% dei pazienti in trattamento con antidepressivi sospende il trattamento nei primi tre mesi di terapia e oltre il 70% nei primi 6 mesi. I dati provenienti dai database amministrativi delle ASL mostrano che nel 2012 la percentuale di pazienti aderenti risulta solo del 38,4%, mentre per gli antidiabetici la percentuale di pazienti aderenti al trattamento è stata pari al 62,1%.
Bassi livelli di aderenza al trattamento (14,3%) si registrano anche per l’asma e la bronco-pneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).
E tutto questo ha un costo. Secondo una nuova analisi della London School of Economics dei dati dello studio randomizzato e controllato Re
I-MUR, Italian Medicine Use Review promosso dalla FOFI, e che sarà presentata in questa edizione di
FarmacistaPiù, quando il farmacista interviene sull’aderenza alla terapia, le possibilità di raggiungere il controllo della malattia raddoppiano e i risparmi per il servizio sanitario sono certi al 100%.